CENNI STORICI
Notizie sull'esistenza del complesso fortificato di epoca normanna di Maddaloni si trovano già in un regesto del 1099 dell'abbazia di Sant'Angelo in Formis, e un atto giuridico del 1149 ne conferma senza dubbio l'esistenza. Tuttavia le origini potrebbero essere, con molta probabilità, ancora più antiche. Infatti, secondo il Cilento, la fabbrica risale all'epoca delle scorrerie dei Goti e dei Vandali, epoca in cui imperversavano le lotte dei Longobardi e le invasioni dei Saraceni. Giacinto de Sivo ipotizza l'esistenza di un castrum come presidio fortificato dell'antica Calatia romana, all'epoca delle guerre puniche. La denominazione di Mataluni si presenta per la prima volta in un diploma longobardo firmato dal primo principe di Benevento Arechi II nel 774. Pare che questo nome derivi da una chiesa della Maddalena ivi esistente che poi si è esteso a tutto il borgo medievale. Quest'ultimo, situato sulla catena dei monti Tifatini, si formò in seguito alla distruzione da parte dei Saraceni della suddetta Calatia nell'862 d.C. Nel medioevo il complesso era denominato Castrum di Kalata Maddala . Esso era in posizione strategica tale da controllare sia la via Appia che la via Sannitica. Il periodo di maggior splendore si ebbe nel 1134 con Ruggero il Normanno che munì e guarnì il Castello. Dopo il periodo normanno seguì quella svevo con la politica di ricostruzione voluta da Federico II. In questo frangente il castello di Maddaloni visse un periodo di prosperità. Infatti esso fu restaurato e trasformato per adeguarlo ai sistemi più moderni di difesa. Il castello rientrava proprio nel piano di recupero dei castelli medievali preparato nel 1231 da Federico II. Maddaloni possedeva un'importanza politica e strategica notevole e per questo fu data come feudo solo nel 1390, quando Carlo Angius ne ottenne la concessione, anche se essa terminò nel Quattrocento quando gli Artus vennero condannati all'esecuzione capitale. L'ultimo cinquantennio di splendore per l'intero castello si ebbe dal 1413 quando il paese fu dato a Ottimo Caracciolo di Napoli da parte del re Ladislao. Il declino ebbe inizio con l'incendio che nel 1460, sotto il dominio aragonese, si scatenò dopo la ribellione del feudatario Pietro da Mondrago al sovrano regnante. Inoltre si aggiunse la perdita di importanza strategica del paese che portarono alle prime condizioni di isolamento del borgo. Quando alla famiglia Carafa fu concessa l'intera città da parte del re Alfonso d'Aragona nel 1475, essi decisero di costruire un nuovo palazzo di loro proprietà ai piedi delle colline. Questo privò del tutto d'importanza la vecchia fortezza medievale. Tuttavia il castello ospitò lo stesso personaggi illustri tra Settecento e Ottocento, come papa Benedetto XIII, l'infante di Spagna Carlo di Borbone, Francesco I, Ferdinando II di Borbone. A partire dal 1821 la fortezza divenne di proprietà dei de' Sivo che effettuarono dei rifacimenti nel 1860. La causa di maggior rovina del castello è stata l'apertura di varie cave di ghiaia che tutt'ora deturpano e mettono in pericolo le alture di Maddaloni.
Il castello conferisce una caratterizzazione paesaggistica veramente notevole al territorio: un'immagine dai toni feudali, con le tre torri arroccate sulla cima rocciosa coperta da una densa coltre di verde. Il sito fortificato si eleva a quota 175 metri rispetto ad un abitato praticamente pianeggiante ed è in perfetta armonia con il paesaggio grazie anche ai materiali utilizzati che si adattano perfettamente all'ambiente circostante. In effetti definire questo complesso molto articolato con la denominazione di castello è una semplificazione notevole. La fortezza è costituita da tre unità posizionate sulle vette di due colline contigue: il complesso fortificato principale è situato nel mezzo fra due torri, una inferiore a sud detta degli Artus, ed una superiore, isolata, posizionata più in alto. Lungo il pendio, in direzione sud-est, corre una murazione di cinta con torrette di guardia a pianta quadrata che parte dal castello e si allunga verso il borgo sottostante. Oggi purtroppo si deve constare la sua condizione di assoluto abbandono. Nel suo aspetto attuale il castello, presenta ancora tracce della antica fabbrica medievale, pur essendo stato notevolmente modificato nel tempo. Il nucleo centrale costituisce il vero e proprio castello. Esso è formato da una grossa torre a pianta quadrata centrale rispetto ad un sistema interno di mura di cinta. Questa torre si sviluppa su due o tre livelli ma attualmente i piani superiori sono inaccessibili per il crollo delle scale e di alcuni solai. Accanto ad essa si sviluppa il palazzo i cui ambienti residenziali risalgono al quattrocento, ad opera della famiglia Caracciolo. Questi locali furono ottenuti tramite un allargamento della fortezza verso sud-est e furono adibiti ad ospitare una sala da pranzo e un piccolo cortile su cui affacciavano tre camere da letto con veduta panoramica. Tutt'oggi si scorgono tracce di affreschi di epoca tarda con motivi geometrici. La distribuzione degli ambienti si intravede solo a piano terra perché i crolli delle strutture superiori non consentono l'accesso. I locali interrati ospitavano prigioni, depositi, cisterne e cunicoli sotterranei. La torre di Guardia a sud-est doveva avere funzione difensiva, anteriormente alla costruzione della torre degli Artus.
L'evoluzione della fabbrica maddalonense dimostra la tipica trasformazione di preesistenze romane e bizantine in costruzioni longobarde e medievali. Infatti la presenza di blocchi squadrati isodomi in tufo grigio a corsi orizzontali (tipici dell'architettura bizantina) sulle pareti a sud e ad est del castello, presuppongono l'esistenza di un impianto bizantino antecedente a quello longobardo. Il mastio invece, con la sua disposizione irregolare di conci calcarei senza ricorsi, fa pensare ad una manifattura successiva (longobarda e normanna). Nell'XI secolo il castello assume una configurazione a pianta trapezoidale con camminamento coperto e tutt'oggi se ne può scorgere la forma. Nel restauro che effettuò Federico II si tentò di razionalizzare lo spazio residenziale attorno al cortile centrale; inoltre furono inseriti degli archi acuti nel taglio delle aperture. Le altre trasformazioni successive non si possono facilmente datare. Per chi veniva dal borgo l'ingresso al Castello era da sud attraverso una torretta quadrata adiacente al grosso torrione. Probabilmente a nord vi era il ponte levatoio. Le sale di residenza attualmente visibili assieme alla scala furono sistemate nella prima metà dell'800 dai de Sivo che trasformarono radicalmente l'interno per renderlo villa signorile. La zona a sinistra della torre quadrata si articola intorno ad un cortiletto che funziona da pozzo di luce e aria. Forse l'unica traccia dell'edificio antico resta nell'andamento del muro perimetrale. Oggi volte a botte e a padiglione ricoprono quasi tutti gli ambienti assieme ad affreschi mediocri.
Bibliografia e Sitografia
http://www.castcampania.it/maddaloni.html
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XII sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Rudere
AUTORE DELLE AGGIUNTE / CORREZIONI
SITO UFFICIALE
IMMAGINI