Ariano Irpino (castello normanno)

CENNI STORICI

«"Essere esta Ciudad la cabeza mas populosa, unica de Demanio dentro de la provincia del principato Ultra, de summa importancia para el Reyno de Naples; plaza desarmas, munida de anriquamente con castillo muis grande con valguardas, fossos, muros y otros fortinos, que non solamente sierve de riparo de a quella provincia, ma des otras, che tien oblicacion a su reparo, quando el reyno fuosse occupado des armas eneimgos, loque dios non quiera". Il documento del Consiglio di Castiglia al tempo di Filippo IV di Spagna e di Napoli (cfr. Vitale, Storia della Regia città di Ariano e sua Diocesi, Salomoni - Roma 1794) descrive Ariano, città molto popolosa, unica nelle Provincia del principato Ultra e di grande importanza per il regno di Napoli, con piazza d'armi e con un antico castello di non facile espugnazione, munito di torri di avvistamento, fossati a secco, mura e fortini, il quale non serve soltanto da difesa a quella provincia, ma soprattutto è il baluardo del regno, allorquando fosse minacciato dalle armi nemiche. Il castello edificato in una posizione strategica e di difficile accesso, circondato da barriere naturali, scoscendimenti e dirupi, domina le valli dell'Ufita, del Miscano e del Cervaro, e, dalla sommità, le cedette spaziavano nel vasto giro dell'orizzonte, da un lato verso i territori beneventani e di Montefusco, dall'altro verso la piana di Camporeale e le gole pugliesi. Non solo l'asprezza del luogo e la robustezza delle solide mura lo resero impenetrabile, quanto la intrigata rete di vie sotterranee, che scorreva al di là delle mura (Madonna di Loreto, Guardia e Pasteni). E la storia dei lunghi assedi ne dà atto; lo stesso re Ruggiero nel 1139 assediò la città, ma ben presto si convinse che il castrum era imprendibile, tolse l'assedio e l'ira lo indusse a devastare tutto ciò che incontrava durante la ritirata, anche se nel 1140 entrerà in Ariano come possessore.

Ha forma trapezoidale, munito di quattro torri troncoconiche, comunicanti tra di loro tramite corridoi che si aprono lungo le mura perimetrali. Alla sommità sfida il tempo l'antico rudere del mastio, da cui, come asseriscono antichi autori, si scorgeva attraverso la gola di Monteleone, il Golfo di Manfredonia. I muri di cortina sono muniti di contrafforti, ora interrati, che partendo dall'attuale piano di calpestio, terminano a circa sei metri sul punto iniziale della scarpa, come da saggi condotti sul lato Sud-Est (lato prospiciente al monumento del Parzanese), durante il primo restauro. Le torri sono composte di due vani, uno superiore e l'altro inferiore, che prendono luce ed aria da bocchettoni cilindrici o talvolta biconici. Ancora visibili le caditoie, intercalate dagli orecchioni, questi ultimi usati per le comunicazioni rapide fra le milizie operanti lungo le merlature e le postazioni nei piani sottostanti. La metà dell'attuale fortezza è interrata e, chi visita la torre Est, a cui si accede nel piano inferiore tramite due rampe di scale, si accorge di trovarsi al di sotto del livello stradale. Nel vano interrato si aprono tre ambienti, con postazioni a semiluna, con feritoie per colubrine medie passavolanti, le cui gittate erano "radente uomo". Sul lato Sud, tra la torre della Madonna degli Angioli e quella si S.Elziario, così denominate dalla tradizione, si apriva nella prima cinta, un primo ingresso con fossato e ponte levatoio, e nella seconda, la porta principale con secondo fossato ed altro ponte levatoio. Infatti l'inventario dei beni esistenti nel castello, redatto nel 1585 (Prot. di Not. Giovanni Francesco Attanasio; vedi Vitale op.cit), porta: "In primes uno Ponte rutto e fracassato / in lo primo ingresso con ligname fracido, / e quasi inaccessibile. / Item un altro Ponte nella Porta principale, / di detto Castello. similmente rotto, / et marcito et quasi inaccessibile"».

Bibliografia e Sitografia

http://www.comune.ariano-irpino.av.it/ariano/castello.htm (a cura di Nicola D'Antuono, da Progetto Itinerari Turistici Campania Interna. La Valle del Miscano, vol. II, Poligrafica Ruggiero, Avellino dicembre 1995)

 

Articoli di approfondimento

CITTÀ

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EPOCA

XVII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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