CENNI STORICI
«Castello D’Albertis domina la città di Genova affacciandosi sul porto dalla collina di Montegalletto. Ideato dal Capitano Enrico Alberto D’Albertis con il gusto del collage architettonico e del revival neogotico, è stato eretto su resti di fortificazioni cinquecentesche e tardomedievali tra il 1886 e il 1892 con la supervisione di Alfredo D’Andrade. Alla sua morte (1932) il capitano dona il castello e le sue collezioni alla città di Genova, restituendole non solo la dimora da lui stesso fantasiosamente arricchita di rimandi esotici, neogotici ed ispano-moreschi, ma anche un pezzo della storia di Genova: un bastione della cinta muraria cinquecentesca contenente i resti basamentali di una torre della precedente cinta medievale, su cui poggia la costruzione del castello stesso. Ecco come lo descrive chi lo ha visitato quando il Capitano era ancora in vita: “Più che una abitazione privata si direbbe un museo. Gli ambienti sono quasi tutti appropriati, dedicati a collezioni artistiche e scientifiche. E vi è pure una quantità enorme di ricordi personali. (…) Le collezioni artistiche e storiche occupano sale e sale: l’arredamento è di per sé stesso opera d’arte come nella superba camera da pranzo in forma di antica caminata genovese col focolare monumentale, coi fregi araldici e simbolici, con gli affreschi navali in stile arcaico. (…) Le collezioni scientifiche occupano i piani terreni. Nel grande atrio sono disposte piroghe e pagaie degli arcipelaghi australiani, accanto a colubrine e cannoncini del nostro cinquecento, e ossami giganteschi di balenottere, gusci mostruosi di tartarughe, archi e zagaglie e mazzi di freccie neozelandesi dalle punte di ossidiana. Nelle sale, oltre l’atrio, sta classificata in ordine di museo l’immensa raccolta dell’esploratore Luigi Maria D’Albertis, cugino del Capitano: il busto marmoreo, le armi personali dell’illustre viaggiatore e la bandiera che sventolò i colori italiani in un punto fin’allora inaccessibile agli europei, nella Nuova Guinea. In questi ultimi anni una quantità di cimeli di guerra, orientali e europei s’è aggiunta ed ingombra con artistico disordine i viali, le loggie e i corridoi del Castello. È meraviglioso tutto quello che ha saputo radunare in tutte le parti del mondo, ma è mirabile soprattutto lo spirito di eclettismo sicuro e signorile che lo ha guidato nelle sue raccolte. In quella massa di oggetti della provenienza e dell’indole più disparata si sente, viva, l’anima aperta a ogni sentimento di bellezza, a ogni manifestazione della scienza” (G.Pessagno, La Gazzetta di Genova, 31 gennaio 1921)».
Bibliografia e Sitografia
http://www.museidigenova.it/spip.php?article49
Articoli di approfondimento
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XVI sec.
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