CENNI STORICI
Nonostante i tornanti vale la pena fare la “strada di Potame”, che collega Cosenza ad Amantea attraversando la catena costiera, per la bellezza dei luoghi che si attraversano lungo il percorso. Dalle distese coltivate ai centri storici, dalle valli ai boschi. Un paesaggio che cambia con l’aumentare dell’altitudine e che si apre finalmente al mare nei pressi di Lago con un panorama eccezionale.
Strada facendo non si può non notare quello sperone di roccia a picco sul Busento con arroccato un piccolo borgo che culmina con una chiesa. È il villaggio di Motta, rione del comune di Domanico, sorto in pieno medioevo come luogo fortificato per dare rifugio agli abitanti della zona, tempi in cui difendersi anche dai paesi vicini era una necessità primaria.
Questo e altri aspetti sono stati approfonditi domenica 1 giugno nel corso di una giornata di studio tenutasi a Domanico, che ha avuto come obiettivo quello di “scandagliare” la storia del comune per far emergere vicende, curiosità, aspetti interessanti e particolari del passato del paese. Un modo per rinfrescare la memoria, o per far riemergere ciò che la memoria aveva ormai dimenticato, organizzato su iniziativa di D. Emilio Aspromonte e dei giovani del posto.
Una storia che è simile a quella di molti altri paesi calabresi, ma che ovviamente assume caratteristiche proprie grazie ai luoghi, alle persone, alle famiglie. Domanico ha alle spalle un passato feudale, sotto il dominio degli Alarcon-Mendoza che dominava su un vasto territorio tra Rende e Fiumefreddo Bruzio.
Ma alle vicende della famiglia dei marchesi che gestivano il paese da lontano si affiancavano quelle della locale Università di Domanico, ciò che corrisponderebbe all’attuale definizione di comune, che si dimenava tra le varie difficoltà finanziare, le tasse da pagare ai signori, e non ultime le calamità naturali che periodicamente danneggiavano il borgo e richiedevano continue ricostruzioni. I terremoti del 1638, 1783 e 1854 hanno ad esempio segnato la storia dell’intera Calabria e anche Domanico ne portò a lungo le ferite.
Non mancarono i personaggi che diedero lustro al piccolo centro. Su tutti Saverio Albo, intellettuale ottocentesco e figura da riscoprire, ma non meno i vari esponenti delle casate più influenti del paese, come i Federici e gli Stancati, i cui stemmi si notano ancora sopra gli interessanti portali in tufo che abbelliscono i loro antichi palazzi.
Tra le pietre e i vicoli del centro storico è infatti custodita la ricchezza di Domanico, piccoli tesori d'arte concentrati soprattutto nei quattro edifici religiosi del paese: Le chiese di S. Giovanni, di S. Maria, dell’Immacolata e della Motta racchiudono le più importanti testimonianze del passato del posto. Dipinti, iscrizioni, sculture, ma anche i semplici elementi della devozione popolare sono le tracce visibili della storia, “oggetti” che concretamente rimandano a fatti ormai lontani.
Bibliografia e Sitografia
https://www.calabriaportal.com/domanico/1249-domanico.html
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