Carlantino (borgo)

CENNI STORICI

Carlantino è uno dei borghi più piccoli della provincia di Foggia, situata all'estremo limite settentrionale della Puglia dove segna i confini con il Molise. Il toponimo deriva dal nome di persona, Carlo Gambacorta, detto Carlentino. Gli abitanti si chiamano Carlantinesi. Il primo nucleo urbano si formò alla fine del 500, attorno ad un casale del Quattrocento denominato San Giovanni Maggiore, ad opera di Carlo Gambacorta, feudatario della vicina Celenza Valfortore, con lo scopo di estendere e popolare il suo feudo. Il Gambacorta fece erigere anche la Parrocchiale. Ma i primi insediamenti umani del territorio risalgono al periodo romano-imperiale o addirittura a epoche ancora più remote (forse IV-V secolo avanti Cristo). Dopo il Cinquecento fu feudo dei Giliberti e di altri signori, ma non raggiunse mai rilevanza demografica ed economica.

Nel territorio comunale, e in particolare presso monte San Giovanni (noto nel medioevo come San Giovanni Maggiore) sono stati ritrovati diversi reperti riconducibili a un insediamento di età longobarda, oltreché diverse tombe in località Serra Fullona. L'abitato attuale fu però fondato nella seconda metà del Cinquecento dal feudatario di Celenza Valfortore, Carlo Gambacorta. Sul toponimo Nando Romano, Dizionario Ragionato del dialetto di Foggia, in corso di redazione, esaminando il nome Carlandinë 'sensale' afferma: "A valutare la diffusióne déi nómi: Antino, D'Antino e specie D'Antini éssi sémbrano specìfici délla zòna di Carlantini parèndo derivare da un personale e quindi un epònimo Carlo Antino, fórse variante di Antinoo o da soprannome. Nel corso del XX secolo, il paese è stato affetto da una robusta emigrazione. Numerosi, in particolare, furono coloro che negli anni sessanta emigrarono in Argentina, nella provincia di Buenos Aires, dove è tuttora presente una cospicua comunità carlantinese.

La fondazione e il nome del paese si deve a Carlo Gambacorta di Giampaolo, nipote di Giovanni. Questi eredita la baronia di Celenza nel 1558, all'età di dodici anni e sposa Vittoria Caracciolo, dalla quale ha sei figli: quattro maschi e due femmine. Durante il regno di Filippo II d'Austria (1556-1598), egli spedisce un memoriale documentato al viceré di Napoli, chiedendo di costruire un nuovo abitato nella Terra di Celenza, al centro del suo territorio nel luogo detto la "Nunziata" a breve distanza dall'antico insediamento di San Giovanni Maggiore, poiché i terreni feudali e baronali distano oltre quattro miglia dalla Terra di Celenza e i suoi coloni subiscono continuamente durante l'anno furti e ricatti con gravi danni per il raccolto e il patrimonio zootecnico. Del resto, quando giungono le guardie, i ladri e i malfattori sistematicamente si sono già dileguati nelle fitte boscaglie circostanti. Dopo l'istruttoria della pratica durata alcuni anni, il 28 febbraio 1582 attraverso il viceré Giovanni Zunica, Carlo finalmente ottiene la sospirata autorizzazione. Nel nuovo Casale, che dal suo nome fu chiamato Carlentino, vanno ad abitare i figli dei coloni che non formano famiglia e quanti dai paesi vicini e lontani cercano un suolo gratuito per la costruzione di una casa e la concessione di terreni da dissodare e coltivare, pagando annualmente la decima al Barone. Carlo Gambacorta, intanto, quasi a ringraziamento dell'avuta concessione e ad auspicio per il futuro sviluppo del nuovo centro abitato, poco distante dalla sua masseria chiamata "il Palazzo", al Largo Taverna, dà inizio e fa subito costruire la chiesa, che intitola a san Donato, vescovo e martire, in ricordo delle origini familiari pisane. Nel 1595 si ha la prima numerazione, il Casale conta appena dieci fuochi (famiglie). Andrea Gambacorta, secondo figlio di Carlo Gambacorta di Giampaolo e di Vittoria Caracciolo, spiegò nel Casale di Carlentino la sua opera beneficia. Con pubblico istrumento, rogato il 2 febbraio 1613 dal notaio Giovan Domenico Marrera di Gambatesa confermò i Capitoli ed i Patti stabiliti dal genitore con i rappresentanti del Casale, aggiungendovi nuove convenzioni. Sulla porta contigua alla chiesa di S. Donato fece incidere la seguente iscrizione nel 1613 per ricordare che Carlentino fu così chiamata dal padre: Philippo III Regnante A.D. MDCXIII Andreas Gambecurt, Celentiae Marchio, Carlentinum a patre nuncupatum, ad eorum nominum perpetuitate templis, ritibus moenibusque ornavit. Attualmente la porta di Carlentino non esiste perché demolita negli anni addietro. La ricorrenza della festa patronale in onore di san Donato il 7 agosto viene solennizzata con la franchigia per otto giorni, durante i quali le competenze giuridiche per le cause civili, criminali e miste sono esercitate dal governo locale. Il 4 marzo 1618, a testimonianza della prosperità del feudo, egli acquista la vicina Terra di Macchia dalla famiglia del conte De Regina.

Bibliografia e Sitografia

https://www.visitmontidauni.it/it/cd/carlantino

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XVI sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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