Celle di San Vito (centro storico, porta dei Provenzali)

CENNI STORICI

Nel 1269 Carlo I d’Angiò, per completare la conquista dell’Italia meridionale, si prefisse di sconfiggere i Saraceni asserragliati a Lucera; da qui distaccò 200 soldati e li inviò al Castello di Crepacuore (Castrum Crepacordis), antica fortificazione sita sull’altura del Castiglione e posta a controllo della via Traiana. A questo lungo assedio, secondo gli storici locali, sono da ricondurre le origini di Faeto, quando, vinti i Saraceni Carlo d’Angiò concesse ai suoi soldati di restare nel vicino e quasi disabitato Casale Crepacore, facendoli raggiungere dalle loro famiglie. Successivamente i coloni francesi abbandonarono il Casale Crepacore per cercare un rifugio più sicuro e diedero origine alle attuali Celle San Vito e Faeto, poste entrambe in posizione più sicura. A distanza di oltre sette secoli gli abitanti di Celle San Vito e quelli della vicina Faeto parlano ancora il francoprovenzale. I due paesi rappresentano un’isola linguistica che suscita curiosità ed interesse ed è spesso meta di glottologi e studiosi. Il Centro storico di Celle San Vito è davvero caratteristico per le stradine strette ed i vicoli che si inerpicano tra le case arredate da mattoni di pietra a vista. L’abitato si divide lungo un’unica strada centrale che percorre tutto il paese da un punto panoramico all’altro da dove si ammira lo splendido scenario del Tavoliere. La porta dei Provenzali è formata da due portali in pietra, a tutto sesto. Il più grande, largo m. 4,25 ed alto m. 3,70, precede, di circa 1 metro, quello più piccolo, largo m. 2,05 e alto m. 2,50.

L’abitato medievale si sviluppò attorno a un piccolo cenobio, da cui l’etimo “Celle”, dipendente dal monastero di San Nicola sito in prossimità della confluenza del torrente Freddo con la Valle del Celone. Le celle abbandonate, un tempo utilizzate come residenza estiva dai monaci, furono occupate dai coloni franco-provenzali richiamati nel 1269 da Carlo D’Angiò e insediati in un primo tempo presso il Monte Castiglione. La toponomastica e l’impianto urbano medievale testimoniano le antiche origini dell’insediamento, caratterizzato da strette stradine e caratteristici archi. Tra questi, conserva memoria degli originari coloni l’Arco dei Provenzali, una porta d’ingresso sita nella parte nord del paese in fondo all’omonima “Via dei Provenzali”. Rimanda, invece, alla presenza degli Ebrei il Vicolo Ospedale, un tempo denominato “Rrùe de lo Ggjudéj” (Vicolo dei Giudei). L’originario borgo medievale in epoca moderna e contemporanea, con la fine della transumanza e lo spostamento dei traffici e delle attività nel Tavioliere è rimasto isolato da ogni possibile sviluppo, svuotandosi di abitanti. L’attuale denominazione è stata assegnata dopo l’Unità con un regio decreto che fece aggiungere il nome di San Vito all’originario “Celle”, per distinguerla da altri comuni con lo stesso nome. Nel corso del Novecento il fenomeno dell’ emigrazione e dello spopolamento è divenuto massiccio. Solo nell’ultimo decennio è stata avviata una politica di valorizzazione turistica collegata alle attrattive paesaggistiche e linguistiche: Celle è, infatti, una delle isole riconosciute dalla legislazione sulle minoranze linguistiche ed è divenuta meta turistica apprezzata anche per la ricchezza dei boschi e delle acque, come dimostrano le diverse sorgenti diffuse nelle campagne circostanti e le fontane che abbelliscono il centro urbano.

 

Bibliografia e Sitografia

https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1600365355

https://www.borghiautenticiditalia.it/borgo/celle-di-san-vito

Articoli di approfondimento

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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