CENNI STORICI
Per trovare il "castello di Corniolo" non bisogna andare a... Corniolo, o meglio, non bisogna fermarsi all'abitato oggi chiamato Corniolo, poiché ci fermeremmo all'antico borgo di Fafforata. È solo nel XVI secolo che questo centro abitato assume l'attuale nome ereditandolo dall'antico castello posto più a monte. Del castello restano ormai pochi ruderi, l'antica porta ad arco, alta 5 metri e sormontata da uno stemma non più "leggibile" e un tratto della cinta muraria.
L'entrata del castello è rivolta verso la Campigna. Impareggiabile l'ampio panorama sulla valletta del Bidente delle Celle e sulla giogaia dell'Appennino, ben riconoscibili all'orizzonte il gruppo Monte Falco e Falterona.
La storia (testo liberamente tratto da Galeata nella storia e nell'arte, di mons. Domenico Mambrini): incerte le origine del castello; sicuramente appartenne ai conti Guidi, tanto che un ramo degli stessi fu detto "del Corniolo". Abbandonato nel corso del XV secolo, lontano da centri abitati, nonostante le possenti mura, andò ben presto in rovina.
Dalla relazione del Card. Anglico (1371): «È sulle alpi in una valle, sopra un alto inespugnabile monte. Ha una rocca ed una torre fortissima. C'è un'altra torre a un tiro di balestra, che si chiama la Rovere. Questo castello è molto adatto alla guerra e conta 100 focolari. Ha una strada maestra che va da Galeata in Toscana, passa fra il castello e la torre della Rovere, e rimane così circondata che non è possibile transitarvi senza il permesso degli uomini del castello, i quali ogni mese ricavano per provvigione della camera apostolica 30 fiorini. Appartiene al conte Enrico del Corniolo.
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XI sec.
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