CENNI STORICI
«Il borgo fortificato di Castello di Fagnano Alto, per via della struttura che è tuttora ben conservata, è un esempio emblematico in modo particolare nello scenario delle fortificazioni abruzzesi: la guarnigione, dalla struttura all’incirca a forma di elisse, è situata in una posizione di grande rilievo strategico sulla cime della collina che domina la zona di Corbellino, Valle Cupa e Frascara a meridione, e quella di Fontecchio e Pedicciano a sud-est. I ruderi che sono sopravvissuti fanno pensare che la fortificazione dovesse avere dimensioni ragguardevoli e che fosse circoscritta da una cerchia muraria, di cui si possono ancora riconoscere grandi tratti di cortina a oriente e a settentrione. Lungo la cortina di nord-ovest che era maggiormente attaccabile erano disposte due torrioni rompitratta con pianta a forma di pentagono che tuttora si possono riconoscere e che sono state ristrutturate recentemente; a nord-est si possono distinguere due altre torri, di forma arrotondata e probabilmente più tarde; una delle due è usata come torre campanaria. Un quinto torrione di forma quadrangolare che è il più massiccio a nord-ovest, ristrutturato di recente, è collocato a difesa dell’entrata principale al castello; la porta ad arco acuto è sovrastata da un emblema ormai indecifrabile, mentre particolarmente interessanti sono le aperture che permettevano di manovrare il ponte levatoio e l’apparato sporgente sorretto da mensole a forma di becco. L’asse della porta e il percorso principale di via San Pietro, chiusa con una porta di dimensioni più piccole ancora esistente e difesa dall’edificio situato dietro munito di feritoie da cui si sparava con l’archibugio, si incontrano secondo un angolo di novanta gradi. A oriente è orientato un secondo passaggio ad arco in pietra lavorata. L’importanza che rivestì in passato fa sì che sia una delle fortificazioni più rilevanti della regione. Costruito sul luogo di un castrum vestino, fu distrutto da Braccio da Montone nel 1424 e, poi, dalle truppe di Alfonso d’Aragona, nel 1443; infine da Antonio di Castelvecchio nel 1648».Bibliografia e Sitografia
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