CENNI STORICI
«...Attualmente di esso [circuito murario] resta solo l'intero lato meridionale (quello cioè parallelo a Via Sannitica, e che esternamente guarda nel terreno detto Corte dei cavalieri); un piccolissimo tratto di quello orientale (ossia lungo Via della Corte), ed infine una piccola parte di quella rivolta a occidente (verso Via delle Grazie). Come appare dalla pianta che abbiamo cercato di ricostruire con la massima fedeltà ed esattezza, esse presentano (o meglio presentavano la forma di un trapezio isoscele, con la base maggiore costituita dal lato occidentale, quella minore dal lato orientale, e i due lati leggermente convergenti formati rispettivamente dai tratti settentrionale (lungo l’Appia) e meridionale (che guarda verso la chiesetta, detta Nunziatella. L’orientamento ora indicato, per motivi di semplicità, è solo approssimativo. Il lato Sud, misurato fra i centri delle due torri d’angolo, si estende per una lunghezza di metri 140. Presenta quattro cortine separate fra loro da cinque torri equidistanti, delle quali quella centrale leggermente più piccola, é a pianta quadrata, mentre, delle altre quattro, le due estreme sono a pianta circolare e le due intermedie a pianta semicircolare. Di metri 115 era il lato orientale con due torri intermedie. Di queste ne rimane una soltanto. Il lato occidentale(che guarda cioè verso Arienzo) misurato sempre fra i centri delle due torri d’angolo, presentava quasi la stessa lunghezza di quelli settentrionale e meridionale, ossia circa 140 metri. Fra le torri d’angolo aveva altre due torri intermedie, e fra queste ultime, a centro, l’unico ingresso al paese, che di sera veniva chiuso con grossi e robusti battenti, scomparsi nella seconda metà del secolo scorso. Siccome erano proprio le porte a subire i primi attacchi nemici é evidente che anche questa di Arpaia fosse, oggetto di cure particolari. Così questo ingresso lo vediamo aprirsi da una torre speciale assai più robusta delle altre.
Esternamente, al di sopra di questa porta, é ancora visibile il segno di una grande lapide che recava scolpito, assieme a qualche iscrizione lo stemma di chi l'aveva costruita o restaurata. Il lato settentrionale era separato dalla Via Appia mediante un grosso e profondo fossato naturale che raccoglieva le acque provenienti dalla montagna e dalla zona, allora incolta formata dall'attuale Piazza Ponzio Sannita (chiamata ancora oggi dal popolo Piazza Vallone) e dai terreni circostanti. Le persone anziane ricordano ancora detto vallone, benché molto rimpicciolito per il continuo depositarsi di pietre e terriccio, trasportatovi dalle acque lungo il corso dei secoli. Le mura, anche dagli altri tre lati, erano circondate da una simile protezione; di detto fossato adesso non esiste nessuna traccia. Quelle anzi del lato meridionale (Corte dei Cavalieri), bloccando la discesa del terreno alluvionale, che vi si è andato lentamente ammassandosi, vengono oggi a trovarsi sottoposte in alcuni punti anche più di un paio di metri. Il fossato lungo il muro occidentale veniva attraversato originariamente per mezzo di un ponte levatoio, che in seguito molto probabilmente diventò fisso. Ancora oggi l’espressione “fuori il ponte” usata comunemente dal popolo per indicare lo spazio esterno alle antiche mura in corrispondenza alla porta d’ingresso al paese, dimostra l'esistenza negli scorsi secoli e del fossato e del ponte. L’arco in tufi, in corrispondenza di Piazza del Popolo, venne costruito circa 70/80 anni or sono, allorché ivi vennero rotte le vecchie mura, per mettere in comunicazione via S.Angelo con la suddetta Piazza e con Via delle Grazie. L’ingresso al paese anticamente era uno soltanto, ossia quello dalla porta di cui abbiamo parlato. Lungo tutto il perimetro delle antiche mura (circa 535 metri) non rimane alcuna traccia di merli, parapetti, mensole, caditoie ecc... che certamente non potevano mancare, e che sono andate, assieme alla parte alta delle medesime, completamente distrutte. ...».
Bibliografia e Sitografia
http://www.comune.arpaia.bn.it/oc/oc_p_elenco.php (da “La nostra Parrocchia”, marzo-aprile 1976).
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