CENNI STORICI
La costruzione del castello iniziò nel 1490, sui resti di una antica villa romana, in un'area strategica da cui si domina il vasto specchio di mare che si estende dal golfo di Pozzuoli all'acropoli di Cuma, con veduta di Capri, Procida ed Ischia. Era l’epoca delle incursioni saracene, ed il re di Francia Carlo VIII minacciava di invadere il Regno. Per ordine di Re Alfonso II d'Aragona (1448-1495), fu quindi avviato un programma di fortificazioni difensive del golfo di Napoli, a protezione della costa flegrea e della capitale del Regno. Il castello di Baia fu edificato sul promontorio e venne munito di mura, fossati e ponti levatoi, che lo rendevano pressoché inespugnabile. Rappresentò quindi per molti secoli, insieme alle fortificazioni di Pozzuoli (Rione Terra) e Nisida, un limite invalicabile, impedendo l'avvicinamento delle flotte nemiche e lo sbarco di truppe che avrebbero potuto assalire Napoli con una manovra di aggiramento. La costruzione del sistema difensivo fu affidata all’architetto Francesco di Giorgio Martini. La fortezza di Baia si sviluppa su una superficie di 45.000 mq e raggiunge l'altezza di 94 m sul livello del mare. Il 29 settembre 1538 la terribile eruzione (l’ultima dei Campi Flegrei), che nel corso di una sola notte diede origine al Monte Nuovo, provocò lo sprofondamento della fascia costiera, con effetti devastanti per tutti i Campi Flegrei, e causò gravi danni anche al Castello di Baia. Il vicerè don Pedro Alvarez de Toledo, marchese di Villafranca (cui si devono tante opere pubbliche, quale il riassetto urbanistico di Napoli) fece ricostruire ed l'ampliare il castello, che così acquisì l'aspetto attuale. Il Castello di Baia fu anche luogo di incontri politici e diplomatici. Tra le sue mura furono ospitate molte personalità, tra cui il re di Spagna Ferdinando III detto "il Cattolico" (1506), Giovanni d'Austria (1576), il duca d'Ossuna (1582). Il castello fu anche centro di studi e ricerche, per opera del viceré don Pietro d'Aragona, che valorizzò le sorgenti termali flegree. Fu teatro, nell’ottobre 1860, di un estremo ed eroico gesto di difesa del Regno delle Due Sicilie ad opera di un pugno di soldati, alcuni dei quali feriti e invalidi, reduci dalla battaglia del Volturno. Il 6 ottobre i pochi superstiti si dovettero arrendere alle forze di Garibaldi rinforzate da reparti e batterie piemontesi. Dopo l'annessione allo Stato sabaudo, subentrò un periodo di lento ed inesorabile abbandono del castello di Baia che, dopo quattro secoli di ininterrotta opera di difesa, con Regio Decreto del 1887, venne escluso dalle fortezze dello Stato. Fu quindi adibito ad orfanotrofio. Dal 1993, la Sovrintendenza Archeologica di Napoli ha destinato la fortezza ad accogliere il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, con le statue del Sacello degli Augustali rinvenute a Miseno e i gessi di Baia. È tuttora in corso un laborioso restauro, per rimediare a più di un secolo di abbandono. Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei è situato all’interno del Castello Aragonese di Baia, tra un locale ricavato nel bastione sud-occidentale della 1^ Batteria Sant’Antonio e l’imponente Torre di nord-ovest, detta Torre Tenaglia.
Bibliografia e Sitografia
http://www.ilportaledelsud.org/baia.htm
Articoli di approfondimento
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XV sec.
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