CENNI STORICI
«Siamo nella prima metà del sec. X quanto la venuta dei monaci riporta nel meridione d´Italia quella ventata di riellenizzazione conseguente al dominio bizantino. Nasce così una città presepe, raccolta ai piedi del Castello feudale e della Chiesa Matrice, che appare misteriosa nel profondo della tortuosa gravina. Villaggio concepito e strutturato come borgo medievale, ma scavato nella roccia dei pendii tufacei della gravina, dove abitazioni, chiese, cappelle, laboratori e molini testimoniano un ricco intreccio di arte, spiritualità e praticità. I secoli successivi furono caratterizzati dal continuo succedersi di feudatari, da Manfredi, a Filippo d´Acaia (1296), Stefano Sanseverino (1399), Ugone di Moliterno (1412), Pirro del Balzo (1459) principe di Altamura e duca di Montescaglioso coinvolto nella congiura dei baroni ed infine al saggio e generoso Federico d´Aragona che, divenuto re di Napoli, nel 1496, fece dono del feudo ad Antonio Grisone Sanseverino, accusato poi di tradimento. Nel 1556, l´imperatore Carlo V nominò barone della città il fedelissimo ammiraglio Antonio Doria, dal quale i ginosini ebbero diversi benefici, confermati successivamente da Giambattista, suo figlio, che legò il proprio nome a numerosi interventi quali il miglioramento delle campagne, l´innesto nel bosco di una qualità di olivastri tale da rendere l´oliveto di Girifalco uno dei più estesi della regione e la trasformazione del Castello in grande e comodo palazzo. In questo periodo sorsero anche gli importanti conventi dei Cappuccini e degli Agostiniani mentre - soprattutto dopo la costruzione della Chiesa Matrice - lo sviluppo urbanistico cambiava direzione, spostandosi lungo la via che dai piedi del Castello conduce alla cappellina di S. Antonio da Padova, in un susseguirsi di cantine, vialetti, spiazzali, palazzi che delineano la singolarità del centro storico ginosino. Con il grande esodo dagli abituri in grotta si determinava ormai l´inarrestabile declino della Civiltà Rupestre. Il passaggio del feudo, nel 1632, agli Spinola Alcanices de Los Balbases segnò l´inizio di un periodo dolorosissimo conclusosi definitivamente - nonostante le divisioni demaniali successive al 1812 - solo nel 1922 quando il latifondo, ereditato dalla Corona di Spagna, fu alienato e venduto dalla reggente M. Cristina d´Austria all´O.N.C. e ad una società di siciliani».Bibliografia e Sitografia
http://www.comune.ginosa.ta.it/citta/pagina.php?id=342Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
X sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Buono
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