CENNI STORICI
«...Coinvolto nelle lotte che videro contrapposti gli Orsini ai Caracciolo durante il regno di Giovanna II d'Angiò (1414-1435), e poi valido baluardo di Orso Orsini contro Ferrante d'Aragona nel 1460-61, il castello venne però nettamente superato, alla fine del '400, dall'evoluzione della strategia e dei sistemi di fortificazione. La posizione troppo isolata e decentrata rispetto al centro abitato, la ristrettezza del suo circuito difensivo e la sua vulnerabilità alle offese delle artiglierie avevano ormai ridotto il vecchio maniero a poco più di un posto di osservazione e di un avamposto fortificato. I suoi angusti e scomodi locali, inoltre, mal si prestavano ad ospitare i feudatari, specie quando dal 1564 Atripalda passò in possesso dei Caracciolo, principi di Avellino e duchi di Atripalda, che erano potenti e fastosi signori, circondati da una vera e propria corte. Abbandonato quindi per sempre il vecchio castello, nella seconda metà del secolo XVI i Caracciolo edificarono, ai piedi della collina, un nuovo ed imponente palazzo. L'edificio, ancora integro nella purezza della sua severa linea tardorinascimentale, è a pianta rettangolare e si sviluppa su due piani, venendo segnato al piano superiore da un maestoso ordine di grandi balconate. Successivamente, all'originaria ala cinquecentesca ne fu aggiunta un'altra, sviluppantesi longitudinalmente alla prima. A legare armonicamente le due ali ne fu eretta una terza, leggermente arretrata rispetto alle altre due. Quest'ala centrale si sviluppa su di un imponente porticato in travertino, all'interno del quale era posta una fontana monumentale, di cui avanzano oggi solo pochi elementi. A ristrutturare l'intero complesso architettonico ed il parco fu, come ricorda un'epigrafe, il principe Giovanni Caracciolo nel 1787. Un vasto parco, arricchito di piante rare, fontane e giochi d'acqua, si sviluppava sia sul retro che sul prospetto principale del palazzo. In esso i Caracciolo collocarono con fine gusto una preziosa raccolta di epigrafi, di sculture e di vari reperti archeologici, provenienti in massima parte da Abellinum. Ormai cancellato nella sua parte anteriore, il parco è invece ancora ben conservato in quella posteriore, con la settecentesca disposizione dei viali a croce greca ed una grande fontana centrale. È qui anche visibile l'unica statua superstite dell'antica raccolta. Si tratta della poderosa e pregevole immagine marmorea di un Fauno, dalle forme marcatamente plastiche. Saccheggiato nel 1799 ed alienato a privati dopo l'abolizione della feudalità (1806), per il palazzo venne l'epoca della decadenza oscura e malinconica, dell'abbandono e della rovina, da cui non sono valsi a trarlo la sua grande rilevanza storico-artistica e la stessa dichiarazione di monumento nazionale, avvenuta con decreto del 30 aprile 1912».
Bibliografia e Sitografia
http://atripalda.homeip.net/storiapersonaggi/storiabarra/Il%20patrimonio%20storico-artistico.html
Articoli di approfondimento
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XIV sec.
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