CENNI STORICI
Il complesso del castello copre con i suoi fabbricati un’area rettangolare, circondata da una cortina muraria rafforzata da tre torri, che racchiude un cortile oggi ristrutturato e sistemato ad abitazioni. Sul lato meridionale un torrione sporgente dal muro di cortina dà accesso attraverso un portone ad arco all’interno della fortificazione. Tutta la struttura è circondata da un piccolo fossato, in parte trasformato in giardino. Fondazione: XV secolo. Fasi costruttive: XVI secolo Primo documento rintracciato: Un atto del 20 giugno 1470, con il quale i figli di Simone Avogadro prendono possesso della eredità paterna. L’atto fu rogato dal notaio Lanfranchino Capra, come recita una scritta sul muro settentrionale del cortile. A metà circa del sec. XVI iniziò un processo di concentrazione della proprietà del castello (suddivisa fino ad allora tra figli e nipoti di Simone Avogadro) nelle mani di Giovanni Filippo, che ristrutturò il complesso fortificato. Esso è descritto in un atto del 1547: “Vi è un corpo di casa al piano terra, con sopra un magazzino e un pollario per ritirare le galline, poi un’altra casa con magazzino. Inoltre vi è un torrione posto sopra la porta d’ingresso, nel quale vi sono un magazzino e un pollaio, e sopra il pollaio il colombario per i piccioni”. Una successiva ristrutturazione, ad opera di Giovanni Filippo Avogadro, avvenne negli anni Settanta dello stesso secolo. Altri interventi furono compiuti tra XVII e XVIII secolo, finalizzati alla coltivazione agricola, soprattutto quella del riso.
Il castello prospetta con il suo lato meridionale sulla piccola piazza del paese, sulla quale si affaccia anche la piccola chiesa di S. Gaudenzio e la vecchia osteria. Si entra nel castello attraverso una porta difesa da un torrione, nel quale si possono ancora vedere le sedi dei bolzoni che servivano ad alzare il ponte levatoio. Sulla parte superiore si scorge, piuttosto corroso, lo stemma affrescato degli Avogadro. A destra si intravede, seppure murata, la postierla per l’ingresso pedonale. Tutto intorno si sviluppa il muro di cortina, sopra il quale corre il camminamento di guardia. La merlatura è costituita da una lunga serie di finestre ad arco ribassato, sulle quali poggia il tetto. Nella parte sottostante corre un motivo decorativo a “denti di sega”, aggettante dal muro. Sul lato meridionale, a sinistra del torrione d’ingresso, si aprono tre finestre a sesto acuto, incorniciate con decorazioni in cotto. A metà circa del lato occidentale si innalza una seconda torre, con piccole finestre ad arco ribassato, mentre una terza torre, disposta trasversalmente, rafforza il castello nell’angolo nord-orientale. A fianco una piccola costruzione nasconde una ruota di ferro, che era mossa dall’acqua del fossato e serviva un brillatoio per il riso. Nel cortile interno, sul muro orientale è dipinta una meridiana che reca la data 1702; su quello settentrionale una scritta, probabilmente settecentesca, dice: Casalgiatum 1361 / ab Alberto Stertio anglo dirutum / generali Iohannis marchionis Montisferrati / Simonini de Advocatis filii / adhuc possident / ex in strumento rogato a Lanfranchino de Capris / 1470 die 20 iunii. La scritta fa riferimento alle devastazioni del territorio di Casalgiate operate dai mercenari inglesi della “Compagnia bianca” di Alberto Stertz nel corso della guerra tra il marchese Giovanni del Monferrato e Galeazzo II Visconti, allora signore di Novara.
Il castello a metà del Quattrocento era possesso della famiglia novarese degli Avogadro (de Advocatis), legata al mondo episcopale e proprietaria fin dal sec. XIII di estesi possedimenti sul territorio circostante. Nel 1484 Filippo Avogadro acquistò da Luigi Terzaghi, segretario del duca di Milano Gian Galeazzo Maria Aforza, il feudo di Casalgiate con tutti i diritti relativi al fisco, ai dazi e all’amministrazione della giustizia. Dieci anni dopo, nel 1495, il castello fu al centro di importanti operazioni militari, quando l’esercito di Ludovico il Moro si accampò in questa zona per assediare i Francesi che occupavano Novara. Dopo l’assedio il castello tornò in mano agli Avogadro. Nel 1578 Giovanni Filippo ristrutturò l’ala settentrionale come propria residenza signorile: il castello si presentava allora con due corpi di casa al pianterreno, con sopra due camere e un solaio, murate e coperte di coppi, confinanti con il fossato, il cortile e la torre settentrionale. In quest’ultima vi era una cantina e, nella parte superiore, una camera sormontata da due colombaie. Sulla destra del cortile, una casa con stalla, cucina e camera superiore, oltre a una costruzione che racchiudeva il torchio. Giovanni Filippo riorganizzò anche le proprietà terriere, iniziando la coltivazione del riso, allora ancora nella fase sperimentale. Nel 1583, mentre la ricchezza e il benessere del paese aumentavano, gli Avogadro concessero a Giovanni Maria Tondino la licenza di aprire una locanda sulla piazza del paese, con il diritto exercendi hospitium et vendendi panem, vinum et carnem. Una attività continuata dall’odierna “Osteria del Medioevo”. Nel 1695 il re di Spagna Carlo II creò conti i feudatari di Casalgiate, ma nel 1779 la famiglia si estinse con Francesco Avogadro, che lasciò i suoi beni, compreso il castello, all’Ospedale Maggiore di Novara.
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Buono
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