CENNI STORICI
«Un primo documento certo che parla della zona del Col di Lana e Livinallongo è del 1005 nel quale risulta appartenere alla contea della Pusteria. Tuttavia tracce e reperti attestano che la frequentazione del luogo si perde nella notte dei tempi, come testimoniato anche dal non lontano sito archeologico del Mondeval e dai forni fusori proprio presso il masso del castello. Con ragionevole certezza un castello esisteva già prima del 1027 quando Corrado II il Salico dona ai Vescovi di Bressanone un vasto territorio tra Livinallongo e Colle Santa Lucia (nome recente raggruppante alcuni paesotti a sede comunale), ma non il castello e le sue pertinenze. Si ipotizza un castelliere o un mansio di fattura tardo-romana e la riedificazione, poco prima del 1000 (dopo le successive ondate barbariche che sicuramente hanno distrutto il preesistente manufatto), ad opera di una potente famiglia locale, i Pouchenstein, per contrastare le dispute con i confinanti arroccati sui castelli di Avoscan e Rocca Pietore. Un erede di questa potente famiglia, nel 1200, vende il castello con le pertinenze ed il territorio circostante al Principe-Vescovo di Bressanone Conrad Von Rodenegg. Da allora in poi il castello apparterrà ininterrottamente ai vescovi fino al 1803 quando il Principato Vescovile venne soppresso. Ma non sarà una storia tranquilla, né facile. Già nel 1221 il vescovo insedia un suo nipote come vassallo e amministratore del castello e delle proprietà terriere. Qualche anno dopo altri suoi nipoti, Paul e Nicolaus Schoneck, compiono atti indicibili ed orrendi delitti e tiranneggiano la popolazione locale. È costretto all'intervento armato pure il Conte del Tirolo che deferisce i due 'bravi' e li costringe all'esilio e confisca tutti i loro beni nelle circostanti valli, ma non il castello che resta comunque a disposizione della famiglia Schoneck che di fatto si impossessa dei diritti dell'illustre vescovo. Probabilmente per necessità economiche nel 1331 i diritti d'uso, ma non la proprietà, che nominalmente appartiene ancora ai Vescovi di Bressanone, vengono ceduti alla famiglia degli Avoscagno rappresentata da Guadagnino, insediati ad Avoscan di San Tomaso Agordino.
È proprio in queste cruente lotte tra potenti famiglie locali che, nel 1350, il castello viene assediato ed assaltato con successo da Corrado Gobel che mette in fuga gli Avoscagno e consegna castello e diritti al legittimo proprietario, il Vescovo. Segue un periodo in cui il feudo viene concesso ad alcune nobili famiglie, tra cui gli Stuck, i Wolkenstein ed i Villander, che lo usano più come 'residenza di villeggiatura' e per il controllo delle attività agricolo-pastorali locali che per veri e propri fini militari. Strategicamente è importante anche perché si trova lungo la 'Strada della Vena' che collegava i siti minerari della zona, particolarmente quello del Fursil di Colle Santa Lucia. Dal 1416 il vescovo si riserva la gestione 'diretta' del manufatto e del feudo circostante, ed insedia una propria guarnigione militare con un capitano alla proprie dipendenze. Il Castello viene usato regolarmente dai Vescovi per 'villeggiatura' ma serviva, e abbastanza spesso, come sicuro rifugio in caso di situazioni di pericolo nelle numerose contese con gli scomodi vicini, primo tra tutti il Conte del Tirolo, o durante le numerose guerre come nella 'guerra dei contadini' del 1525. Nei periodi tranquilli invece, venivano ospitati illustri personaggi e serviva da dimora di rappresentanza. Dopo l'uragano napoleonico, nel 1803 il Principato dei Vescovi di Bressanone viene soppresso e le proprietà secolarizzate ed assoggettata definitivamente l'intera regione. Il castello diviene proprietà del governo austriaco. Privo di qualsiasi altra funzione strategica e relativamente in cattivo stato di manutenzione, nel 1853 viene venduto ad un privato locale che lo vede più come una specie di 'miniera' per ricavarne materiali da costruzione e legname che come 'bene culturale'. Il castello viene in parte demolito, le travature usate come materiale da costruzione per le case o addirittura come legna da ardere e così pure trovarono miserevole fine la grandissima, e probabilmente preziosissima, mole di suppellettili, mobilia, quadri e la notevole dotazione di materiale storico e cartaceo, serviti per anni ad accendere i fuochi delle stufe e dei caminetti delle case circostanti, come raccontano leggende locali. È storia comune del nostro imponente patrimonio storico-artistico, tutto sommato è andata meglio a quello 'rapinato' dai vari conquistatori, non ultimo Napoleone, e finito nelle raccolte private o nei musei di mezza Europa. ... Il castello di Andraz è di proprietà della Regione del Veneto».
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XIII sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Restaurato
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