CALVI RISORTA (castello aragonese)

CENNI STORICI

Il territorio di Calvi Risorta, a nord di Capua, lungo il tratto di Casilina che ripercorre parte dell’antica via Latina, è una miniera di tesori. Ovviamente non stiamo parlando di beni prettamente materiali, o almeno non solo. Basta attraversare l’alto ponte del Rio dei Lanzi, per chi viene da Caserta, da sud, per immergerci nella storia millenaria di questa terra. Alla nostra sinistra c’è l’antica Cales, un tempo importantissima cittadina di epoca romana, seppur la sua fondazione vanti origini più antiche (Ausoni e successivamente Etruschi). A destra invece, precisamente a sud ovest dalla strada, ci appare il cosiddetto Castello angioino aragonese di Calvi Risorta. Realizzato su ispirazione del celebre Maschio Angioino di Napoli, il Castello angioino aragonese sembra accogliere i visitatori, conducendoli per mano lungo la sua lunga storia.

Calvi Vecchia: l’arce e la cittadella medievale

Il Castello angioino aragonese si trova nella frazione di Calvi Vecchia, su un pianoro tufaceo, segno dell’antichissima presenza vulcanica della zona, chiamato arce poiché sopraelevato. Oltre al Castello vi sono presenti la Dogana Borbonica, un antico ufficio di smistamento postale, il Palazzo Vescovile settecentesco, oggi in restauro, e la Cattedrale Romanica.
Soltanto la Cattedrale, che ha sostituito la precedente basilica paleocristiana del IV-V secolo d.C. dedicata a San Casto (il cui culto è ancora attuale, poiché è il santo patrono di Calvi Risorta) in località Ciavola, oggi tagliata dall’Autostrada Roma Napoli, è completamente frequentabile.

Il Castello angioino aragonese, seppur sia stato restaurato con lavori cominciati nel 2009 e completati nel 2016, non è attualmente agibile internamente. Così come la Dogana Borbonica, tra il Castello e il Seminario: a pianta quadrata, con copertura a volta intersecata da un tamburo ottagonale, nel pieno stile dell’epoca. E come non lo è neppure il Seminario settecentesco, tra la Casilina e la strada di accesso alla Cattedrale. Acquistato dalla Diocesi di Calvi nel 1722, questo edificio su due livelli dopo l’abbandono della curia ha avuto molte funzioni. Tra le tante è stato un deposito di reperti archeologici fino agli anni ’60 e lo stanziamento delle Forze alleate durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il Castello angioino aragonese di Calvi Risorta: una storia lunga novecento anni

Il Castello viene collocato strategicamente lungo la vecchia via Latina, importantissima poiché collegava Capua a Roma meglio della via Appia, impervia all’altezza delle paludi pontine. La decisione di costruirlo con funzione di controllo risale ai  Longobardi: il primo impianto era di tipo militare, il castrum Langobardorum. Ce ne parla nel suo libro sulla storia dei Longobardi proprio Erchemperto: monaco benedettino e storico della Langobardia Minor, il dominio longobardo in Italia centro-meridionale. Le fonti nominano la costruzione del primo Castello con materiale deperibile, forse legno. Si narra di un incendio che lo distrusse nell’879, due anni dopo la sua costruzione, durante il quale regnava Landone, principe della contea capuana.

Seguiranno i Normanni, che lasciarono il sito in abbandono. A ridare lustro a Calvi saranno gli Angioini e Aragonesi, responsabili dell’attuale pianta quadrata con quattro torrette circolari. Pur subendo delle modifiche a partire dal 1400 e in tutti i secoli a venire, il castello angioino aragonese ha avuto una continuità di frequentazione fino al 1700, come mostra una vecchia stampa dello storico e abate Pacichelli.

La struttura del Castello angioino aragonese

Come abbiamo già detto, il Castello nella sua forma attuale ci appare databile al XIII secolo, con rifacimenti e restauri risalenti fino al XVIII secolo. La sua funzione, come quella di molti altri castelli coevi, non era soltanto di residenza ma anche e soprattutto di difesa dalle incursioni nemiche. Ogni ristrutturazione, infatti, evidenzia delle modifiche specifiche dovute alle innovazioni nei secoli delle tecnologie in ambito militare.

Il corpo centrale a pianta quadrata è affiancato sui quattro lati dalle torri cilindriche, vuote nelle parte inferiore, con feritoie per archibugieri e balestrieri. I muri di rivestimento delle torri erano realizzati con blocchi di piperino inferiormente e di tufo nella parte superiore. In alto vi era un cammino di ronda, collegato alle due torri laterali del castello, adatto alle operazioni militari che richiedevano il tiro radente. Ai lati dei due cortili c’erano gli alloggi dei soldati, invece al piano superiore, il piano nobile, i saloni e ambienti per i signori e gli ospiti. Alcuni studiosi avanzano l’ipotesi di un ulteriore piano oppure una soffitta coperta per operazioni militari in caso di attacco. Anche la presenza del ponte levatoio presso il lato sud-est non è stata completamente confermata, anche se proprio lì il restauro ha inserito un ponte di accesso.
Mancano tanti dettagli storici, forse persi completamente, ma da ora in poi non potremo fare a meno di guardare il Castello angioino aragonese con occhi diversi.
Sperando che presto riapra, così da poter sentire i passi della storia risuonare ancora tra le mura del Castello.

Bibliografia e Sitografia

https://blog.urbanfile.org/2016/12/14/caserta-provincia-il-castello-aragonese-di-cales/

https://caserta.italiani.it/castello-angioino-aragonese/

 

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