CENNI STORICI
«Svetta sulla campagna sottostante in tutta la sua maestosità la “torre della Villa”, come viene chiamata in paese. È la torre colombaia di villa Chigi Versaglia. La villa, ormai in rovina e pericolante, venne fatta erigere dal cardinal Flavio Chigi intorno al 1664 come residenza estiva, e un tempo simboleggiava la potenza dei Principi Chigi in questa zona. Nipote di papa Alessandro VII, il cardinale contattò noti architetti del periodo per la realizzazione della residenza. Molto probabilmente i lavori iniziarono verso la fine del 1664 sotto la direzione dell’architetto Felice della Greca, ma diversi altri architetti ci lavorarono, e nel 1666 troviamo Carlo Fontana a dirigere i lavori. Formata da un insieme di edifici distribuiti armonicamente, il complesso abitativo si componeva di quattro strutture: la casa padronale, la torre colombaia, la cappella, il casino. Il nome per la residenza fu imposto su espressa volontà del prelato. Infatti, di ritorno da una missione diplomatica in Francia, il cardinale decise di improntare la tipologia della costruzione in atto proprio sul modello della reggia di Versailles dalla quale era rimasto affascinato. Gli arredi e le strutture di Villa Chigi Versaglia presentavano una raffinatezza e un buon gusto dettato anche dal mecenatismo del suo committente. Pittori e indoratori lavoravano ai soffitti del casino, busti di modelli di imperatori arrivavano dalla città per allestire il giardino, quadri raffiguranti paesaggi, battaglie, scene di caccia e giochi villani, impreziosivano le pareti della residenza. Purtroppo con la morte del cardinale Flavio, avvenuta nel 1693, la villa iniziò una inesorabile decadenza. Già nel 1771, un inventario del luogo evidenziava il cattivo stato delle strutture, alcune delle quali venivano definite inservibili. Quando nel 1908 il tetto a travature reticolari che ricopriva l’edificio venne smontato per essere usato nella villa di Castel Fusano che la nobile famiglia aveva acquistato nel 1775, si decretò “l’atto di morte” della residenza formellese.
Il complesso, costruito con grande amore nella cura dei dettagli e dei particolari, tanto da apparire come un piccolo gioiello di architettura, è ormai rappresentato da poche mura rimaste in piedi, forse, soltanto grazie alle amorevoli attenzioni e all’impegno dei suoi costruttori. Della villa rimangono le quattro pareti portanti, mentre su quello che doveva essere il pavimento, giacciono cumuli di calcinacci, insolito appoggio per le alte piante cresciute all’interno. La cappella alla sua destra, intitolata a san Francesco di Sales, appare ancora intatta: il portale di peperino, lo stemma araldico sul frontale, l’interno che conserva ancora la sua originaria pavimentazione, la volta ellittica, l’altare maggiore e le quattro piccole sacrestie poste agli angoli della costruzione fanno pensare alla sacralità del luogo nonostante rovi ed erbacce invadano l’esterno. Ricordano gli anziani del paese di come per commemorare il Santo, il 24 gennaio, tutte le scolaresche venivano condotte in processione fino alla cappella attendendo l’arrivo del Principe il quale, dopo la funzione religiosa, regalava loro una caramella, fatto davvero eccezionale per l’epoca. La piazza sulla quale affacciavano tutti gli edifici non c’è più. Intorno ci sono scavi di grotte in tufo adibite a cantina, pozzi e cunicoli, uno dei quali, si racconta, colleghi la Villa Versaglia con il Palazzo Chigi. La torre colombaia intanto continua ad assolvere il compito per cui era stata preposta, ospitando al suo interno intere famiglie di volatili ignari dell’antica fastosità che quel luogo ebbe in tempi remoti. Con la riforma agraria del 1950 e la nascita di Enti di riforma, molte terre vennero espropriate ai grandi proprietari. Un cinegiornale dell’epoca ricorda come “la piccola Versailles di Formello” e gli oliveti intorno alla villa vennero frazionati ricavandone una cinquantina di quote di 6000 mq. ciascuna. La Villa, acquisita dall’Ente Maremma, ancora oggi non è stata riassegnata. Un vero peccato».
Bibliografia e Sitografia
https://castelliere.blogspot.com/2015_11_01_archive.html
Articoli di approfondimento
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