GAMBULAGA (Delizia Estense del Verginese e torre colombaia)

CENNI STORICI

Antica dimora di svago della famiglia d’Este, riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, la Delizia Estense del Verginese è oggi una delle poche Delizie che testimoniano nel territorio ferrarese la grandezza e l’importanza dei signori di Ferrara. Regalata da Alfonso I d’Este a Laura Dianti, la Delizia si presenta come un castelletto ornato di merli e circondato da un magnifico giardino, il Brolo.

Ricostruzione dell’antico giardino produttivo che circondava la villa e che offriva frutti dalla primavera all’autunno, il Brolo permette di scoprire le abitudini di vita in epoca rinascimentale. Passeggiando per i viali alberati, circondati da melograni, peri, meli, noccioli, si potrà ammirare la perfezione geometrica delle simmetrie, con poche aiuole ornamentali impreziosite da roseti e da spazi aperti di praterie fiorite.
Il giardino è circondato da una vite maritata, che ripropone l’antico impianto delle viti di pianura.
La presenza della torre colombaia in fondo al giardino aveva molte ragioni di esistere. Era infatti la torre di avvistamento e il luogo in cui i colombi viaggiatori, preposti alle comunicazioni, abitavano, vivevano e si riproducevano.

Al piano terra il Museo Archeologico “Sepolcreto dei Fadieni“: esposizione di reperti archeologici di epoca romana provenienti da una piccola necropoli romana a pochi passi dalla Delizia che racconta la storia, la vita quotidiana e le attività economiche di una famiglia in questo angolo di Impero Romano.

Al piano superiore un’esposizione permanente di opere di Mario Maranini dedicata alla civiltà contadina.

A lato del castello, si trova la Vinaia del Sapere, un tempo essiccatoio, recentemente ristrutturata e destinata a mostre, incontri e attività culturali.

 

altre informazioni :

La denominazione della residenza va presumibilmente collegata con la presenza del canale, o fosso “Verzenese” che lambiva in più parti la tenuta agricola. Ad oggi, non vi sono notizie certe sulla cronologia esatta della fondazione della struttura, dato che le prime testimonianze documentarie si riferiscono all’ultimo trentennio del Quattrocento, quando l’intero possedimento risultava concesso in amministrazione dalla Camera Ducale a Sigismondo Cantelmo di Sora, uno dei nobili più stimati della corte estense: sappiamo, infatti, che tra il 1485 e il 1493 l’architetto Biagio Rossetti vi compariva impegnato in mansioni di sovrintendenza, mentre il pittore Giovanni Bianchini ricevette compensi per dipingere camini con imprese araldiche e un fregio attorno tutto il perimetro esterno della dimora. Dopo la morte di Francesco Cantelmo la villa passò in usufrutto all’allora principe Ercole d’Este (1533), ma è proprio in un atto di donazione rogato il 26 ottobre 1534 che si fa il primo esplicito riferimento ad un “palazzo cum quelle due possessione” concesso da Alfonso I d’Este alla presunta moglie Laura Dianti, da trasmettersi poi ai figli Alfonso e Alfonsino. È probabile, quindi, che ulteriori lavori di miglioria strutturale della casa signorile siano stati compiuti tra gli anni ’20 e ’30 del ’500, mentre è storicamente documentato che fu proprio la Dianti a promuovere rinnovamenti capaci di trasformare l’immobile nell’originale edificio a pianta rettangolare leggermente allungata con quattro torrette ai vertici, svettanti e merlate, ancora oggi visibile, seppur profondamente rimaneggiato durante il XVIII secolo. Il basamento a scarpa, le bugne sui cantonali e il portale rustico costituiscono gli elementi di un impaginato architettonico riconducibile, secondo alcuni studiosi, ad un ipotetico intervento operativo di Girolamo da Carpi: l’attribuzione è del tutto congetturale e non si basa su alcun fondamento documentario. ... L’importanza del contesto naturalistico nelle fonti documentarie ha sollecitato il progetto di sistemazione paesaggistica dell’attuale giardino posto tra la palazzina e la Torre Colombaia (già presente nel 1533), avviato nel 2003 e terminato nel 2006 secondo modalità di carattere museale tese a valorizzare le pratiche orticolo-ornamentali tipiche degli antichi giardini rinascimentali ferraresi. Nel 1590 l’allora principe Cesare d’Este, nipote della Dianti e futuro duca di Modena, cedette la tenuta con “tre possessioni e tutte le terre e fabriche” alla famiglia Picchiati. Ben poche sono le informazioni sulla destinazione d’uso e su possibili alterazioni spaziali compiute durante il XVII secolo. ... Nel 1932 il fabbricato venne messo all’asta e comprato dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, che la vendette due anni dopo alla famiglia Fontana, proprietaria fino al 1972, anno di donazione del complesso edilizio all’Amministrazione Provinciale di Ferrara.

Bibliografia e Sitografia

http://www.atlantide.net/amaparco/Delizia-estense-del-verginese/

https://www.amaparco.it/parchi/delizia-estense-del-verginese/

https://www.ferraraterraeacqua.it/it/portomaggiore/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/ville-dimore-teatri-storici/delizia-estense-del-verginese

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