SAN MARCO DEI CAVOTI (borgo, porte, palazzi)

CENNI STORICI

San Marco dei Cavoti: alla scoperta della città del croccantino –  Sito in provincia di Benevento, a 20 km dal capoluogo campano, il paese di San Marco dei Cavoti, è ubicato su uno degli ultimi contrafforti orientali dell’Appennino campano. Prima che sfocino nell’area del fiume Fortore, per poi arrivare al Tavoliere delle Puglie.

Dall’alto del centro storico è possibile ammirare i monti del Partenio, il Taburno ed il massiccio del Matese. Al confine del paese, è possibile ammirare il monte San Marco, detto anche Telegrafo. Uno dei massicci montuosi più alti della porzione orientale della provincia di Benevento.

San Marco dei Cavoti: la storia

Il territorio su cui si estende il paese beneventano è stato abitato fin dall’antichità. Quando il nucleo centrale della zona era la città di Cenna, corrispondente all’attuale contrada Zenna così come sostenuto da molti storici. In epoca romano-sannitica, essa fu distrutta (probabilmente da un terremoto) e gli abitanti edificarono più a valle un nuovo borgo, San Severo. Situato su un colle, detto, successivamente, Toppo di Santa Barbara, dal nome della chiesa tutt’ora esistente, situato ancora tra la contrada San Severo e la contrada Calisi.

Alcuni resti dell’antica San Severo, che in epoca normanna faceva parte della gran contea di Ariano, sono tuttora visibili sul Toppo nei pressi della chiesa di Santa Barbara. Nel 1349, la situazione si aggravò con la spedizione di Luigi il Grande, re d’Ungheria nel 1352. Il feudatario Luigi di Shabran riuscì a ripopolare la zona, grazie a numerose promesse di libertà e franchigie. I nuovi abitanti furono un gruppo di Provenzali e, dal 1382, il territorio prese il nome di San Marco. La restante parte del nome del comune beneventano, “dei Cavoti”, appunto, corrisponde all’originale “de Gavotis”. E Gavots erano proprio gli abitanti delle montagne di Gap in Provenza.

Torre Provenzale :

Il borgo antico è dominato da questa torre, avente una struttura in pietra a pianta circolare. Anticamente era un carcere. Sin dai primi anni del 1800 fu adibita a campanile della chiesa di San Marco, al posto di quello antico ubicato sul lato sinistro.

Le tre porte di accesso al paese

Porta Palazzo. Permette l’accesso alla parte meridionale del borgo. E’ così denominata perché parte integrante del Palazzo Marchesale, divenuto poi Palazzo Zurlo, caratteristico per le sue ampie terrazze e una torretta, conduce dalla Piazza del Mercato al Largo Vicidomini. Vi era una quarta porta, ubicata nei pressi di Piazza del Carmine, detta Porta Nuova, ma oggi non più esistente.

Porta Grande. E’ la porta maggiore del borgo medievale, la quale permette l’accesso su via Roma, via dei Provenzali e sulla zona della chiesa Madre. Sovrastata da una torre merlata, la cui merlatura fu aggiunta agli inizi del Novecento. Nel tempo divenne parte integrante dell’adiacente Palazzo de’ Conno, già della famiglia Jansiti, come si può notare dallo stemma della stessa famiglia che orna la Porta.

Porta di Rose. Permette l’accesso alla parte settentrionale del borgo storico nei pressi del Ponte Fontanella sul Torrente Tammarechia e prospetta sulla via e largo Porta di Ros. E’ parte dell’antico palazzo della famiglia Jansiti.

Palazzo Jelardi

Sito in Piazza Risorgimento, è un maestoso edificio a pianta rettangolare, progettato in stile neoclassico, in sostituzione del vecchio palazzo ubicato nella parte bassa del paese e reso inagibile da una frana. Il palazzo è ornato nei saloni e nelle sale interne da affreschi del pittore napoletano Francesco Capuano. Mentre le lavorazioni in pietra locale sono opera degli artisti scalpellini della famiglia Battaglini. Sulle scalinate superiori, sono presenti due lapidi che ricordano la nascita in questa dimora di Arturo Jelardi e il soggiorno del futuro presidente della Repubblica Enrico De Nicola, del cardinale Ascalesi e del clinico Antonio Cardarelli, ospiti della Marchesa Carlotta Jelardi Polvere Cassitto di Ravello.

Il palazzo, sul retro, aveva un ampio giardino recintato con un muro di pietra, ma gran parte di esso venne espropriato a metà degli anni Ottanta per la realizzazione di un grande edificio in prefabbricato da adibire a mercato coperto. Ma mai effettivamente entrato in regolare esercizio, oggi adibito ad altri usi e in attesa di riqualificazione. Il palazzo Jelardi è stato restaurato tra il 2012 e il 2016 ed è vincolato dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta.

 

Bibliografia e Sitografia

https://www.sposincampania.it/san-marco-dei-cavoti-alla-scoperta-della-citta-del-croccantino/

https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500916830

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XIV sec.

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Discreto

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