Cagli (rocca, torrione)

CENNI STORICI

Il Torrione è tutto ciò che rimane dell’antica fortezza, progettata da Francesco Di Giorgio Martini, che faceva parte di un piano di difesa voluto dal duca Federico da Montefeltro. Notizie sull'edificazione sono riferite dal Gucci, il quale all'anno 1481 narra che "circa questi tempi fabricavasi da Federico la fortezza del Monte di S. Domenico in quel luogo appunto sopra Cagli dove già era il Monasterio di S. Ghironzo e questa memoria si ha da un decreto fatto dal vescovo Guido nel 1481, contra quelli che havevono beni nella Corte della Città, e ricusavano di pagar la decima del grano, vino, e lino al Vescovado e Canonica poiché esso imponeva à trasgressori, oltra la scomunica, la pena d'un fiorino d'oro per ciascuno e l'applicava per la metà alla Sua Camera e per l'altra metà alla fabrica della fortezza che si edificava nel Monte di San Domenico". La fortificazione cagliese fa parte di quel grande piano difensivo voluto dal duca Federico da Montefeltro e per il quale venne chiamato il senese Francesco di Giorgio Martini. L'uso delle armi da fuoco, che nella seconda metà del Quattrocento comincia a farsi sempre più massiccio, impone agli architetti militari di escogitare nuove soluzioni. La Rocca di Cagli, della quale rimane integro il solo Torrione, è considerata una delle strutture più significative e di forte contenuto innovativo, progettata da Francesco di Giorgio nelle Marche settentrionali". Il Torrione venne costruito a cavallo della cinta muraria medioevale, di cui si intravedono i resti all'interno del fossato parzialmente riaperto durante i lavori di restauro conclusi nel 1989. Nell'odierna pavimentazione stradale una fascia semicircolare di pietra bianca indica il livello ove è stato rinvenuto il muro di contenimento del fossato che fino al Settecento conteneva acqua di risulta dell'acquedotto comunale. Durante l'opera di riapertura parziale del fossato è stata trovata la base di appoggio del ponte levatoio. Al di sopra della stretta porta situata verso la città sono le due asole attraverso le quali scorrevano le catene del ponte levatoio. Superata la porta lignea a due ante si accede ad un breve corridoio, con volta a botte munita di spioncino comunicante con la sovrastante zona di manovra del ponte stesso.

Il vano del primo piano si presenta come gli altri estremamente spartano, con le cinque grandi troniere, delle quali una verso la città permette di controllare la sottostante via, un tempo molto stretta, che porta alla piazza maggiore. Buona parte delle troniere è ancora munita del "fumigante", ovvero il camino di aspirazione dei fumi delle armi da fuoco. Ognuna di queste postazioni da tiro, ricavate nel forte spessore della muratura, reca la lastra di pietra con la tacca per la mira ed il foro circolare per l'innesto dell'arma da fuoco. Quasi al livello del pavimento ci sono dei fori quadrati paralleli che servivano per posizionare l'arma da fuoco per mezzo di stanghe di legno. Nella parte sinistra della stanza ovoidale si trova il condotto finestrato che permette di attingere acqua dalla sottostante cisterna. Al di sotto della stanza del primo piano, e dunque a livello del fossato, ci sono due locali semicircolari voltati e non comunicanti, ai quali si accede con due separate scale. Da uno di questi si imbocca il lungo "soccorso coverto", ossia il camminamento segreto costituito da 367 gradini che, scavato nelle viscere del vicino colle conduce alla piazza d'arme della sovrastante Rocca. Oggi il camminamento è aperto al pubblico. La stanza ellissoidale del secondo piano non presenta alcuna bocca da fuoco, bensì due strette aperture che permettono di controllare le antiche mura cittadine in parte atterrate durante il Novecento. Il Torrione si distingue rispetto alle antiche torri medioevali per essere molto elevato, ma decisamente più compatto, e per l’andamento curvilineo delle sue cortine. Le scale lumacate che scompaiono nel forte spessore delle murature conducono tanto al piccolo vano dal quale per mezzo di argani, veniva sollevato il ponte levatoio, quanto all'ultima stanza che si differenzia dalle altre per la sua copertura a capriate e che forse non è andata esente da rimaneggiamenti cinquecenteschi. L'intonaco reca graffiti uno stemma e il motto che recita "CARO MIO CONPAGNO AMA DIO E LA SUA MADRE SIGNORE CONTE RUBERTO [BOSCHETTI] SIGNORE ROSO RIDOLFIADI 24 DE NOVEMBRE 1519". L'ampio ballatoio presenta 58 caditoie per la difesa piombante, ora chiuse da botole di legno, e 15 feritoie. Il Torrione è oggi sede del Centro di Scultura Contemporanea ed ospita sculture di: Alamagno, Coletta, Gastini, Icaro, Kounellis, Lorenzetti, Mattiacci, Nagasawa, Nunzio, Paolini, Porcari, Uncini, Zorio.

Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

REGIONE

EPOCA

XV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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