Brignano Gera D’Adda (castello-palazzo Visconti)

CENNI STORICI

La permanenza ancor oggi del nome "castello" attribuito al Palazzo, fa supporre che l'originario nucleo difensivo di Brignano occupasse una porzione dell'attuale Palazzo Vecchio: le recenti opere di restauro hanno permesso di evidenziare strutture fortificate in prossimità di un preesistente ponte levatoio, le cui tracce sono visibili nella zona di raccordo tra Palazzo Vecchio e Palazzo Nuovo. Nel corso del XV secolo, con la definitiva investitura feudale fatta dal Duca di Milano Galeazzo Maria Visconti ai fratelli Pierfrancesco e Sagramoro, il fortilizio assume una connotazione maggiormente residenziale, avviando così la serie di interventi che porteranno, nel XVII secolo, alla completa trasformazione del Castello in Palazzo.

Benché i documenti d'archivio siano piuttosto scarsi di notizie circa gli edifici proprietà dei Visconti in Brignano, possiamo supporre che la sede residenziale dei feudatari fosse all'interno del Palazzo Vecchio, che in un documento del 1523 viene definito parte dei Signori Pallavicino e Ottone Visconti (del ramo di Sagramoro) e parte della Signora Antonia Visconti e del fu Signor Alfonso (del ramo di Pierfrancesco); nel documento citato ad un certo punto si rinviene una breve descrizione del (castello ovvero palazzo del luogo dì Brignano, con i suoi edifici (rustici annessi), sala, camere, quattro canepa solares, vari puthea, e con descrizione dei mobili rinvenuti. Un altro documento, datato 1551, cita il "Palazzo sito nel Borgo di Brignano", con tutti i "suoi edifici" tra cui la "cassina e stalla" e ancora altre "case, la colombara (torre colombaia), e altri edifici con corte, orto ovvero giardino" che confina con la strada pubblica ovvero la fossa del Borgo e con i beni di Pietro Francesco Visconti, con tutte le sue pertinenze. Tale descrizione, oltre a far supporre già l'esistenza di due complessi architettonici distinti (Palazzo Vecchio e Palazzo Nuovo) ci permette di immaginare il Palazzo Vecchio come un complesso di edifici di notevole estensione, arricchito dalla presenza di un orto ovvero un giardino, cioè un orto con fini anche ornamentali, oltre che puramente produttivi.

Un intervento di ampliamento che interessa la parte attualmente denominata Palazzo Vecchio può essere fatto risalire alla prima metà del XVII secolo: la conformazione delle facciate del Palazzo, la foggia delle cornici delle finestre e il sistema decorativo del soffitto a cassettoni del salone del piano nobile confermano tale attribuzione cronologica; tracce di affreschi seicenteschi emergono nelle sale del Palazzo, mentre la data 1675 riportata nella Sala del Trono indica che a tale epoca erano conclusi gli affreschi della stanza e quindi anche le strutture erano state completate. Sempre nella Sala del Trono sono visibili tracce di affresco precedenti ai dipinti datati 1675, a conferma dell'ipotesi che la costruzione del Palazzo può essere fatta risalire al XVI secolo, e che a tale epoca fosse già arricchito con motivi decorativi e ornamentali. Sicuramente già esistente nella seconda metà del XVII secolo anche la parte occidentale di Palazzo Nuovo: tracce di affreschi seicenteschi sono visibili nell'ala meridionale del Palazzo, mentre nell'ala ovest è ben visibile, in una sala del piano nobile, la data 1668.

L'intervento sicuramente più significativo e di cui abbiamo chiara memoria nelle testimonianze grafiche di Marc'Antonio Dal Re, è quello operato da Giovanni Ruggeri architetto romano, nei primi decenni del XVIII secolo. Dal Re, nella presentazione del Palazzo di Brignano, sottolinea la presenza in tale luogo di "due palagi cospicui", ovvero di due palazzi di notevoli dimensioni, che vengono unificati con l'intervento ruggeriano, L'unificazione, decorativa e fisico spaziale, viene attuata con la costruzione dell'anfiteatro d'ingresso che immette in Palazzo Nuovo, ma anche attraverso la realizzazione dell'articolato programma decorativo eseguito negli interni e negli esterni di Palazzo Nuovo e Palazzo Vecchio. Il secolo XVIII segna il grande splendore, ancora oggi visibile, di Palazzo Nuovo: viene realizzato il giardino scenografico e vengono affrescate interamente le quaranta sale, le gallerie e i quattro monumentali scaloni. Anche Palazzo Vecchio doveva essere arricchito con pregevoli cicli di affreschi e con un giardino ornamentale di notevole interesse, come testimoniano i disegni di Dal Re e come si può intravedere dalle tracce di dipinti ancora oggi presenti nelle sale. La minor fortuna di Palazzo Vecchio nei secoli successivi ne ha purtroppo segnato un degrado che ha contribuito alla perdita di preziose testimonianze pittoriche, di cui abbiamo un breve assaggio nelle scenografie dello scalone d'accesso alla Sala del Trono e nei trompe d'oeil che si possono ammirare nel portico e nelle sopraporte della loggia d'onore. Non firmati i dipinti dello scalone e delle sale di Palazzo Vecchio (eccezion fatta per i già citati ritratti della Sala del Trono, opera di F. Meda), benché una comune matrice narrativa e lessicale permetta di ascriverne la paternità ai fratelli Galliari, operativi a Palazzo Nuovo, come testimonia la firma prese

Bibliografia e Sitografia

https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Visconti_%28Brignano_Gera_d%27Adda%29

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XV sec.

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