Cortina d’Ampezzo (rovine del castello di Botestagno o Potestagno)

CENNI STORICI

«Il Castello di Botestagno o Podestagno (dal tedesco: Peutelstein, "Roccia sul Boite") fu un fortilizio medievale che si ergeva sull'omonimo monte (1.513 m s.l.m.), situato nella valle del torrente Boite, qualche chilometro a nord di Cortina d'Ampezzo (località Prà del Castil). Dell'intero complesso architettonico restano oggi soltanto poche rovine. Si pensa che i primi a costruire un avamposto stabile a Botestagno siano stati i Longobardi nel corso del VII o VIII secolo, certamente con l'intenzione di dominare le tre valli che qui convergono: la Valle del Boite, che è la principale, la Val di Fanes e la Val Felizon. I Longobardi edificarono probabilmente un fortino in legno, fondamentale baluardo strategico sul passaggio obbligato della forra del Rio Felizon. Il primo vero nucleo in pietra della fortezza venne fatto costruire probabilmente verso il 1100 (forse dal Patriarca Ulrico di Eppenstein), dopo che, nel 1077, il Sacro Romano Imperatore Enrico IV aveva donato tutta la zona al potente Patriarcato di Aquileia. Grande importanza ebbero quindi i signori da Camino, che del Cadore e dell'Ampezzo fecero il proprio feudo. Sotto di loro, nel corso del XIII secolo, Botestagno divenne sede di un capitanato. Poiché il castello sorgeva proprio lungo l'unica grande strada che collegava il Nordest italiano con il Sacro Romano Impero, divenne un fondamentale punto di ristoro per le carovane mercantili, e di riscossione di pedaggi per i da Camino. Nel 1420 tutta la zona passò in mano alla Repubblica di Venezia, che stava vivendo il culmine della propria età dell'oro, attuando una politica di espansione sulla terraferma. Poco più di novant'anni dopo, il castello venne inglobato al Tirolo da Massimiliano I d'Asburgo, insieme a tutta la conca ampezzana (1511). Da quel momento la fortezza fu sede dei luogotenenti asburgici, che ne furono gli ultimi proprietari. Nel 1618 venne completamente restaurata ed ingrandita, raggiungendo il proprio massimo splendore. L'edificio era costruito su tre piani, con cappella, celle, cucina e cantine; camere con stube, alloggi e armeria. All'esterno vi dovevano essere anche fienili e stalle. Con l'apertura del porto franco di Trieste (1719) e la deviazione del traffico di merci verso la pianura, tuttavia, l'utilità di Botestagno divenne sempre minore, fin quando i costi del suo mantenimento superarono quelli delle entrate. Nel corso del XVIII secolo gli Imperatori d'Austria ordinarono l'abbandono della piazzaforte, che fu messa all'asta ed acquistata dalla Magnifica Comunità d'Ampezzo nel 1783, cadendo ben presto in rovina. Dopo gli ultimi, marginali impieghi militari durante i fatti del 1809 e del 1848, il castello venne man mano demolito a seguito dell'apertura della Strada d'Alemagna (1830), e fu infine definitivamente abbattuto nel 1867 dalla comunità di Cortina. Il pretesto fu che, a seguito dell'annessione del Veneto all'Italia del 1866, in caso di guerra con l'Italia non fosse usato a scopi bellici; in realtà la popolazione aveva mal sopportato per secoli la presenza della fortezza con tutti i soprusi che comportava. Il Regio Esercito Italiano nel 1915, durante il primo conflitto mondiale realizzò sul colle una serie di gallerie con postazioni di mitragliatrici e trincee. La rocca di Botestagno si trova oggi all'interno del Parco naturale delle Dolomiti d'Ampezzo. Versa in stato di totale abbandono e, benché quasi completamente inghiottiti dalla vegetazione, i suoi poveri ruderi sono visitabili dal pubblico».

Bibliografia e Sitografia

http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Botestagno

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XII sec.

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