Fano (arco d’Augusto)

CENNI STORICI

«La costruzione non può essere più tarda del 9 d.C., data ricavabile dall'iscrizione del fregio (certamente un tempo a bronzee lettere dorate) che fa riferimento al XIII consolato e al XXXIII tribunato di Augusto, mentre è da ritenere un errore di scalpello il XXVI (al posto di XVI) per la carica di 'imperator'. Pressoché intatto in tutta la zona basale a grossi conci di pietra arenaria, esternamente rivestito da un perfetto paramento a blocchi di pietra del monte Nerone, è un tipico esempio di opus quadratum, notevole per la stesura compatta e levigatissima della superficie su cui si distaccano le sottili liste d'ombra delle modanature dell'estradosso del fornice maggiore con chiave di volta a protome zoomorfo e su cui sporge l'elemento conclusivo della trabeazione. Superiormente, purtroppo, a parte i pittoreschi resti ancora visibili, il grande attico a pseudoportico corinzio fu diroccato dalle artiglierie di Federico da Montefeltro durante lo storico assedio di Fano che segnò la fine della dominazione dei Malatesti sulla città (1463), mentre le pietre cadute furono successivamente riutilizzate nella costruzione delle adiacenti chiesa e loggia di S. Michele. Del suo aspetto originario resta comunque il ricordo figurativo nell'altorilievo rinascimentale scolpito su un lato della facciata della chiesa suddetta, mentre dal fregio dell'attico abbattuto proviene il frammento con la scritta AVGVSTO incastonata sul lato opposto della stessa facciata. Il frammento è parte dell'iscrizione (DIVO AVGVSTO PIO CONSTANTINO PATRI DOMINORVM) che aveva fatto supporre in passato che detto attico fosse più tardo (337 d.C.), mentre ora viene dato per certo che in epoca post-costantiniana fu solo aggiunta l'iscrizione, come fu certo aggiunta quella della zona inferiore relativa a Lucio Turcio Secondo Asterio, figlio del prefetto di Roma Aproniano, curatore di un restauro del monumento eseguito dopo il 339 d.C. Una costruzione, dunque, che svolgeva il duplice ruolo di opera commemorativa dell'intervento voluto da Augusto che murum dedit e di barriera e filtro dell'ampio rettifilo urbano, oggi notevolmente ristretto dai fabbricati che hanno otturato sul retro i due fornici minori e invaso l'area del propugnaculum. Del tutto manomesso è ormai il prospetto interno dell'arco, né in condizioni ottimali si presenta il superstite torrione sulla sinistra del fronte esterno che dopo il 1493 ha perduto il suo gemello sul lato destro. Solo con l'aiuto della fantasia è possibile pertanto immaginare l'aspetto originario del monumento, tenuto anche conto del livello stradale un tempo più basso (quello delle due trincee che fiancheggiano la costruzione) e del rapporto proporzionale di due terzi a uno fra la zona inferiore e l'attico abbattuto».

Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

REGIONE

EPOCA

XIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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