FUMONE (castello Longhi de Paolis)

CENNI STORICI

«Il primo documento ufficiale in cui compare il nome di Fumone è la “Donazione Ottoniana” quando nell’anno 962 l'imperatore di Germania, Ottone I di Sassonia, donò alla Santa Sede e al suo pontefice Giovanni XII, le città di Teramo, Rieti, Norcia, Amiterno e l'Arx Fumonis. Questa importante donazione dimostra come il Castello di Fumone era allora degno di essere donato ad un papa al pari di notevoli città, e che nel X secolo la fortezza era già famosa e collaudata. Inespugnabile, la Rocca di Fumone fu usata dai papi per oltre 500 anni come antiguardo verso il Mezzogiorno e prigione pontificia per prigionieri politici. Nel 1116, durante la controversia delle investiture e la lotta in Roma tra fazione dell’imperatore Enrico V e quella papale di Pasquale II, vi fu rinchiuso il Prefetto di Roma Pietro Corsi (per importanza la seconda carica dopo il Papa) che aveva stretto alleanza con l’Impero. Nel 1121 il castello di Fumone fu luogo di prigionia e morte di Maurizio Bordino antipapa (con il nome di Gregorio VIII), che anteposto dall’imperatore Enrico V ai papi Pasquale II e Gelasio II, finalmente dopo sette anni venne sconfitto a Sutri e condotto in catene a Fumone da papa Callisto II. Il corpo dell’antipapa fu sepolto nel castello e non venne mai più ritrovato. I tentativi di conquistare la fortezza di Fumone con la forza risultarono vani a chiunque, ivi compresi gli imperatori Federico Barbarossa ed Enrico VI, che falliti gli assedi della Rocca, sfogarono la loro rabbia devastando città e campagne a sud di Roma. Solo papa Gregorio IX nel XIII secolo riuscì, dopo mesi di assedio, a farsi aprire le porte, ma pacificamente e sotto pagamento di forte riscatto. La fortezza di Fumone, data la sua fondamentale importanza strategica, al pari di tutte le Castellanie della Chiesa veniva assegnata dai Papi con un contratto di enfiteusi trigenerazionale (all’incirca 50 anni) a potenti famiglie romane. L’enfiteuta (definito “Custode “) era spesso un importante uomo politico romano, questi nominava un castellano di Fumone di sua scelta,( generalmente un uomo d’armi a cui era delegata la difesa del luogo in sua assenza), costui provvedeva al sevizio di segnalazione di fumo, custodiva i prigionieri politici che il papa vi inviava, manteneva la disciplina militare nella fortezza, provvedeva alla manutenzione e al rafforzamento delle mura e degli strumenti di difesa, e soprattutto difendeva gli interessi della Chiesa in quel vasto territorio. Il guadagno della famiglia Custode che si sobbarcava le ingenti spese di gestione, era non solo economico (la tassa che le città vicine pagavano a Fumone per ricevere i segnali), ma soprattutto il grande prestigio goduto a Roma nel vedersi affidata una così importante fortezza, segno tangibile per la popolazione romana, e per le importanti famiglie aristocratiche sue rivali, di vicinanza al papa e alla politica di questo.

Tuttavia l’episodio più importante avvenuto nel castello di Fumone, motivo per cui il nome della rocca si ritrova inserito in tutti i libri di storia, avvenne nel 1295 quando vi fu rinchiuso il santo papa Celestino V, che vi morì dopo dieci mesi di dura prigionia. Celestino V (l’eremita Pietro dal Morrone) fu eletto papa all’età di 86 anni dopo 30 mesi di conclavi andati a vuoto. Il suo nome fu scelto per via della santa vita, per la fama che godeva come dispensatore di miracoli, e soprattutto per ragioni politiche, vista la impossibilità per le famiglie cardinalizie dominanti, i Colonna e gli Orsini di trovare un accordo. Ma la scelta dei cardinali di puntare su di lui si rivelò un errore. Celestino V, apparentemente un ingenuo facilmente manipolabile, agì senza tenere in nessun conto gli interessi dei suoi elettori e compì una serie di azioni (spostò la sede del papato da Roma a Napoli, creò 10 nuovi cardinali, dimezzando così il potere di quelli già esistenti, tolse dall’abbazia di Montecassino i monaci Benedettini sostituendoli con i Celestini) che gli portarono l’avversione della Curia romana. Il pontificato di Celestino durò pochi mesi, il suo animo puro entrò presto in contrasto di coscienza con le decisioni politiche che spesso dovevano essere fatte nell’interesse della Chiesa, e dopo un tormentoso travaglio Celestino V rinunciò alla tiara abdicando. Al suo posto venne eletto papa Bonifacio VIII. Il nuovo pontefice resosi presto conto della illegittimità della sua elezione (Celestino V rimane l’unico papa ad aver abdicato) decise di recluderlo in una prigione pontificia di massima sicurezza. Fu così che il sant’uomo venne rinchiuso nel Castello di Fumone e vi morì il 19 maggio del 1296 compiendo nel luogo dove visse 10 mesi, il suo primo miracolo da morto. Da allora il castello, che aveva sempre avuto caratteristiche di natura militare, divenne anche un luogo spiritualmente importante. Nel corso del 1500 il castello di Fumone perse la sua importanza militare e senza più lavori di manutenzione andò decadendo. Fu così che nel 1584 papa Sisto V decise che, essendovi morto Celestino V, il castello andava conservato come memoria storica, e lo affidò ad una famiglia aristocratica romana: i marchesi Longhi. Le ragioni della scelta di Sisto V su questa famiglia furono legate al fatto che il loro antenato Guglielmo, creato cardinale da Celestino V, iniziò a crearne il culto (prese sotto propria protezione tutte le chiese, cenobi, abbazie celestiniane, e soprattutto protesse e foraggiò l’ordine dei Celestini creato da Pietro del Morrone a metà del 1200). Il castello di Fumone nei secoli fu trasformato dalla famiglia Longhi in propria residenza di campagna. Oltre al santuario, i discendenti del cardinale Guglielmo, costruirono il gigantesco giardino pensile, ampliarono il palazzo aggiungendo al mastio la parte seicentesca del Piano Nobile, e settecentesca confinante con il giardino. Da allora ogni membro dei Longhi viene battezzato nella cappella del castello ed educato alla tradizione celestiniana della famiglia. Nel 1990 i marchesi Fabio e Stefano, attuali proprietari del Castello di Fumone, lo hanno aperto al pubblico e secondo lo spirito di sempre e la secolare tradizione aderiscono a tutte le iniziative che vanno nel nome e a favore di S.Pietro Celestino».

Bibliografia e Sitografia

http://www.castellodifumone.it/storia.html

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