CENNI STORICI
«Secondo lo storico sacerdote Settimo Ghizzoni che nel 1890 pubblicò un interessante studio su Castiglione d'Adda, l'attuale castello ivi esistente sarebbe la riedificazione di un altro più antico: "Quando Alarico, re dei Goti - scrisse il Ghizzoni - avventandosi su Roma, la distrusse, portando in Italia il saccheggio, la strage, la morte: quando Attila, flagello di Dio, stringendole d'assedio, metteva a ferro e a fuoco le Città; quando gli altri barbari, invase le Province e le campagne, col saccheggio, gli stupri e le rovine, spandevano lo sbigottimento, il terrore, la costernazione: tutti impararono ad assicurarsi la vita stringendosi d'assedio nelle fortificazioni. Fu allora che anche i nostri, privilegiati di una posizione speciale per natura, non tardarono a munirsene: fabbricandovi un potente e fortissimo Castello. All'estremità del Colle sul quale or giace il nobil Borgo di Castiglione: solo unitovi per un punto, ove credesi che vi fosse il tradizionale ponte levatoio, alzasi nell'immensa vallata che lo circonda, formante un dì il letto del vastissimo Lago Gerondo, un altissimo Promontorio rivestito di alberi e di prati, della circonferenza di quasi 400 metri. Sulla vastissima Piazza di questo, circondata tuttora dagli avanzi delle castaldiche Case, e probabilmente dove sorge il nuovo, ergevasi il vetusto Castello. Pare ad alcuni, per essere questo assolutamente distrutto, e vedersi in sua vece il Nuovo, poco vera l'esistenza di questo Castello. Ma quando si sapesse che Castiglione e il suo Castello era il primario Feudo dei Vescovi di Lodi, e si fossero viste, come da alcuni lo fu, le immani muraglie delle sue fondamenta, come lo si direbbe uno dei più forti, così dei più antichi del Lodigiano." Nell'anno 1330 - aggiunge il Ghizzoni - essendo agente dell'Illustrissima Casa Busca, proprietaria del nuovo castello, l'egregio nostro concittadino Sig. Ing. Gaetano Quattrini, si praticarono in questo castello delle scavazioni. Fu in quest'occasione che si videro le antiche e gigantesche fondamenta. In pari tempo furono trovate varie monete romane, armi ed altre simili cose, che non lasciano dubitare della sua antichità, le quali furono consegnate alla suddetta Casa. Parimenti si videro dei 'trabocchelli', che poi furono otturati. L'attuale castello o palazzo Pallavicino dal nome della nobile famiglia che ebbe il dominio su Castiglione, fu edificato sul ciglio del terrazzamento dell'Adda. Perduto il suo ruolo strategico il castello venne trasformato in residenza signorile quando, a partire dal 1499, vi furono infeudati i marchesi Pallavicino. La trasformazione da castello a palazzo si deve soprattutto a Girolamo Pallavicino che nel 1551 lo scelse come sua dimora, ma continuarono quest'opera i marchesi Serbelloni che lo fecero restaurare ancora nel 1652. Il palazzo mantiene la pianta dell'antico castello con corte centrale e torri angolari. Le fronti orientale e meridionale, rivolte verso l'Adda, conservano ancora l'aspetto di fortilizio con pareti lisce e alta scarpata, finestre dotate di inferriata e torre cilindrica in corrispondenza dello spigolo. Profondamente mutato è invece il lato ovest, trasformato in sontuoso ingresso al palazzo con prospetto a bugnato molto inciso nella zona inferiore e appena rilevato verso l'alto. Il cornicione del tetto è molto sporgente e sorretto da una sequenza di eleganti mensole aggettanti fra le quali trovano posto delle teste in pietra di eroi antichi e personaggi mitici. Alcuni mascheroni di grandi dimensioni sono poi simmetricamente distribuiti sulla facciata. Il notevole portale è costituito da un arco affiancato da due lesene doriche, anch'esse a bugnato, reggenti un classico architrave con due cornici, triglifi e gocce. Attraversato il portale si entra in un atrio voltato a botte con decorazioni in stucco, aperto sul cortile mediante serliana. Gli corrisponde sul lato opposto un portico a tre campate su colonne binate e volte a crociera, avente funzione di loggiato panoramico sulla campagna sottostante. Questa parte è la più degradata per la chiusura di un arco e lo stato di abbandono in cui versa tutto il portico. Nello spazio tra un arco e l'altro sono inserite delle cornici a riquadri e lo stesso motivo si ripete anche sulle altre fronti interne del cortile, così come per lesene ed altre decorazioni architettoniche, secondo un uso di elementi caratteristici che ricorrono nelle fabbriche cremonesi di Francesco Dattaro. In particolare il rapporto tra il loggiato di Castiglione e il portico-diaframma di Palazzo Affaitati a Cremona permettono di attribuire al Dattaro i rifacimenti cinquecenteschi del castello. Fra gli ambienti interni, tutti trasformati e ridotti di dimensione, rimane una sala anch'essa divisa a mezzo in senso orizzontale con volta affrescata a grottesche e riquadri con vedute di paese, risalenti alla seconda metà del XVI secolo».Bibliografia e Sitografia
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CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XIII sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Restaurato
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