CENNI STORICI
«La prima struttura fortificata di Caprarica, molto probabilmente, risale al XII sec., quando i Normanni, conti di Lecce, e, soprattutto, Tancredi d’Altavilla, incentivano ed incoraggiano al massimo lo sviluppo dell’edilizia a scopo difensivo e religioso. La Torre fortificata, sita nel giardino del castello e che confina con la retrostante (attuale) via Martano, è sicuramente la prima struttura costruita a scopo di avvistamento e di difesa in Caprarica; d’altra parte, anche in Lecce i Normanni hanno costruito un’imponente Torre difensiva poi inglobata, verso la metà del ‘500, dall’architetto imperiale, Gian Giacomo dell'Acaya, all’interno dell’intera struttura rinascimentale del castello, oggi detto, di Carlo V; così come anche nella città ideale del Rinascimento, Acaya, costruita dallo stesso architetto imperiale, una precedente Torre difensiva, angioina, costruita dal suo antenato Gervasio dell'Acaya, è stata inglobata nella struttura del castello. Tale torre fortificata, in Caprarica, è stata ristrutturata e potenziata dai baroni Guarini, all’indomani dell’invasione turca del 1480, per poter meglio rispondere alle eventuali, nuove incursioni levantine. Il Castello. Considerando che dal XV sec. in poi, le invasioni e le scorrerie di pirati levantini diventano una spina nel fianco per le derelitte popolazioni del Salento, molto probabilmente, il barone di Caprarica Antonello Guarini, per meglio difendere il suo casale ed i suoi possedimenti, decide di costruire, nei pressi della torre fortificata, un imponente castello. Ai Guarini, infatti, si può imputare la prima costruzione del maniero locale, almeno, a giudicare dallo stemma impresso sia sulla torretta di avvistamento posta a destra del castello che, un secondo, posto al centro della gran torre fortificata ubicata nel giardino del medesimo maniero. Allo stato, non si hanno documenti circa l’autore del progetto di questo castello, ma non è improbabile ipotizzare che l'architetto sia stato lo stesso Gian Giacomo dell'Acaya, considerando che tra i due casati vi era anche una certa parentela, in quanto uno zio di Antonello, Giovanni Maria Guarini (figlio del nonno, omonimo, Antonello maior), barone di Acquarica di Lecce, aveva sposato la sorella di Gian Giacomo, Aurelia dell'Acaya. L’intervento di Gian Giacomo dell'Acaya sembra ancora più verosimile se si va a considerare la struttura architettonica del castello, che coagula in sé tutta l’arte dell’architetto.
Il castello presenta le seguenti caratteristiche: il portale d’ingresso ha un bel bugnato liscio; l’interno del portale d’accesso, detto in vernacolo “simporto”, presenta una bella volta a schifo affine a quella dell’Ospedale dello Spirito Santo di Lecce; due angeli posti sull’architrave esterna del portale d’ingresso, che l’architetto pone come numi tutelari su ogni struttura che egli compie, sono gli archetipi (o se si vuole la firma) che quelle strutture sono proprio sue. ... Nei secoli successivi, i baroni che si sono succeduti sono intervenuti a consolidare e ristrutturare più volte il castello, con l’arte ed il gusto del momento. È stato, molto probabilmente, nel XVII sec. che i Giustiniani, baroni locali, ristrutturando il castello alla maniera di costruzione, allo stesso tempo, militare e gentilizia, lo decorano con bellissime balconate rococò, con due torri laterali, con feritoie, e lo rendono conforme ad un fortino vero e proprio. Si ritiene che il castello, nel periodo di massimo splendore, abbia avuto 99 ambienti; vi era il famoso salone detto “degli Specchi” arredato con mobili sei-settecenteschi ed annessa quadreria; vi era una stanza destinata agli indesiderati i quali venivano fatti cadere, attraverso una botola o trabocchetto (“trabuccu”), in un pozzo dove erano presenti delle lance acuminate, infisse ben salde nel terreno e rivolte, con la punta, verso la parte alta, dove venivano infilzati i malcapitati destinati a morte sicura. Per sfuggire ad eventuali assalitori, il castello è dotato financo di un passaggio sotterraneo dal quale, dopo un lungo percorso, si esce nella campagna».
Bibliografia e Sitografia
http://www.giustiniani.info/caprarica.html
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