Castel Campanile (fraz. di Fiumicino, resti del castello o Castellaccio)

CENNI STORICI

«Castel Campanile si trova lungo la strada omonima, a circa quattro chilometri dal bivio con l'Aurelia all'altezza di Palidoro, all'interno della proprietà di una moderna azienda agricola, il cui punto di accoglienza è l'agriturismo Casale del Castellaccio. A poca distanza dalla strada, a ovest, su una collina di tufo lunga e stretta, dalle pareti rocciose a strapiombo sulle vallate sottostanti, situata alla confluenza di due corsi d'acqua, si trovano i resti di un castello medievale e del suo borgo. Ben prima dell'anno Mille, sin dall'Alto Medioevo, nella collina di Castel Campanile si era formato un villaggio contadino, preceduto a sua volta, da un insediamento di epoca etrusca, quindi ancora più antico di oltre un millennio. Numerose grotte artificiali, scavate nella collina e destinate nel tempo a vari usi - ricovero di animali e di uomini, deposito di derrate o magazzino di attrezzi agricoli, bottega, alcune forse a sepoltura - testimoniano una intensa frequentazione umana. Nei dintorni della collina sono stati rinvenute alcune tombe etrusche, tra cui quelle della necropoli delle Macchiozze, e le tracce di chiese medievali, di ville romane e di insediamenti che risalgono fino all'età del bronzo. Alcuni esempi notevoli di strade etrusche scavate nel tufo, le cosiddette “tagliate”, convergono verso la collina di Castel Campanile.

L'insediamento nel Medioevo. Il castello e il suo borgo, anch'esso fortificato, furono edificati intorno al 1200 e furono abitati ininterrottamente per duecento anni. Il signore di Castel Campanile, o un suo rappresentante, risiedeva con la sua corte e la scorta nel castello vero e proprio, che svettava con le sue mura dall'estremità meridionale della collina, la parte meglio difesa naturalmente. Gli abitanti del villaggio coltivavano i campi circostanti a frumento e a orzo, oltre al foraggio per somari, cavalli e buoi (che all'epoca erano troppo preziosi come forza lavoro per essere mangiati), mentre gli appezzamenti più vicini al castello erano destinati a orto. Con ogni probabilità era presente anche una vigna. Ancora oggi lungo il fosso del Tavolato vi è un canneto, come quello dal quale, nel Medioevo, erano ricavati i sostegni per le piante di vite. Inoltre, il colombaio di Pizzo del Prete, una curiosa grotta artificiale con centinaia di cellette scavate nelle pareti, dava alloggio ai piccioni, il cui guano era un concime particolarmente apprezzato dai viticoltori. Di proprietà dei Normanni, un'importante famiglia nobile romana, Castel Campanile fu abbandonato verso la fine del Trecento, forse in seguito all'estinzione della discendenza maschile del casato. Diverse delle donne superstiti dei Normanni andarono in spose agli uomini della famiglia degli Anguillara, che acquisirono così il castello e il suo territorio. La tenuta cambiò radicalmente destinazione produttiva. Da fondo agricolo, coltivato con cura, divenne meta di pastori transumanti, che portavano al pascolo invernale le greggi, e di bovari, che col miglioramento delle condizioni economiche e il cambiamento dei gusti trovavano più redditizio fornire di carne la crescente popolazione di Roma piuttosto che coltivare la terra.

Il Castellaccio. Col tempo le mura, le porte, le torri, il mastio, le chiese, le abitazioni rovinarono, anche se in una carta del Seicento alcuni edifici appaiono ancora in piedi, forse ancora abitati. Le costruzioni furono, poi, smantellate per ricavarne materiale da costruzione per realizzare i casali vicini. Le frane del pianoro tufaceo sul quale sorgevano il castello e il suo borgo fecero il resto, riducendo a pochi brandelli di muri quella che un tempo doveva essere una struttura imponente. La vegetazione selvatica riconquistò i campi un tempo coltivati. Castel Campanile divenne così “il Castellaccio”, toponimo con cui ancora oggi è conosciuto il luogo. Nonostante la rovina che il tempo e l'uomo hanno prodotto su di esso, Castel Campanile rimane una preziosa testimonianza, per gli archeologi e per chiunque sia interessato alla storia del nostro territorio, del cambiamento subito nei secoli dal paesaggio della campagna romana. ...».

Bibliografia e Sitografia
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XII sec.

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