Arsoli (castello Massimo)

CENNI STORICI

Il Castello si erge a strapiombo sulla roccia nei lati che guardano il paese di Arsoli, mentre dall’altro lato si affaccia sul parco con i bellissimi giardini all’italiana. Un viale con accesso dal cancello nel paese di Arsoli conduce, attraversando i giardini, al grande piazzale, da cui si sale al castello. Il salone principale con gli affreschi settecenteschi di Marco Benefial, raffiguranti le nozze di Perseo e Andromeda e i paesaggi dei feudi dei Principi Massimo, di grande bellezza ed importanza artistica; due piccole sale e la sala d’Ercole, sulle cui quattro pareti sono raffigurate le fatiche del mitico eroe, mentre gli affreschi delle volte sono attribuiti ai fratelli Zuccari. In fondo al salone principale è situato un appartamento di rappresentanza. Alle quattro sale si accede dalle due armerie che, con i grandi ritratti dei principi e delle loro consorti, fiancheggiano il giardino pensile, piccolo giardino rigoglioso, con una fontana circondata da piante di limoni, glicine, iris e fiori di ogni sorta, che si affaccia da una straordinaria altezza sul parco sottostante, dominato dalla statua di epoca romana raffigurante la Dea Roma. Sul giardino pensile da anche la piccola cappella. Il castello di Arsoli nasce nel X secolo come convento fortificato dei Benedettini di Subiaco e nel 1574 diventa proprietà della famiglia dei Principi Massimo, per opera di Fabrizio Massimo che comprò il feudo dalla famiglia Zambeccari. Fu san Filippo Neri, padre spirituale e amico di famiglia, a consigliarne l’acquisto, sperando che l’aria di quel luogo potesse giovare alla salute cagionevole del figlio del Principe Fabrizio, Paolo, come documentato anche da un iscrizione nell’armeria del castello: ”DIVI FILIPPI NERI CONSILIUM / FELICITATEM / DEDIT ET SERVAVIT”.

Fabrizio Massimo, primo signore di Arsoli, fu un feudatario illuminato, portò innumerevoli benefici e migliorie al paese; restaurò le chiese, costruì un acquedotto, volle la redazione di un nuovo statuto cittadino, fece impiantare fabbriche e manifatture, con la formazione di una corporazione di arti e mestieri e fece bonificare i terreni per incrementare l’agricoltura; fu l’artefice di una nuova condizione socio-economica del paese di Arsoli. Restaurò infatti il castello, avvalendosi dell’opera dell’architetto Giacomo Della Porta a cui affidò anche la costruzione della importante chiesa del S.S. Salvatore. Il castello acquisì un uso di vita rinascimentale, arricchito da affreschi, giardini e da un teatro in cui gli stessi arsolani potevano assistere ad alcuni spettacoli. Da allora per vari secoli è rimasto il fulcro di un feudo importante per la famiglia Massimo, che ne ha sempre curato l’aspetto culturale e politico, con l’aiuto delle parentele e relazioni con l’Italia e l’Europa e gli incarichi politici presso i pontefici del tempo, e che si riflettono nello sviluppo del paese e nei numerosi successivi interventi architettonici sul castello, seguendo la moda dell’epoca. Così nascono gli affreschi settecenteschi di Benefial del salone principale, il romantico giardino pensile, gli apporti ottocenteschi di gusto neogotico tedesco di Maria Cristina di Sassonia, moglie di Massimiliano Massimo, che ha anche voluto i giardini all’italiana nel parco davanti al castello come dono al suo consorte.

Bibliografia e Sitografia

http://www.castellodiarsoli.it/castello.htm - http://www.castellodiarsoli.it/storia.htm

Articoli di approfondimento

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X sec.

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