CISMON DEL GRAPPA (il Covolo di Butistone)

CENNI STORICI

Questa fortificazione era già conosciuta nel periodo delle invasioni barbariche come “il castello nella roccia”. È una realizzazione strategica, scavata nella roccia nel punto più stretto della Valle del Brenta, circa quattrocento metri a nord della “Tagliata del Tombion”, già posta di dogana sulla frontiera con l'impero austro-ungarico.

Il “covolo” è un antro naturale, ampliato dall'uomo, sospeso su una parete rocciosa levigata a strapiombo sopra il fiume.

Nell'anno 1004, durante il periodo della lotta per le investiture i feudatari italiani avevano incoronato re d'Italia Arduino d'Ivrea. L'imperatore Arrigo II, che s'opponeva a questa decisione, muove il suo esercito verso la pianura Padana. I principali passaggi in Val d'Adige sono però saldamente in mano alle truppe di Arduino e per gli imperiali si profila allora una situazione di stallo. È proprio con la presa della Chiusa del Covolo, poco prima della Pasqua del 1004 da parte delle truppe al comando del cappellano Elingero, che l'esercito imperiale penetra attraverso il Brenta e raggiunge Bassano del Grappa, mettendo fine al tentativo di secessione dei feudatari italiani.

Nel 1184 il Covolo diverrà proprietà della “Mensa vescovile” di Feltre. Nel 1321 passerà poi agli Scaligeri, ma sedici anni dopo viene conquistato da Sico di Caldonazzo. Il Butistone sarà ancora dominio dei Visconti fino al 1404, quando è occupato dalla Serenissima Repubblica Veneta, rimanendo in questo stato di dominio fino all'apertura delle ostilità con la Lega di Cambrai.

Nel 1509 Massimiliano d'Asburgo, membro della Lega, muovendo un poderoso esercito da Trento verso il Canale di Brenta, riuscirà con non poche difficoltà ad impossessarsi del Covolo e a dirigersi verso Bassano, per poi puntare su Venezia.

La guerra proseguirà ancora per molti anni fino al 1516, quando cominciano le trattative di pace a Bruxelles. E la fortezza è ancora saldamente in mano agli imperiali.

Verso la fine del XVIII secolo l'imperatore Giuseppe II lo fa disarmare, lasciando che siano i Francesi di Napoleone Bonaparte a conquistarlo, facendo prigioniera l'intera guarnigione posta a difesa.

Il “castello nella roccia” viene da ultimo abbandonato per oltre un secolo e solo nel 1915, con lo scoppio del primo conflitto mondiale, il genio militare italiano lo riadatta a deposito di munizioni. È in questo periodo che vengono riadattate alcune parti e dettagli, fra i quali il sistema di accesso. Se in origine si accedeva alla fortezza per mezzo di una carrucola messa in movimento da un argano, durante la prima guerra mondiale la muraglia alla base della merlatura viene in parte demolita per ricavare una gradinata. La struttura, protetta da una balaustra e collegata ad alcuni ballatoi in legno, permetteva l'accesso attraverso quella che nel Settecento era una postazione per colubrina.

Verso la metà del XVIII secolo questo castello merlato scavato nella roccia disponeva di sedici locali, divisi funzionalmente fra depositi di munizioni, magazzini, armerie, stanze per l'alloggio di ufficiali, militari e cappellano. V’era anche una chiesa, il mulino e le prigioni. La fortezza era capace di ospitare fino a mezzo migliaio di persone.

Oggi gli interni sono stati recuperati totalmente e sono in larga parte aperti al pubblico.

Nel 1978 un gruppo di studenti di Feltre ha condotto delle indagini sui resti delle strutture interne del forte. La ricerca ha portato al rinvenimento di vari reperti, tra i quali quindici monete ed un bronzo di Aureliano risalente al basso impero.

Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

X sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Rudere

AUTORE DELLE AGGIUNTE / CORREZIONI

SITO UFFICIALE

IMMAGINI

Previous Image
Next Image

info heading

info content


Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.