Apricena (castello baronale)

CENNI STORICI

Il monumentale castello oggi visibile in Apricena - caratterizzato in particolare da un torrione cilindrico che delimita un ampio cortile interno - è stato edificato nel 1658 da un signore feudale, il marchese Scipione Brancia, sui resti dell'edificio castellare (la domus) di età federiciana, semidiroccato anche a causa del terremoto del 1627. La famiglia dei Brancia - subentrata nei secoli a quelle degli Attendolis, Gonzaga, Del Sangro, Carafa, e via dicendo - era entrata in possesso di Apricena con il marchese Filippo (più tardi insignito del titolo di principe di Casalmaggiore), dietro versamento di 38.000 ducati.

Dell'edificio svevo rimangono labili tracce, tra cui è solitamente segnalata una bifora posta sul torrione cilindrico di  nord-ovest.

Bibliografia e Sitografia

1 a) Nello Statutum de reparatione castrorum edito dallo Sthamer, domus e castra sono spesso menzionate senza una effettiva e sostanziale differenziazione. Peraltro in Capitanata troviamo numerose domus (distinte dai castra) che erano edifici appartenenti alla Curia e destinate ad uso esclusivo dell’imperatore con masserie e scuderie, per la caccia e per attività forestale o come residenze di svago. b) Secondo il prof. R. Licinio, docente di storia medievale nell'Università di Bari, è storicamente accertato che solo 5 furono i "castelli" fatti costruire ex novo dall’imperatore quasi tutti contemporaneamente intorno al 1220; la «domus Precinae» era da considerarsi un castello e la costruzione stessa era da considerarsi coeva con Foggia. c) Anche Castelpagano, così come Rocca Sant’Agata e Montesantangelo, erano di diretta dipendenza imperiale per la nomina del castellano, essendo gli unici esempi di «castra exempta». L’unica differenza con la domus era costituita dall’obbligo nella riparazione e manutenzione, spettanti agli uomini di Procina per la domus, a quelli di Casale Nuovo (corrispondente al Casone di San Severo) quella di Castelpagano Pagano.

2 Vedi E. Sthamer (nella traduzione di F. Panarelli), L’amministrazione dei castelli nel regno di Sicilia sotto Federico II e Carlo dAngiò", Mario Adda editore, Bari 1995.

3 Che secondo una fascinosa tesi del Bibbò, gli ricordava e gli richiamava l’altra cittadina di Haghenau, nei boschi dell’Alsazia, nella sua frequentazione giovanile.

4 Vedi D. Abulafia, Federico II o.c., «La Corte aveva carattere itinerante per l’ampiezza dell’Impero... ma Federico preferiva prendere sollievo nei padiglioni di caccia in Puglia, si portava appresso ... animali esotici nonché i gioielli della corona e parte della fornita biblioteca».

5 Le dette Costituzioni rappresentano una raccolta di leggi omogenee riguardanti tutti i campi della vita sociale, un vero e proprio digesto, paragonabile al Codex juris Iustinianei.

6 V. Bohmer, Die Regesten, riferite da P. Bolan in La prima lotta di Gregorio I con Federico II: «L’Arcivescovo di Reggio ed il Gran Maestro dei Teutoni che erano venuti al Papa in Perugia... tornarono a Federico per proposte e risposte. Lo trovarono a Precina, conferirono con lui e tornarono, a quanto pare, nel marzo di quest’anno, 1230».

7 Vi è la prova documentale nella scheda IX-11, curata da G. Brunetti, con la pergamena di mm. 390 per 450, nell’Archivio di Stato di Siena, Diplomatico di Formaggioni n. 257. V. appresso: Cronistoria dei provvedimenti emessi dall’Imperatore apud Precinam.

8 Una conferma (per la verità ancora a livello di ipotesi, essendo in corso gli scavi a cura della Sovrintendenza ai beni architettonici di Puglia - per il dott. Maulucci) è data dai recenti casuali ritrovamenti del '95, nell’attuale Piazza Federico II, prospiciente il lato nord dell’attuale palazzo baronale, di un muro perimetrale, corrente parallelamente, ad una distanza di poco meno di una decina di metri dalla scarpata di detto palazzo, per molti e molti metri diretti alla torre, mura che posson ben fare ipotizzare costituissero le fondamenta della domus fatta costruire (secondo il Licinio, ex novo nel 1220) per sua residenza, di ben più ampie dimensioni dell’attuale baronale, che andò a sostituire la vecchia domus, dopo la sua distruzione avvenuta a causa del terremoto del XVII secolo.

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XVII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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