CENNI STORICI
«Intorno al 1450, la fortificazione di Lecco aveva un andamento pressoché triangolare, con la base sul lago e il vertice un po' sopra l’odierna biblioteca, costituite da un cinta esterna formante lo spalto e dal bastione: così rappresentavano la prima difesa, cui seguiva la fossa, e in fine le mura. Queste ultime erano formate da due muri pressoché paralleli e congiunti tra loro da aperture comunicanti con un corridoi circolare, dove si distaccavano, verso la fossa, alcuni piani inclinati, di dimensioni variabili. Per il riempimento del fossato si utilizzava l’acqua della Fiumicella e del Gerenzone, che in corrispondenza della “Porta Nuova”, al vertice del triangolo, si dividevano in due rami, e li vi erano dei muri traversi che servivano per non farli scorrere troppo rapidamente verso il lago. Il Fiumicella attraversava anche il borgo per tutta la via Nova, muovendo con la sua acqua tre mulini posti all’interno del borgo stesso, veniva infatti anche chiamato "Acqua delli molini".
Le mura partivano dal lago, in corrispondenza dell’attuale molo dove sorgeva la “Porta di S. Stefano” con un ponte levatoio, proseguivano verso l’odierno oratorio maschile e raggiungevano la prima torre, detta torrione, la cui parte inferiore esiste ancora e sulla quale si innalza il campanile. Le mura piegavano quindi per un breve tratto verso la punta del triangolo, poi si spingevano verso l’attuale Via Bovara, raggiungendo al vertice la “Porta Nuova o Porta del Soccorso”, difesa da due ponti levatoi, qui sorgeva la casa del comandante della piazzaforte. Da quel punto aveva inizio l’altro ramo della fortificazione, Stemma presente nella Torre che con un andamento regolare discendeva attraverso le attuali via Volta e via Cavour fino a via Mascari per poi ripiegare verso il lago, dove si trovava la terza porta detta “di Milano o del Castello o di San Giacomo”, munita anch’essa di ponte levatoio e rivellino antistante. Per entrare nel borgo si dovevano superare ben due ponti levatoi, difesi da un sistema di torrioni. Un terzo ponte levatoio proteggeva il vicino castello, circondato dall’acqua che nella parte verso il lago formava un porto difeso per le barche. Al suo interno si vedeva il Maschio del Castello, la torre ancora esistente, posta tra il lago e la piazza XX Settembre. Essa subì diversi restauri e l’attuale è un ingrandimento di una precedente. Con un progetto dell’architetto Bovara, nel 1820 fu addirittura adattata a carcere.
La torre controllava la principale porta aperta verso Milano ed al suo fianco era presente un corpo di guardia, nonché una cappella della Madonna di Loreto, ora completamente trasformata in locale con attività commerciale. Il Castello occupava un’area di mq.1150, con un fronte di m.53,50 circa verso l’attuale Piazza XX Settembre, dove s’apriva la porta del castello. Sulla destra della torre si riscontrava un magazzino grande e un cortile verso l’interno del borgo per i soldati . Lateralmente v’erano tre botteghe, con retrostante entrata, fossa e scala di entrata ai quartieri. Sulla sinistra della torre vi era corpo di guardia che sorvegliava la porta del borgo, e dal quale a mezzo Pianta castellodi scala, si accedeva al bastione del molo dove vi era la garrita della sentinella. Verso il lago si trovava il molo militare, che poteva essere sorvegliato e difeso attraverso feritoie che si aprivano da una galleria che occupava tutta la lunghezza del castello.
Nel castello c’era un luogotenente o castellano, che aveva ai sui ordini una ventina di soldati. Nel 1533 c’erano 25 fanti; nel 1578 15 erano nel castello, mentre 6 erano di ronda sulle mura del borgo; nel 1587 erano 29 e muniti di 5 cannoni, e 33 moschetti di bronzo; nel 1608 erano 27 più un bombardiere. Però nei momenti difficili il numero saliva di molto, per esempio nel 1624, quando cominciavano le calate dei Lanzichenecchi, c’erano 200 moschettieri armati di cannoni. A testimoniare la permanenza di famiglie di soldati spagnoli sono alcuni cognomi che ancora oggi sono presenti come: Anghileri, Bodega, Crespi, Verga ecc. Poche modifiche si ebbero nei secoli futuri, anche con l'arrivo degli spagnoli, che si preoccuparono solo di chiudere le porte del borgo e di estendere gli spalti fuori le mura, ponendovi un governatorato, dove oggi sorge la biblioteca comunale, e una forte guarnigione. In questo periodo le vecchie torri e i vecchi castelli o vanno in rovina oppure si trasformano in abitazioni o ville. L'introduzione dell'artiglieria a fuoco fece lentamente cadere l'importanza delle mura di Lecco, così nel 1782 l'imperatore austriaco Giuseppe II abolì ufficialmente la Piazzaforte di Lecco. ...».
Bibliografia e Sitografia
https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Viscontea_(Lecco)
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XIV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Restaurato
AUTORE DELLE AGGIUNTE / CORREZIONI
SITO UFFICIALE
IMMAGINI