CECCANO (castello dei Conti)

CENNI STORICI

Alla piazza del castello si arriva attraversando la porta del torrione. Gli edifici che fanno da quinta a questa piazza, nella sua parte sinistra, furono realizzati dopo il XVI secolo dalla famiglia Colonna, quale ampliamento del castello. Sul fondo della piazza si erge la mole del castello vero e proprio, purtroppo attualmente non più caratterizzata dalla torre mastio.

L’edificio che fa da avancorpo al castello oggi è abitazione privata; anticamente era il puntone, ovvero il sistema difensivo verso la piazza.

Fiancheggiando una parete curva con scarpa sormontata da finestrelle attualmente murate, si passa al di sotto del cammino di guardia, messo a protezione dell’ingresso. Questo è costituito da un arco gotico datato inizio XII secolo, di fattura locale, come si desume dall’uso della pietra calcarea e dal taglio dei conci che si ritrovano nei fortilizi della signoria dei de Ceccano (come ad esempio nel castello di Asprano). A sinistra dell’ingresso il muro è rinforzato a scarpa e può essere datato al XV secolo con la diffusione delle armi da fuoco.

L’ingresso stesso risulta essere una costruzione aggiunta, detta “rivellino”, davanti alla porta più antica, che rappresentava l’accesso all’interno della cinta muraria, e che possiede ancora i fori dei cardini di pietra nei quali la porta venne inserita durante la costruzione, secondo una tecnica abbastanza usuale.

La conformazione di questo ingresso è di tipo “a baionetta”, ottimo per la difesa. Al di sopra della porta più esterna vi sono due “gattoni”, composti di tre mensole sovrapposte, sostenevano una loggia probabilmente in legno, dalla quale venivano gettate pietre ed altro, a scopo difensivo. L’arco gotico di ingresso è sormontato da una finestrella, più probabilmente una edicola, data la ridotta altezza da terra, in tufo dell’Arnara, materiale che ritroveremo in altre parti del castello.

Lo spigolo destro dell’ingresso è gradinato, il che indica che questo lato era libero; attualmente su questo lato si addossa il palazzo Bonanome, già sede del governatore e del rappresentante del principe Colonna.

L’ingresso è composto di due ambienti voltati a botte, di cui il secondo risulta coperto in una fase posteriore. Saliti alcuni gradini, si gira verso sinistra e si incontrano, nella parete opposta, due archi gotici affiancati, anch’essi in tufo dell’Arnara, di cui il primo è stato trasformato e poi tamponato; attualmente sono rimaste isolate pietre calcari di una porta molto tarda. Sulla parete in cui si trovano queste porte vi è in alto traccia di una torre.

Si supera un ulteriore dislivello salendo su una rampa ed entrando direttamente in quella che era la “piazza d’armi”, sul cui lato sinistro si trova la cisterna. Il salto di quota che si è superato dal livello della piazza antistante il castello è notevole.

Di fronte alla rampa troviamo un corpo avanzato che copre il “mastio”. Alla sinistra troviamo un corpo di fabbrica alto due piani realizzato nel XVII secolo e coevo all’istituzione del carcere; esso ospitava il tribunale della corte Colonna. Al piano terreno la cancelleria, al primo la sala delle udienze con un bel pavimento in lastroni di pietra. Questo settore risulta addossato ad un muro di notevole spessore, che costituiva il muro di cinta del castello.

Osservando tale muro verso l’esterno da Vicolo del Montano, esso risulta in ultimo tratto rialzato in tufo; quella al di sotto è la quota dell’antica cinta muraria, realizzata in pietra calcarea. Il mastio è l’edificio più antico e probabilmente quello che ha dato origine al complesso. Questa torre viene nominata in due atti testamentari del 1224 e del 1264, redatti in «camere da volta», «sue camera turris vetue», cioè «nella sala voltata ovvero della torre vecchia». Il mastio infatti è l’unica struttura del castello che ha le mura con lo spessore necessario a sostenere una volta. Da una lettura dei prospetti su via del Montano e del cortile, si scopre che le attuali volte e pavimentazioni contraddicono le quote possibili di utilizzo delle antiche feritoie balestriere, ancora chiaramente visibili. La porta di accesso della torre doveva essere quella che ora si trova all’interno della controtorre di fronte alla rampa del cortile; questa porta si trova a circa due metri al di sopra del piano del cortile; questo è un dato tipico delle torri: si accedeva dopo una scala in legno che poteva essere tirata via repentinamente in caso di attacco.

Sul lato sinistro del cortile si affaccia la porta della chiesetta di S. Angelo, all’interno della quale, sul fondo, vi sono tracce di affreschi; sul lato destro della stessa troviamo le pietre angolari di una torre, visibile anche, per un altro lato, da un ambiente posto accanto alla chiesa.

Elemento principale dello sviluppo del corpo, verso la parete Nord-Est, è la torre di cui possiamo leggere i due spigoli immersi nella merlatura del prospetto dell’attuale edificio maggiore. All’interno, al primo piano, troviamo in una parete alcuni affreschi, che, suddivisi in tre partizioni, risultano essere complessivamente 12 (i mesi dell’anno).

La toponomastica stessa ci tramanda ancora l’esistenza di questa torre: infatti, la via sottostante prende il nome di “Bella Torre”. È destino comune di molte torri il fatto di venire inglobata in maniera più o meno abile nelle merlature di nuovi edifici, spesso uniformandone l’aspetto con cornici marcapiano e finestre con la stessa collocazione delle strutture palazziali alle quali viene integrata, operazione favorita, soprattutto a partire dal XV secolo dall’uso di intonacare gli esterni dei palazzi.

All’interno di questa torre troviamo anche due porte gotiche delle stesse dimensioni, che davano all’esterno. Gli archi di queste porte risultano essere costruite a sesto acuto in quarto punto, come quella dell’ingresso; questo particolare ci fa ritenere che queste porte siano dello stesso periodo. Il piccolo spessore delle pareti ci fa ritenere, inoltre, che i solai originali siano stati in legno. Questa torre su trova su di un bastione più grande a forma di mezzo ottagono, edificato direttamente sulla rupe calcarea. Al centro di questo bastione c’è una finestrella, probabilmente una feritoia. E’ interessante la commissione tra lo spigolo della torre e la grande stanza con pilastro centrale. Questa ultima sormonta parte dell’arco gotico della torre e vi si apre un altro arco anch’esso gotico che per materiale, dimensione lavorazione, sembra essere dello stesso periodo e databili come quelli dell’ingresso al castello alla fine del XII secolo. Tale ambiente ha le pareti ingrossate per permettere di coprirlo con volta. Nella veletta fra i due archi che portano dal pilastro centrale vi sono tracce di un crocifisso; da quello che può dedursi si tratta di un affresco di modesta fattura, piuttosto recente.

L’esterno di questa stanza dalla parte di quello che era il cortile della sezione femminile del carcere è il più interessante. Un’attenta lettura fa rivelare i merli di tipo ghibellino. Tale merlatura è di tipo “a piombo”, che risultava essere più facilmente realizzabile di quella “a sporto” , ed era quindi, meno costosa e più diffusa. Sulla stessa facciata è stato poi inserito, a sinistra, un occhio ottagonale, che risulta essere identico a quello posto sulla facciata della cattedrale di Fossanova e nel palazzo comunale di Priverno.

Questo elemento architettonico ci permette di datare questa fase costruttiva del castello. Le antiche cronache ci tramandano infatti, che l’abbazia di Fossanova fu iniziata nel 1187 e consacrata il 19 giugno del 1208 da Innocenzo III e che vi partecipò il conte Giovanni da Ceccano alla testa di 50 cavalieri bardati per l’occasione; a Lui è ascrivibile questa la realizzazione di questa parte del castello, che sancisce il passaggio dalla fazione imperiale a quella del papato. Lo stesso Giovanni è colui che ebbe parte alla realizzazione nella stessa Ceccano della chiesa di S. Maria a Fiume, già nel 1196, prima cioè della realizzazione di Fossanova, ritenuta fonte, secondo quanto dice Bruno Zevi, delle prime “parole gotiche”, veicolate, poi, a Siena e a Pisa, cioè il primo episodio di abbazia cistercense in Italia.

Sono state poi aggiunte altre torri che formano una sorta di struttura a ventaglio, a “denti di sega”, sovrapponendosi al mastio.

Sul bastione posto a Sud-Est vi è quello che resta di un ambiente voltato a crociera: si tratta di un arco gotico in tufo dell’Arnara di fattura simile a quelli della chiesa di s. Nicola, datati XIV secolo. A conferma dell’esistenza di una volta a crociera vi sono, in quello che resta degli intonaci e dei pennacchi, le tracce di cannucce, che venivano, appunto, usate per la realizzazione delle volte.

I maggiori cambiamenti si sono avuti dopo il 1860 con l’acquisto del castello da parte di Filippo Berardi. Questi incaricò del restauro Antonio Cipolla (Napoli 1823 – Roma 1874). Si debbono a questo architetto le forme neo-gotiche nelle facciate e le merlature, nonché la bifore dell’ultimo piano.

Bibliografia e Sitografia
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XIV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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