Camerata Vecchia (presso Camerata Nuova, ruderi del borgo fortificato)

CENNI STORICI

I ruderi di Camerata Vecchia sorgono su una rupe calcarea posta al margine più orientale di un lungo costone la cui parte sommitale coincide con il Monte Camposecco. Questa elevazione è una delle più occidentali del gruppo dei Monti Simbruini dove questi si fondono con i vicini Carseolani del versante abruzzese. Situata a 1220 metri d'altezza, la costa rocciosa dove sorgono le rovine di Camerata domina a sud il profondo solco di Fosso Fioio mentre a nordovest si trova il grande piano carsico di Camposecco. ... I primi cenni storici su Camerata sono datati 955 quando era in pieno svolgimento il processo dell’incastellamento che coinvolse tutti i paesi della Valle dell’Aniene e non solo. Da alcuni documenti si evince che intorno alla metà del X secolo l’abate di Montecassino diede in enfiteusi la Chiesa di San Salvatore a Rainaldo, il Conte dei Marsi. Per un periodo abbastanza lungo i Conti dei Marsi dominarono su gran parte del territorio Carseolano annettendo man mano varie terre fino ai margini dei possedimenti della potente Abbazia di Subiaco. In seguito, alcune contrade nei dintorni di Camerata vennero cedute all’abbazia sublacense e questa le diede poi in usufrutto agli stessi Conti dei Marsi insieme a Camerata. Le notizie sulle vicende di Camerata nel periodo medievale sono molto scarse: quello che si sa di sicuro è che il borgo passò di mano in mano a varie famiglie dello Stato della Chiesa. Sappiamo notizie più certe sulle vicende di Camerata a partire dal 9 gennaio 1859 quando l’abitato venne completamente distrutto da un devastante incendio. Gli abitanti fuggiti a valle, trovarono rifugio sul Monte Colle di Mezzo in corrispondenza dello sbocco della Valle di Fioio. Il nuovo insediamento venne alla luce anche grazie al generoso contributo di papa Pio IX che prese dal suo patrimonio personale 300 scudi per donarli al paese. Il denaro doveva servire per avviare in modo deciso l’opera di costruzione del nuovo insediamento che sarebbe dovuto sorgere 400 metri più a valle e con un tessuto urbano del tutto diverso. Per onorare le gesta del pontefice, si pensò di chiamare il nuovo borgo Pio Camerata. Questa iniziativa però non diede i suoi frutti dato che poco più tardi al paese venne assegnato il nome di Camerata Nuova.

L’antico borgo di Camerata Vecchia versa purtroppo in condizioni di forte abbandono non solo per la violenza dell’incendio che lo devastò nel gennaio del 1859 ma anche per il fatto che si trova abbarbicato su una rupe rocciosa a 1220 metri d'altezza e quindi in ambiente impervio e non facilissimo da raggiungere. Quello che si può osservare sono i ruderi delle mura di cinta, sparsi qua e là nella cerchia del nucleo abitato, l’arco di sostegno della Chiesa di San Salvatore e alcune case nei pressi della chiesa. L’origine del nome risale alla natura delle case del vecchio paese; molte di queste infatti erano parzialmente scavate nella roccia e prendevano il nome di “camerae”. Altre abitazioni erano interamente costruite in pietra ed erano adagiate sui fianchi scoscesi della rupe che caratterizzava tutto l’antico borgo. Le ultime ricerche hanno portato alla luce i resti di un tempietto di cui abbiamo solo alcune notizie frammentarie e spesso discordanti tra loro. La visita del sito richiede comunque un po’ di attenzione soprattutto per la natura del terreno su cui sono adagiate le rovine. Non essendoci un itinerario di visita delineato, per osservare le varie strutture, dai resti delle mura alle varie abitazioni, ci si dovrà districare tra speroni rocciosi e terrazzamenti, non sempre facili da raggiungere.

Bibliografia e Sitografia

http://www.lazionascosto.it/camerata_vecchia.html

 

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XII sec.

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