CENNI STORICI
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Sede suggestiva e rinomata di feste e serate di gala, il castello Orsini-Odescalchi è oggi, anche e soprattutto, quello che era in passato: una splendida e suggestiva dimora, sorta in prima destinazione come fortificazione militare, che domina dall’alto sul borgo medievale e sul lago di Bracciano.
Tra XI e XV secolo, il castrum Brachianum, o Porcianum, come attestano alcuni documenti, è nelle mani dei potenti Prefetti di Vico. Probabilmente legati alla costruzione del nucleo più antico del castello, sono menzionati come signori di Bracciano in una carta del 10 gennaio 1234 dell’archivio degli Orsini. È a questi ultimi, però, che si deve la fortuna dell’edificio. Divenuti signori di Bracciano agli inizi del 1400, gli Orsini ampliano i loro possedimenti nel corso del secolo. Il 1470 è l’anno in cui, per volontà di Napoleone Orsini, si dà inizio alla costruzione del castello, nello stesso sito in cui sorgeva la Rocca dei Vico. I lavori vengono portati a termine in poco tempo e seguiti, dopo la morte di Napoleone, da suo figlio Gentil Virginio, personaggio di spicco nella storia di Bracciano e del castello. Una bolla papale del 1560 suggella lo splendore degli Orsini e il progressivo sviluppo del territorio: Bracciano è innalzato al rango di ducato. Le alterne vicende della famiglia si concludono quando, nel 1696, al termine di una parabola ormai discendente, Flavio, l’ultimo degli Orsini a detenere il titolo di duca di Bracciano, decide di vendere l’intero ducato agli Odescalchi, forse per rimpinguare le casse della famiglia. È da allora che, ad eccezione di una breve parentesi legata al possesso del territorio da parte della famiglia Torlonia, il castello di Bracciano lega la sua fortuna a quella degli Odescalchi che, nel corso dell’800, curano un accurato restauro dell’edificio.
Del tutto irregolare, la pianta del castello appare come un quadrilatero con uno degli spigoli che si allunga fino a disegnare un quadrilatero più piccolo. Due figure, quindi, che si intersecano formando un insieme poco armonico e del tutto asimmetrico, giustificato solo pensando alla presenza di due nuclei, cronologicamente così distanti, all’interno di una stessa costruzione. Il quadrilatero più piccolo, infatti, con la sua «torre mozza», ingloba la vecchia rocca dei Vico; attraverso il cortile e il camminamento di ronda, il nucleo più antico si collega al quadrilatero più grande: la costruzione voluta dagli Orsini. Dalla corte si accede anche alle antiche cucine. Ricche di arredi e tuttora specchio del passato sono, invece, le sale distribuite tra il piano nobile e il secondo piano. Tra le altre, la sala centrale, la cosiddetta Sala dei Cesari, si distingueva per la sua altezza di 15 metri: era un’unica sala che attraversava, in altezza, i due piani. Successivamente, la costruzione di un soffitto a mezza altezza ha consentito di ricavare un’altra stanza al piano superiore. Alla meraviglia suscitata da mobili, ceramiche, armi medievali e dipinti conservati all'interno del castello, si aggiunga la presenza di ricchi affreschi, come quelli nella Camera Papalina (detta così perché nel 1481 ospitò Sisto IV in fuga da Roma in preda alla peste) decorata dagli Zuccari, o quelli nella Sala del Pisanello, nonché di brillanti soffitti a cassettoni restaurati, ricostruiti o originali, come quello della Camera di Isabella.
Bibliografia e Sitografia
©2001 Marisa Depascale. La foto riquadrata è tratta dal sito www.comune.bracciano.rm.it.
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