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Fiorentino

Il sito archeologico di Fiorentino (Foggia).
 
La città di Fiorentino (nel medioevo Florentinum) conosciuta anche come Castelfiorentino o Castel Fiorentino, nota ai più per essere stato il luogo ove il 13 dicembre 1250 si è spento l’Imperatore Federico II, in questi ultimi anni è stata al centro dell’attenzione di archeologi e storici.

La cosiddetta Torre di Fiorentino, foto di Alberto Gentile.


Gli scavi archeologici (1982-1992), condotti dall’Università di Bari e dall’Ecole française di Roma, diretti dai francesi Françoise Piponnier e Patrice Beck e coordinati dalla professoressa Maria Stella Calò Mariani, hanno evidenziato elementi che fanno pensare a Fiorentino come una sede importante, una vera e propria cittadella con una cattedrale, una zona urbana e, nella parte ovest, il “Palatium” dell’Imperatore.
 

Collocazione di Fiorentino all’interno della Capitanata.
Veduta satellitare di Fiorentino – Google Maps

Ubicazione
I resti dell’antico abitato di Fiorentino si trovano in agro di Torremaggiore (FG), a 9 km a sud di questa Città, sull’estremo versante ovest di una collina detta dello Sterparone: uno sperone interfluviale delimitato a nord dal Canale della Bùfola (o Bufala o Bùffala) e a sud da un piccolo corso d’acqua detto il Canaletto. (Raggiungibile da San Severo percorrendo la strada che porta a Castelnuovo della Daunia).

“Città di Frontiera”
Fiorentino vanta un’origine in comune con altre “città di frontiera” volute dai Bizantini: infatti, agli albori dell’XI secolo gli imperatori bizantini tentarono di consolidare i loro possedimenti in Italia meridionale continuamente minacciati dai Longobardi a nord e dagli arabi a sud. Per attuare tale piano, i Catapani inviati da Bisanzio si lanciano alla conquista della Daunia, al fine di spostare i malsicuri confini del Thema di Longobardia (suddivisione amministrativa dell’epoca), segnati dal fiume Ofanto, verso quelli meglio difendibili delimitati dal corso del Fortore. Nascono così, tra il 1018 ed il 1040, grazie alla febbrile attività edificatoria dei Catapani Basilio Bojohannes e dell’omonimo suo figlio, numerose città-piazzeforti con il compito di munire la nuova frontiera di efficaci baluardi contro incursioni e razzie, ripopolando il Tavoliere, allora semideserto.
Questi centri neoformati, quali Fiorentino, Troia, Dragonara, Civitate, Montecorvino, Tertiveri e Devia, furono da sùbito elevati a sedi vescovili, ad eccezione di Devia.
Le città fondate dai due Catapani con lo scopo di difendere la nuova frontiera dalle sortite longobarde, in realtà avrebbero poi dovuto servire a fronteggiare razziatori d’altra provenienza: i Normanni, assoldati dai Longobardi. Nel tardo Medioevo questi siti sono stati abbandonati (tranne Troia), andando a costituire così un interessante patrimonio archeologico.
 
Cronologia
Fiorentino fu baluardo dei Bizantini nell’XI secolo, contea Normanna nell’XII, nel XIII secolo, con gli Svevi, entrò a far parte del demanio, mentre gli Angioini la diedero in feudo.
 
L’abitato
I ruderi di Fiorentino erano leggibili e misurabili ancora nel secolo scorso, quando il Fraccacreta li studiò. Le case dovevano affollarsi le une accanto alle altre, fino a schiacciarsi contro le mura di cinta, ma avevano dimensioni maggiori di quelle finora supposte, come hanno acclarato gli scavi archeologici recentemente eseguiti.
Costruzioni artisticamente di rilievo e di dimensioni imponenti erano la cattedrale ed il palazzo di Federico II.
La strada principale era detta “magna platea” ad essa doveva corrispondere almeno un’altra strada di minore larghezza, forse parallela, come la “platea vicinalis”. Le rimanenti vie erano strettissime e dovevano formare un dedalo e si riversavano nella strada principale.
In epoca normanna la città conobbe un’apprezzabile espansione urbanistica con la nascita di un sobborgo, il “Carunculum”, situato ad est dell’abitato, che in definitiva era l’unico versante in cui si poteva edificare. In questo periodo tutti gli spazi liberi (i casalina) vengono invasi dalle abitazioni che non risparmiano nemmeno il vallo che circondava il castello.
Solo la luce che proveniva dalle strade illuminava i vari ambienti delle case, non essendovi cortili né giardini interni.

Resti della Domus di Fiorentino – foto di Alberto Gentile.

I Normanni eressero, sull’estremità più alta della collina, un piccolo castello, che successivamente Federico II fece trasformare nel suo “Palatium”. Esso divenne uno dei “loca Sollaciorum” (luoghi di svago), dove trascorrere il tempo dedicato alla caccia e al riposo. La domus (collocata nel lato ovest della collina) con l’ingresso principale che volge a sud, presenta una forma di rettangolo imperfetto della lunghezza di 29 metri e della larghezza di 17 metri, diviso in due grandi ambienti, con muri rivestiti da belle pietre squadrate ed un pavimento in “opus spicatum” (spina di pesce) di terracotta, con due camini. Inoltre, sono stati trovati all’interno frammenti vitrei policromi, frammenti di capitelli e colonnine forse appartenute a finestre, monete di epoca federiciana.
Probabilmente il palazzo aveva uno o due piani superiori, ciò è ipotizzabile dal grosso spessore delle pareti. Il palazzo era delimitato da un largo fossato.  
 
Nelle abitazioni di Fiorentino sono state trovate, oltre a ceramiche, vetri e colonne, molte fosse granarie o cisterne.
 

 
Rovine della Cattedrale di Fiorentino (Disegno di Victor Baltard del 1844).
 

A sud della strada principale nella zona urbana si trova la Cattedrale, una chiesa ad una sola navata e monoabsidale, intitolata al santo patrono del popolo longobardo, l’Arcangelo Michele; infatti, la popolazione di Fiorentino e delle altre città piazzeforti era composta prevalentemente da famiglie di origine longobarda, le uniche reclutabili in zona dai Bizantini per popolarle. In Fiorentino vi erano ben dodici chiese.
Nella parte orientale del sito, nella zona al confine tra la città ed il sobborgo “Carunculum”, è collocata la Torre ancora parzialmente conservata in altezza, che poggia su uno zoccolo tronco piramidale.

Torre – foto di Alberto Gentile.

Le mura della torre sono ora composte da mattoncini disposti in filari regolari (in origine, il basamento murario era costituito da una cortina lapidea a conci squadrati), l’interno mostra una copertura a crociera costolonata.
Il degrado di Fiorentino iniziò già nel XIII secolo: nel 1255 le truppe del Papa Alessandro IV attaccarono Fiorentino, rimasta fedele agli Svevi, distruggendola; poi gli Angioini, dopo averla parzialmente ricostruita, la usarono solo per scopi militari. Nel 1300, iniziò la spoliazione del sito fino alla totale rovina. Tra gli elementi asportati vi è la gran lastra di marmo, usata come piano dell’altare maggiore nella Cattedrale di Lucera, che si dice fosse la mensa di Federico.
 

Particolare ravvicinato della Torre – foto di Alberto Gentile.
Sito archeologico di Fiorentino – cartello con informazioni 
Sito archeologico di Fiorentino – cartello con informazioni relativo agli scavi – descrizione dei reperti archeologici trovati.
 Castel Fiorentino: sulla destra si vedono bene la torre e la stele ottagonale. Sulla sinistra i resti della domus.
Cippo marmoreo posto sulla collina di Fiorentino (foto di Michele Solimando). 
«Cecidit sol mundi qui lucebat in gentibus» (è caduto il sole del mondo, che riluceva in mezzo alle genti). Con questa frase Manfredi comunica al fratellastro Corrado la scomparsa del padre Federico II.

 

Bibliografia:


  • Fraccacreta M., Teatro topografico-storico-poetico della Capitanata, Forni Editore, Napoli 1828.
Autori Vari, Fiorentino, Campagne di scavo 1984 – 1985. Galatina (Lecce) 1987.

  • Roberto Matteo Pasquandrea, Fiorentino: una città bizantina di frontiera (XI-XIV sec.) in Profili della Daunia antica, a cura del Centro FG/31 (CRSEC Foggia), Foggia, 1986.
  • 
G. de Troia, Foggia e la Capitanata nel Quaternus Excadenciarium di Federico II di Svevia, Foggia, 1994.

  • Martin J. M., Cuozzo Errico, Federico II Le tre capitali del regno Palermo – Foggia – Napoli, Napoli, 1995.

  • Martin J. M., L’apporto della documentazione scritta medievale, in: Fiorentino, Cogendo Editore, Galatina 1984.

  • Autori Vari, Fiorentino, Campagne di scavo 1984 – 1985. Galatina (Lecce) 1987.

  • P. Beck, M. S. Calò Mariani, C. Laganara Fabiano, J. M. Martin, F. Piponnier, Cinq ans de recherches archélogiques à Fiorentino, in Mélanges de l’Ecole Française. Moyen Age, 1989.
  • CASTELFIORENTINO Francesco Paolo Maolucci Vivolo – Bastoni 2008

©2022 Alberto Gentile

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Castello di Dragonara

Veduta d'insieme del castello di Dragonara visto dalla via di accesso principale.
Veduta d’insieme del castello di Dragonara.
Antico disegno del castello di Dragonara (autore sconosciuto).

Epoca: XI secolo.

Conservazione: attualmente il castello è adibito ad uso agricolo.

Come arrivarci: pur essendo a pochi chilometri da Torremaggiore, si trova in agro di Castelnuovo della Daunia, vi ci si arriva uscendo dall’autostrada A14 Bologna-Taranto, al casello di San Severo, proseguire per Torremaggiore. Giunti a Torremaggiore imboccare la Strada Provinciale 11 Torremaggiore per Casalnuovo Monterotaro, proseguire in direzione Casalnuovo per 12,5 Km, per poi svoltare a destra su una strada di campagna sterrata per 1,5 km circa.

Immagine tratta dalla mappa di Google.
Collocazione di Dragonara in una antica mappa.

Cenni storici.

“Città di Frontiera”
Dragonara ha un’origine in comune con altre “città di frontiera” volute, agli albori dell’XI secolo, dagli imperatori bizantini: questi cercarono di consolidare i loro possedimenti in Italia meridionale minacciati dai Longobardi a nord e dai saraceni a sud. Per attuare tale piano, i Catapani inviati da Bisanzio s’impegnano in un nuovo “incastellamento” della Daunia, al fine di spostare i malsicuri confini del Thema di Longobardia (suddivisione amministrativa dell’epoca), segnati dal fiume Ofanto, verso quelli meglio difendibili delimitati dal corso del Fortore. Nascono così, tra il 1018 ed il 1040, grazie alla attività edificatoria dei Catapani Basilio Bojohannes e dell’omonimo suo figlio, numerose città-piazzeforti con il compito di munire la nuova frontiera di efficaci baluardi contro incursioni e razzie, ripopolando il Tavoliere.
Tra questi centri neoformati, oltre a Dragonara ricordiamo Fiorentino, Civitate, Troia, Montecorvino, Tertiveri e Devia.
Tutte le città fondate dai due Catapani, nel tardo Medioevo sono state abbandonate, ad eccezione di Troia.
Per la sua importanza strategica alla iniziale fabbrica bizantina, che comprendeva anche due cinte concentriche di terra battuta, si aggiunsero le opere costruite successivamente dai Normanni e dagli Svevi e dagli Aragonesi.
Alcuni documenti attestano che Dragonara fu anche sede episcopale; i suoi vescovi svolsero compiti importanti e la sua diocesi venne ereditata dalla Diocesi di San Severo nel 1580. Dai suoi vescovi dipendevano molti centri; tra questi ricordiamo anche l’abbazia di Santa Maria di Tremiti. Dragonara nel 1255 subì la stessa sorte di Fiorentino rimanendo rasa al suolo ad opera delle truppe di papa Alessandro IV.

Alle spalle del castello di Dragonara c’è una piana e subito dopo un bosco. Nella zona pianeggiante era situato il centro urbano della città fortificata di Dragonara. Al di là del bosco scorre il fiume Fortore e oltre il Fortore c’è il confine con la regione Molise.


Cronologia
Dragonara fu baluardo dei Bizantini nell’XI secolo, successivamente nell’XII è passata ai Normanni, nel XIII secolo, agli Svevi, successivamente agli Angioini e agli Aragonesi, in seguito alla famiglia di Sangro.

Il Castello
Dell’antica città di Dragonara rimane solo il castello, in pietre squadrate ed abbozzate, che si erge sulle prime pendici del sub-appennino dauno. Attualmente il castello, dopo gli innumerevoli rimaneggiamenti, si presenta di forma rettangolare, con un cortile interno, 3 torri cilindriche ed una quadrata; un’altra torre cilindrica, isolata, è posta ad una certa distanza dal medesimo. Questa torre, vuota all’interno, sembra che non avesse nessuna porta di entrata, salvo quella praticata in epoca recente per adibirla a stalla. Forse per accedere al suo interno si usavano scale mobili oppure, secondo alcuni, un passaggio sotterraneo di collegamento tra il castello e la torre.

Una torre cilindrica.
Altra veduta d’insieme del castello.
Lateralmente al castello è visibile una torre di forma cilindrica isolata dal fabbricato del maniero.
La torre cilindrica esterna e vicina alla torre quadrata che inizialmente doveva essere cilindrica e che fu modificata dalla famiglia di Sangro.
Sulla facciata anteriore della torre quadrata sono posti, nella zona centrale, lo stemma della famiglia di Sangro e una lapide.
Stemma della famiglia di Sangro.
Questa lapide testimonia che nel 1769 il castello è stato ristrutturato dalla famiglia di Sangro e che in particolare una delle quattro torri è stata modificata da cilindrica a quadrata.
Veduta d’insieme del castello, foto scattata in estate.



Bibliografia:
R. M. Pasquandrea: Fiorentino: una città bizantina di frontiera (XI-XIV sec.), in Profili della Daunia antica, a cura del Centro FG/31 (CRSEC Foggia), Foggia 1986.
L. Sansone Vagni, Raimondo di Sangro Principe di San Severo, Editrice Bastogi, 1992.
M. S. Calò Mariani – A. Ventura – A. Muscio – A. Altobella – J. M. Martin – P. Corsi – L. Pellegrini – U. Kindermann – E. Ciancio – A. Pepe – G. Onofrio – E. Catello – C. Laganara Fabiano, Capitanata Medievale, Claudio Grenzi Editore, Foggia 1998.


©2022 Alberto Gentile (testo e foto)