CENNI STORICI
Palazzo Gioia e piazza Sedile hanno sempre rappresentato il centro della vita cittadina, a partire dal medioevo: il nome stesso di piazza Sedile, ricorda i tempi in cui su questa piazza si governava la città da un punto di vista giuridico-amministrativo. Un bassorilievo, chiaramente visibile ai lati del portale di palazzo Gioia che fronteggia la biblioteca comunale, rappresenta un’antica stadera che riuniva simbolicamente tre significati: era il simbolo dei Carafa, antichi feudatari di Corato; era, in quanto bilancia, simbolo dell’equità della giustizia che veniva amministrata nel palazzo della pretura; ed era simbolo del commercio, in quanto sulla piazza si teneva il mercato cittadino. La leggenda vuole che sull’attuale sito del palazzo sorgesse il castello della Corato medievale eretto dai Normanni assieme alle mura della città che seguivano il tracciato dell’attuale Stradone; è molto probabile che in adiacenza all’edificio fosse collocata una delle quattro porte della città, quella rivolta verso Ruvo, ma nessuna evidenza storico-archeologica ci testimonia la presenza di un castello medievale, sede del potente locale, idea che resta nell’ambito delle supposizioni. Il palazzo nella veste in cui si presenta a noi oggi è ottocentesco, costruito a partire dal 1837, su progetto dell’architetto Mastropasqua di Giovinazzo.
Il bellissimo palazzo che si presenta come un unico blocco isolato dalle costruzioni circostanti fu ricostruito a metà ottocento, mentre Corato viveva forti cambiamenti dal punto di vista urbanistico: l’antico tracciato murario venne lastricato per creare un largo stradone cittadino che apriva la città ad una nuova espansione.
Tutti i palazzi che si ritrovavano a ridosso della cinta muraria furono ripensati o ricostruiti nell’ottica di questo cambiamento di fronte. La nuova architettura del palazzo ben tenne in conto il fatto che l’edificio, in quella posizione, nei secoli aveva rappresentato un punto nodale nella storia della città.
Si tratta di un edificio molto complesso nell’organizzazione interna, ma regolare e simmetrico nell’aspetto esteriore; è un fabbricato su tre piani, caratterizzato sui quattro prospetti da un bugnato massiccio che evidenzia tutto il piano basamentale e gli spigoli.
I due livelli principali sono ben scanditi dalla successione di pietra e intonaco; del terzo, il mezzanino ricavato tra gli altri due, al di sopra delle alte volte dei locali del pianterreno, si intuisce la presenza dalle piccole bucature nel piano del basamento. Il palazzo si apre con due portali sia sul corso che su piazza Sedile, allineati a coppie; due di questi sono posti in asse anche con via Roma, in modo che quando i portoni sono aperti si crea una interessante prospettiva che partendo da corso Mazzini , passando per piazza Sedile, rende visibile tutto lo sviluppo di via Roma che all’epoca della costruzione, ancor più di oggi, rappresentava uno degli assi portanti della vita della città.
I due atri interni sono sostanzialmente asimmetrici, perché in passato erano adibiti a funzioni completamente diverse; il primo a cui si accede dai portali posti in asse con via Roma aveva funzione di rappresentanza e ingresso ufficiale agli appartamenti; il secondo, il cui ingresso avviene dal portale di fronte alla biblioteca, era un atrio di servizio che serviva per aerare e illuminare gli ambienti più interni. Infatti, pur essendo geometricamente in asse, questi due portali non sono tra loro collegati.
Il portone principale ha un ampio vano d’ingresso a cui fa seguito una doppia fila di colonne che segna il percorso che conduce dal portone al cortile interno; le colonne, semplici nel loro disegno (che riprende le caratteristiche delle colonne delle monumentali sale ipostile degli antichi tempi egizi), sono tutte in pietra scolpita a blocchi sovrapposti di forma troncoconica conclusi da un sobrio capitello, decorato ad ovoli.
I blocchi, inoltre, sono intervallati da fasce più sottili, motivo ripreso anche nel bugnato del cortile.
Nel terzo intercolumnio, da entrambi i lati, salgono due ampi scaloni che si incontrano, dopo una rampa, su un unico pianerottolo da cui tramite un’altra rampa si arriva su una loggia che oltre a dare accesso alle residenze si affaccia su un ampio cortile interno di forma trapezoidale.
Notevole è l’accorgimento prospettico dell’architetto nel disegno del colonnato: le colonne, infatti, sono lievemente inclinate verso l’interno per accentuare il senso prospettico della vista di cui si poteva godere con l’apertura dei due portoni su via Roma.
Bibliografia e Sitografia
https://coratolive.it/2007/10/02/alla-scoperta-di-palazzo-gioia-il-castello-di-corato/
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