CENNI STORICI
Il Torre Cascione di Molfetta, venne innalzata intorno al XI sec e oggi risulta amputata sopratutto all'estremità di essa. La costruzione ha elementi architettonici ornamentali lavorati in pietra ed è alta 8 metri con una forma quadrangolare a due piani. Nel XV sec. la torre faceva parte delle fortificazioni del Casale Mino. Durante lo stesso periodo, venne compromessa nelle lotte fra Angioini e Aragonesi per la conquista della Puglia.
Nella forma attuale non ha l'aspetto di un casale, ma quello di una costruzione di grandi proporzioni, certamente passata, come molte altre torri dell'agro molfettese, attraverso una serie di rielaborazioni di epoche diverse, anche relativamente recenti. La struttura odierna presenta un corpo di fabbrica originale su base quadrata sviluppato in altezza su quattro piani in discreto stato, con tetto dominante su vasto panorama, a cui si accede attraverso una torretta in parte diroccata, abbinata a un'altra simile di osservazione. La saettiera sovrasta una porta oggi interna al fabbricato per l'aggiunta di alcune stanze (tre più la cappella). Separata dal resto vi è la scuderia integra e interessante di fattura originaria. Il tutto è racchiuso a quadrato nel muro di cinta di un giardino costruito successivamente all'epoca della cappella, che è la parte più recente di tutta la costruzione. Il complesso ha un aspetto imponente, come di castello, sormontato a ponente da un campanile a vela crollato nel 1985. La scala interna che porta ai piani superiori è nuova poiché realizzata in un secondo tempo. L'accesso originario doveva essere fatto con scale volanti.
Torre Cascione è alta circa 8 m, è quadrata con conci appena sbozzati alla maniera antica, senza intonaco, priva di cornicioni alla sommità, ma severa nell'insieme. Sul lato di levante sono visibili due robusti gattoni in pietra che dovevano reggere una saettiera, perpendicolare alla porta d'ingresso, che ora trovasi verso mezzogiorno. La costruzione è a due piani e al secondo si accedeva per mezzo di scale retrattili e di botole; ogni lato ha un affaccio e al piano terra notasi un grande focolare pugliese, che domina l'ambiente. La cappa piramidale rettangolare è sorretta da due gattoni sporti in fuori ed è cinta ai lati da sedili in pietra per le notti fredde. Il locale è annerito dal fumo e dal tempo, disseminato di attrezzi rurali e da legna da ardere.
Cascione ricorda in dialetto le grandi cassapanche, ove i nostri avi deponevano i coredi delle spose o altre masserizie; oppure l'aquilone che ruba il filo dalle mani dei fanciulli. Il mone ha due versioni accettabili: la prima deriva da una leggenda, la quale vuole che nel secolo XIV gli Ebrei, perseguitati dagli Angioini, avessero sotterrato colà un tesoro in una grossa cassa, trovata poi nel secolo XVII. Torre Cascione, la Cicaloria e la Sgammirra costituivano l'avanguardia fortificata del Mino a sud del nostro territorio. I nostri antenati avevano spiccato senso di difesa e perciò tutto l'agro è disseminato di torri di vedette per l'avvistamento delle incursioni piratesche e avevano organizzato la difesa fluida, come ssuol dirsi oggi, comunicando fra loro per mezzo di fuochi. Questo sistema doveva essere esteso a tutto il territorio nazionale stando alla descrizione che ci fa Dante, avvicinandosi alla città di Dite. Torre Cascione nel secolo XV fu coinvolta nella guerra fra Angioini e Aragonesi per il possesso della Puglia. La regina Giovanna I d'Angiò, facendo sgozzare il marito Andrea d'Ungeria nel castello di Anversa, provocò la guerra in Puglia, commettendo nefandi delitti a Barletta, ad Andria, a Molfetta e a Giovinazzo. Il famigerato Pipino, forte di 500 partigiani, assalì Molfetta e la conquistò con un tranello unitamente alle inermi popolazioni, le quali spaventate, si rifugiarono nelle torri. Gli Aragonesi, forti sul mare, facevano buona guardia, mentre gli Angioini raggiungevano Bari dalla parte di terra. Molti dei nostri casali, specie quelli sul lato di ponente, furono sopraffatti e gli assalitori si diressero verso quelli di mezzogiorno. Le torri più colpite furono Sgammirra, Cicaloria e Cascione, che conobbero la ferocia delle truppe angioine in ritirata verso Bari. Torre Cascione, trovatosi in luogo avvalato, subì maggiomente lìira nemica. Per tre secoli consecutivi fummo preda delle feroci incursioni piratesche sarracene, uscocche, magiare e turche fino al Cinquecento, quando il dominio spagnolo assicurò una tranquillità relativa.
Bibliografia e Sitografia
https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1600181810
https://www.visititaly.it/info/957727-torre-cascione-molfetta.aspx
https://molfettadiscute.altervista.org/molfetta-il-tesoro-di-torre-cascione-storia-o-leggenda/
Articoli di approfondimento
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