CASTEL SANT’ELIA (castelli)

CENNI STORICI

Poggiato su di un pianoro tufaceo delimitato ai lati da due profondi burroni, Castel S. Elia si trova ai confini della provincia di Viterbo. Deve il suo nome all’antichissimo Cenobio di Sant’ Elia, mentre viene detto "Castello" dai suoi stessi abitanti, forse per la sensazione che da il luogo di sentirsi raccolti e protetti. La cittadina è conosciuta per la produzione di nocciole ed olive, ma soprattutto per l’artigianato legato alla lavorazione del legno e della ceramica. Il paese trae il nome da una basilica romanica intitolata a S. Elia che sorge nei suoi pressi, le sue origini sono però molto più antiche. Nel territorio comunale sono riconoscibili almeno tre siti etruschi: Pizzo Jella, S. Anna e Castel d'Ischi o Castellaccio. I tre "pagi" etruschi, abbandonati in epoca romana, furono rioccupati nel medioevo per la loro notevole difendibilità, sono ancora visibili infatti i resti di fortificazioni, torri e mura. L'attuale centro storico, anch'esso di origine etrusca, fu riorganizzato al tempo di papa Gregorio Magno come avamposto difensivo di Roma dalla minaccia dei Barbari. Nel Medioevo furono edificate nuove opere difensive, mura e torri, che furono ampliate e consolidate nel 1540 ad opera dei Farnese, allora signori di Castel S. Elia. Castel Sant’Elia è in origine un vicus dell’Agro Falisco, situato nella valle Suppentonia. I segni dei Falisci nel territorio si ritrovano in numerose tombe e grotte abitative, che erano collegate da strade nella valle. Questi piccoli insediamenti sono collocati nella località di Pizzo e Castel d’Ischi, difesi dalle rupi di tufo. I centri vengono abbandonati nel periodo romano. In questi secoli le vie consolari, Amerina, Flaminia e Cassia, acquistano importanza e diventano i principali collegamenti del territorio.  Castel Sant’Elia si ripopola nel Medioevo, durante il pontificato di Gregorio Magno. In quest’epoca di caos e instabilità, viene costruita una rocca a difesa delle invasioni barbariche. La cittadina diventa proprietà dell'abbazia di San Benedetto di Pentoma, come risulta da un documento dell'872; poi della Chiesa. Dopodiché diventa feudo, passa ai Colonna e, nel XIII secolo, a una delle famiglie più importanti del periodo: gli Orsini. I Farnese sono la famiglia che ha lasciato più segni nel borgo. Il loro stemma, il giglio, è scolpito nella porta urbana del centro storico, costruita nel 1900. Pier Luigi Farnese include “Castello”, come viene spesso chiamato il paese, nel ducato di Castro. I Farnese commissionano il nuovo Castello con le mura nel 1540 e sviluppano il sistema amministrativo. Inoltre a loro è riconosciuta la ristrutturazione della Basilica di Sant’Elia, causata da un crollo. Nel 1649, tornato il ducato castrense alla Santa Sede, Castel Sant’Elia è affidata alla gestione di appaltatori fino al 1790. Nel XVIII secolo Castel Sant’Elia si estende al di fuori del Castello Farnese e inizia a prendere la forma odierna. Dopo il 1790 viene data in enfiteusi prima a Carlo Maria Luciani, poi al conte Domenico Panimolli, nel 1815. Infine al marchese Andrea Lezzani, titolare del palazzo in cui oggi si trova il Municipio, sul corso Umberto I. Con l’annessione allo Stato Italiano, nel 1870, Castel Sant’Elia viene inserita prima nella Provincia di Roma, poi, nel 1927, in quella di Viterbo. Per la sua vocazione come luogo di culto e spiritualità, il paese è riconosciuto come il sito delle 15 chiese.

 

Bibliografia e Sitografia

Castel Sant’Elia, cosa vedere e visitare | In Agro Falisco

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X sec.

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