CENNI STORICI
In passato “contrada Briona”, la via Briona si vuole considerare la più antica strada del borgo e prende il nome da Opizzone da Briona. In principio della via è una torre, ora adibita ad abitazione, che introduce alla piazza con il palazzo vescovile. La piazza, di impronta medievale, è caratteristica per i suoi portici quattrocenteschi sovrastati da balconate con loggette. Si può notare che i capitelli delle colonne che sostengono archi romanici sono raffinatamente scolpiti con gli stemmi nobiliari delle famiglie più illustri dell’Ossola. è attraversata inoltre, in direzione Ovest-Est, dalla Roggia dei Borghesi, canale derivante dal torrente Bogna, in passato indispensabile per le irrigazioni e per il funzionamento dei diversi mulini. Sulla facciata del Palazzo dei De Rodis si legge una importante lapide posta nel 1891, per volere dell’avvocato Trabucchi, che cita il decreto di Berengario I per la costituzione di un mercato nella piazza: BERENGARIO I / CON DIPLOMA DEL XIX NOVEMBRE DCCCCXVII / ACCORDAVA IL DIRITTO DI TENERE IN QUESTO COMUNE / NEL SABATO D’OGNI SETTIMANA / IL MERCATO / POSTO A RICORDANZA – MDCCCLXXXXI Testi documentano che in quel periodo il mercato si teneva il giorno di festa, nel quale i valligiani scendevano a Domodossola per assistere alla Messa nella Chiesa Madre. Fu così l’inizio dell’intraprendenza economica del Comune di Domodossola, che si avviò a divenire il centro commerciale delle sei valli ossolane e, tutt’oggi, da più di mille anni, si svolge il mercato ogni sabato mattina. Palazzo Silva. Il Palazzo Silva, posto nel cuore della zona medievale di Domodossola, è considerato una delle più belle costruzioni rinascimentali dell’arco alpino. Fu realizzato attorno al 1519 da Paolo I Silva, illustre condottiero ossolano, discendente dei Clermont di Provenza. Nel 1610 il pronipote Guglielmo Della Silva fece abbattere una casa quattrocentesca vicina e la aggiungeva alla prima parte della costruzione. L’edificio è quadrangolare, appare saldo ma non pesante anche se è evidente lo stile di due epoche differenti. Le decorazione delle finestre, le porte, i camini, le colonnette e gli stemmi sono in marmo bianco di Crevoladossola, sede del castello dei Silva: sulle porte e sulle finestre è ripetuto più volte il motto della famiglia “HUMILITAS ALTA PETIT”. La scala a chiocciola è veramente notevole ed ingegnosa: sale dai sotterranei al tetto e ad ogni piano vi sono due porte, il cui perno è formato dalla parte più piccola dello scalino, col quale forma un solo pezzo. All’ultimo piano si apre una loggetta con cinque archi: si ottiene una conformazione caratteristicamente medievale. Si pensò, erroneamente, che il disegno del Palazzo fosse stato opera del Bramante, che fu sì ospite per un certo periodo dei Signori nel loro castello, ma morì cinque anni prima dell’inizio dei lavori di costruzione. Estintosi il ramo dei Silva il palazzo andò in rovina e solo con l’intervento nel 1873 della fondazione Galletti e dello studioso Giacomo Pollini vi fu un parziale recupero del sito. Il restauro fu curato da Vittorio Avendo che donò il suo contributo gratuitamente. Nel 1996 il Comune di Domodossola ha dato avvio ai lavori di recupero e oggi il palazzo ha assunto l’assetto di museo nazionale. Al piano terreno si trovano la “Sala d’Armi”, contenete numerose panoplie con pugnali, spade, alabarde, un’armatura secentesca e bandiere con agli estremi gli stemmi delle famiglie nobili ossolane, e la “Saletta di Guardia”, che raccoglie armi da fuoco, copricapi militari ed alcuni ritratti. Nella cucina si trovano sedie e credenze sempre secentesche, arricchite da una vasta collezione di utensili di peltro e da quadri che ornano le pareti. Prima della scala che porta al piano superiore si trova l’esposizione delle armi della Prima Guerra Mondiale ed una rara armatura giapponese da parata del XIX secolo. Al primo piano la “Sala d’Onore” reca armadi settecenteschi contenenti magnifiche raccolte di vetri di Murano, ceramiche di Venezia e savonesi e vasi pseudopompeiani. Infine la “Camera da Letto”, che ospita un incantevole letto vigezzino del XVII secolo, accompagnato da un comodino ovatoe due inginocchiatoi intarsiati a manoBibliografia e Sitografia
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CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XVI sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
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