CENNI STORICI
Palazzi Marocco: la famiglia Marocco, la stessa cui appartenne lo storico e letterato Carlo Marocco, fece costruire quattro edifici (di cui uno sito al vico Marocco, l’altro in via A.A. Caiatino e due in via de Simone). Il primo risale al ‘600 e ospitò S. Alfonso Maria de’ Liguori. Nel secondo, oggi detto Palazzo Santoro, abitò prima la famiglia Fortebraccio e nei secoli successivi la famiglia Marocco, da cui fu restaurato. Durante la seconda guerra mondiale subì incendi e danni notevoli. Fu acquistato dalla famiglia Santoro che, dopo il terremoto del 1980, ha provveduto al rifacimento della facciata. Oggi appare in forme barocche in seguito ai successivi interventi di ripristino del XVII secolo. Il terzo appartenne ad Ermenegildo Marocco ed è sormontato da uno stemma datato A.D. 1788.
Palazzo Maturi: sito in via Cattabeni, nel XIII secolo era sede dell’Ospedale dei Gerosolimitani o di S. Giovanni di Gerusalemme. Pervenne alla famiglia Maturi negli anni sessanta dell’Ottocento che ne modificò la struttura, la stessa di oggi, agli inizi del ‘900 apportando ampliamenti soprattutto nella parte retrostante.
Palazzo Puorto: sito in vico San Francesco, è palazzo quattrocentesco costruito durante la dominazione Aragonese da artigiani catalani. Dell’epoca conserva solo lo splendido portale catalano in piperno nero.
Palazzo Savastano: costruito al centro del decumano nel tardo ‘600, è appartenuto alla famiglia Mordente, poi successivamente ai De Simone, ai De Pertis e infine ai Savastano che ne sono gli attuali proprietari. L’edificio si presenta con la facciata tardo barocca scandita da sei botteghe e dal portale, cui corrispondono - nel primo piano - sette aperture (finestre) con ricche cornici sormontate da nicchie con busti allegorici che rappresentano i giorni della settimana. Nonostante i due incendi del 1860 e del 1943 e i danni del terremoto del 1980, il palazzo si presenta nel suo aspetto originario, conservando, al primo piano, il salone affrescato la cui volta è decorata con dipinti inseriti in medaglioni, stucchi e, al centro dei quattro lati, stemmi di famiglie che hanno posseduto il palazzo. La stanza da pranzo conserva affreschi del pittore caiatino Vincenzo Severino.
Palazzo Egizi: sito in via A. A. Caiatino e costruito intorno al XII secolo dalla famiglia Egizi, fu più volte restaurato. Sede dei Decurioni, i primi amministratori locali dopo la dominazione sveva, e della scuola elementare, è attualmente sede dell’ ISISS “Nicola Covelli”.
Palazzo del Governatore e Seggio dei Cavalieri: posizionato in Piazza G. Verdi, dell’originario edificio rimane solo la lapide che ricorda la sentenza del Sacro Regio Consiglio emanata il 18 dicembre 1539, che riconosceva alla città alcuni diritti di cui era stata privata dal principe Giulio Cesare de’ Rossi, conte di Caiazzo. Ora ospita la Direzione Didattica e la Pro Loco; nei locali di quest’ultima si conserva un’iscrizione romana dedicata alla dea Venere.
Palazzo Mazziotti: sito in via Umberto I ed edificato nel XV secolo dal vescovo Giuliano Mirto Frangipane, divenne in seguito proprietà dei Mazziotti. Nell’androne del Palazzo è murata una lapide in cui viene ricordata la nomina del Vescovo Giuliano Mirto Frangipane, Cappellano Maggiore e Consigliere Reale, nonché Governatore dei Regi Studi di Napoli. Tali cariche gli furono conferite dal re Ferdinando I d’Aragona nel 1492. Più volte ristrutturato, fu ereditato dalla Congregazione di Carità e nel 1987 acquistato dal Comune per ospitarvi Biblioteca, Archivio e renderlo sede di attività culturali. Nel corso dei lavori di restauro sono venuti alla luce resti archeologici risalenti all’età romana e all’alto Medioevo.
Palazzo Pier della Vigna: sito nell’omonima strada, si ritiene essere una delle case di colui che tenne ambo le chiavi del cor di Federigo. La dimora era una piccola reggia che si estendeva da Est ad Ovest, lunga 44 metri e larga circa 18, disposta su tre livelli con 20 stanze per piano e al centro della casa si elevava un imponente torre. Dell’antica abitazione oggi non esiste più niente, vi è solo un portale in pietra con stemmi attribuiti alla famiglia della Vigna. Questa abitazione oggi è degli eredi del defunto Giovanni Chichierchia.
Palazzo Lamperio: sorge all’incrocio di via Pier della Vigna e vico Marocco ed oggi appartiene alla famiglia De Angelis, dopo essere passato nelle mani dei Lamperio, dei Palazzeschi e dei Faraone. Il fabbricato esisteva già nel Duecento, non come autonoma abitazione ma in quanto ala estrema del palazzo che un tempo fu di Pier della Vigna. Prima ancora che facesse parte del suddetto palazzo si può ipotizzare che nel luogo dove esso sorge esisteva una casa romana, data la particolarità di alcuni sotterranei. Recenti studi hanno fatto emergere un portale del XV-XVI secolo, posizionato di fronte e via S. Felice.
Palazzo Foschi Carotenuto: sito in Via Umberto I, presenta una facciata nuda su cui spicca solo il portale cinquecentesco in pietra (a piano terra) e un ordine di finestre sormontate da cornice, il tutto con linee pure ed eleganti.
Palazzi Prisco: alla famiglia Prisco, un cui membro partecipò con Rainulfo alla Prima Crociata, appartenevano due edifici (uno sito in via Fontanelle, in prossimità di vico Egizi, e l’altro in via Fabio Mirto). Il primo probabilmente sorse su un edificio termale in opera laterizia del II sec. d.C. e conserva ancor oggi un bel portale del Cinquecento in pietra calcarea su cui si trova un’iscrizione latina (1514), sormontato dallo stemma della famiglia, in cui si cita il valoroso guerriero Alessandro Prisco e si prega il Signore di custodire gli abitanti della casa.
Castello delle femine: è citato prima in una pergamena del 1119 dell’Archivio Vescovile di Caiazzo, poi in una pergamena del 1348. Il castello sorgeva a nord-est di Caiazzo e, secondo il Melchiori, presso la fontana di Magranello o Marcianello. Questa fontana era detta delle “Fate” perché il castello, secondo i racconti popolari, ospitava fanciulle esperte non solo nell’arte dell’amore, ma anche nello spionaggio, causa forse della sua distruzione. Oggi, nel luogo dove sorgeva il castello, si vede una doppia cinta di grosse mura.
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XV sec.
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