ADELFIA, CASINA DI DON CATALDO O MASSERIA FASCINA

CENNI STORICI

Questa costruzione rientra nella categoria delle Masserie-Castello e si trova nel comune di Adelfia nella provincia di Bari.

Fu costruita nel 1600, dal marchese di Laureto, Carlo Tommaso de Nicolai, che volle questo edificio per risiedervi, avendo deciso di ritirarsi in campagna per poter condurre personalmente l’attività agricola della sua proprietà. Il figlio del marchese, Cataldo, pure condusse vita di campagna, ma per motivi di salute. A lui si devono alcune aggiunte edilizie, che ne definirono ancora di più il carattere di castello. Il complesso fu poi lasciato in eredità alla famiglia Fascina.

Si tratta di un’imponente costruzione di gusto classico, caratterizzata da una splendida doppia scalinata che conduce alla loggia, e all’ingresso. Su entrambi i lati si ammirano due torrioni. L’edificio è circondato da uno spesso muro, che comprende anche i resti di quella che fu la cappella, ora completamente distrutta. La masseria si distingue dalle altre anche per la pietra a bugnato con cui è stata costruita, che mette in risalto la maestria di chi ha progettato il palazzo, riuscendo a fondere le esigenze residenziali e quelle agricole.

Nella sala centrale del primo piano dell’edificio, sulla volta e sulle pareti, si possono ancora ammirare delle bellissime decorazioni che si riferiscono all’ Orlando Furioso. Al piano terra troviamo gli ambienti destinati al lavoro agricolo e alle stalle. Contrariamente ad altre masseria Don Cataldo non ha subito trasformazioni essenziali nel corso dei secoli.

La masseria è stata in attività fino ai primi anni del Novecento, ma ora è completamente abbandonata ed in rovina. Avrebbe bisogno di un attento restauro e se fosse possibile, di un vincolo da parte della sovrindentenza ai beni culturali ed ambientali.

 

Alla collaborazione finanziaria di Don Cataldo Nicolai, prima uditore del Cardinale Casonio e poi eminente ecclesiastico, si deve l’acquisto del feudo di Canneto per 75.066 ducati, già di proprietà del signore del luogo Gian Giuseppe Gironda. Sempre allo stesso eminente Don Cataldo si deve l’ampliamento e l’armonizzazione della Casina di villeggiatura, a poco più di un chilometro da Canneto, verso Bitritto, da allora già denominata “Casina di Don Cataldo” o anche “Casina di Monsignore”. In realtà è un castello in viva pietra bianca locale a pianta regolare, quasi quadrata, con quattro torrette a forma semicircolari, con balconate angolari e diverse finestre di adeguato stile architettonico e di equilibrata armonia.

Cagionevole di salute, Don Cataldo, trascorse i suoi ultimi anni di vita nella quiete di questa “Casina”, mercé la concessione dei superiori dell’ordine monastico di appartenenza (Compagnia di Gesù). Fu appunto in questa dimora extraurbana che Don Cataldo scrisse le sue pergamene con le quali sono tramandate le origini di Canneto e di Montrone. Storia scritta nel periodo cui la Casina di Monsignore aveva certamente il suo massimo splendore e la sua ricchezza artistica. Adesso, anche se quasi irriconoscibile, sulla facciata principale spicca un enorme affresco raffigurante una scena agreste. Quasi irrecuperabili sono gli enormi e pregiati affreschi raffiguranti scene tratti da poemi rinascimentali.

L’Avvento borbonico e la caduta dei Nicolai ha menomato tutto l’antico splendore del castello, attualmente volgarmente chiamato col nome degli ultimi titolari: “Castello Fascina”.

Bibliografia e Sitografia

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Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XVII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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