CENNI STORICI
Cenni storici.
I primi documenti sul castello di Casamassella e sul centro urbano che intorno ad esso si sviluppò risalgono al Medioevo, quando sotto il regno di Carlo d’Angiò il castello, circondato da un fossato dotato di un ponte levatoio, era la residenza fortificata del feudatario Ruggero Maramonte.
Non sappiamo se l’edificio esistesse in un’epoca anteriore, ma è certo che la presenza dell’uomo nella zona risalga a tempi antichissimi. La posizione geografica in cui sorgeva, nell’immediato entroterra otrantino, al riparo dalle frequenti scorrerie sulla costa di pirati barbareschi, turchi ed algerini, fece del castello di Casamassella una residenza prestigiosa e sicura, ambita da alcune tra le più blasonate famiglie di Terra d’Otranto che nel corso dei secoli lo occuparono. Fu dei Sambiasi, dei da Noha e poi dei dell’Antoglietta fino al 20 maggio 1476, quando il re Ferrante d’Aragona lo riconfermò a Filippo Antonio Maramonte, discendente del primo feudatario, per meriti bellici sul campo. In quegli anni le vicende del Regno di Napoli erano infatti caratterizzate dalle rivolte dei baroni e dalle guerre con gli altri Stati italiani.
Attraverso i secoli, il castello cambiò ancora feudatario. Nel ‘500 fu dei Paladini e poi dei Rondachi, famiglia di origine greca residente ad Otranto e proprietaria di numerose terre nel Salento. Per le sue caratteristiche da severo maniero, con il possente muro a scarpa e le caditoie laterali, fu usato come scuola di guerra.
Secondo alcuni studi di Florio Santini, illustre scrittore contemporaneo conquistato dal fascino di Casamassella, nel 1600 il castello fu abitato da governatori spagnoli, tra cui Michele Fernandez da Azedo seguito, dopo un breve ritorno dei Rondachi, da Didaco Perez Serrano e dal “vicario generale” Don Giuseppe Centonze.
Pur restando il centro attorno a cui gravitava la vita del borgo agricolo di Casamassella, col passare degli anni ed il succedersi dei vari proprietari il castello subì importanti modifiche. Scomparve il largo e profondo fossato che lo circondava e con esso il ponte levatoio, furono aperti nuovi ingressi e finestre. Nel 1700 la sua funzione cambiò completamente e la costruzione fortificata, dalla severa architettura militare, divenne elegante palazzo nobiliare, ingentilito nella facciata da un balcone finestrato soprastante il portale centrale. In quegli anni il castello era di proprietà dei marchesi de Marco.
Nel 1800 i de Marco adottarono i fratelli De Viti tra i quali Raffaele, padre del celebre economista e meridionalista Antonio De Viti de Marco (1858-1943), difensore degli interessi economici del Mezzogiorno e autore di numerose opere di fama internazionale, tuttora di grande attualità. A donna Carolina e donna Giulia, madre e sorella dell’economista, sono dedicate le querce che si trovano nel cortile del palazzo. Le due donne, colte e impegnate, contribuirono a diffondere l’arte “del fiocco” di Casamassella.
Molti ospiti illustri frequentarono i saloni del castello. Ricordiamo tra questi Benedetto Croce, la cui moglie era intima amica di donna Carolina. Nel 1890 vide i natali del poeta e saggista Girolamo Comi, barone di Lucugnano, artista dalla personalità complessa e originale che secondo il critico Caporossi gli valse l’appellativo di “ascetico narciso”. I De Viti de Marco abitarono il castello fino al 1969, quando passò agli attuali proprietari, la famiglia De Donno.
Il borgo
È legata alle vicende del castello la storia del paesino di Casamassella, di cui si recita “Paese bello, dodici case, un forno e un castello”. Secondo alcuni, Casamassella significò raggruppamento di case, secondo altri deriverebbe il nome da una famiglia di Castro, i Massella, che nel 1500 vi abitarono e costruirono un mulino.
Casamassella sorge in un’area, l’entroterra otrantino, di grande interesse storico, come testimoniano i menhir di Uggiano risalenti all’età del bronzo. Inoltre, la vicinanza alla magnifica insenatura di Porto Badisco (3 km), con la preistorica Grotta dei Cervi, il complesso pittorico neolitico più importante d’Europa, fa ritenere che la presenza di insediamenti rupestri nella zona risalga a 4-6000 anni fa.
L’economia del paese, che conta circa 1000 abitanti, si basa soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento, ai quali si aggiungono la manifattura del tabacco e la produzione di preziosi tappeti ed arazzi salentini, tessuti al telaio con maestria e virtuosa pazienza dalle donne di Casamassella. Chi ha la fortuna di visitare questo borgo può ancora scorgere, nei cortili delle case, anziane donne intente a realizzare al telaio i caratteristici tessuti con disegni a rilievo, a due colori o tinta su tinta. Grazie alle donne di Casamassella, l’arte “del fiocco”, così è chiamata la tradizionale tessitura di Casamassella, è ancora viva e destinata a riconquistare la sua importanza, grazie anche all’impegno del Comune di Uggiano La Chiesa e della Fondazione delle suore Costantine.
La piazza, con il castello e la chiesa di S. Michele Arcangelo, è il punto di ritrovo del paese. Qui, grazie al clima mite della zona, è possibile sedere all’aperto durante tutto l’anno ed ammirare la bella facciata del castello, magari gustando uno spumone al cioccolato, deliziosa specialità di produzione artigianale.
L’amore dei casamassellesi per la tradizione e il legame con la propria terra fanno sì che questo centro, per quanto piccolo, sia ospitale e culturalmente vivo. Si svolgono infatti, regolarmente, corsi di musica e danze salentine (tamburello e pizzica) e di tessitura al telaio.
Come in tutto il Salento, anche a Casamassella va affermandosi il turismo, un turismo discreto e di qualità che sa apprezzare la natura della costa e i tesori culturali di Otranto e dell’entroterra.
Bibliografia e Sitografia
Augusto Benemeglio, Caro Florio, ti dovrebbero fare un monumento, in «Espresso Sud», n° 3, marzo 2004.
Carlo Caporossi, Ascetico Narciso. La figura e l’opera di Girolamo Comi, Leo S. Olschki, 2001.
Antonio Cardini, Antonio de Viti de Marco. La democrazia incompiuta (1858-1943), Laterza, Roma-Bari 1985.
Economic Papers, vol. I, Il Mulino – Oxford University Press, Bologna 1992, pp. 51-79.
Florio Santini, Di una particolare economia. Racconto gotico. Il castello dove abito, in “Note di Storia e Cultura salentina”, XV, 2003, Argo.
Florio Santini, Ruggero Maramonte e altre storie, Hydruntum, 2003.
SMS “R. Rubrichi”, Ti invito al viaggio ... nel paese che ti somiglia, Uggiano la Chiesa, 2002.
Fulvio Zezza, La Grotta dei Cervi sul Canale d’Otranto, Capone Editore, Lecce 2003.
LE OPERE DI ANTONIO DE VITI DE MARCO
1888, Il carattere teorico dell’economia finanziaria, Loreto Pasqualucci, Roma.
1893, La pressione tributaria dell’imposta e del prestito, in «Giornale degli Economisti», serie II, anno IV, vol. VI, gennaio, pp. 38-67; marzo, pp. 216-231.
1898, Saggi di economia e finanza in « Giornale degli Economisti», Roma 1898, pp. 61-123. [English translation quoted: “Fiscal Burden Arising from Taxation and Public Debt”, in L. L. Pasinetti (ed.), Italian].
1928, I primi principii dell’economia finanziaria, Sanpaolesi, Roma.
1932, Grundlehren der Finanzwirtschaft, J.C.B. Mohr (Paul Siebeck), Tübingen.
19342, Principii di economia finanziaria, Einaudi, Torino.
1934, Principios Fundamentales de Economia Financiera, «Editorial Revista de Derecho Privato«, Madrid.
1936, First Principles of Public Finance, Jonathan Cape, London (Harcourt Brace & Co., New York).
Articoli di approfondimento
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