Capiate (castello o corte di S. Ambrogio)

CENNI STORICI

«Capiate era un importante centro agricolo già nell'antichità ed era il luogo dove risiedeva il dominus. Villa Capiate - oggi Villa San Carlo - era il borgo dove era insediata la popolazione. Caromano è collocata tra le due località sopra indicate e, con ogni probabilità, il suo nome deriva dal longobardo harimann che significa "uomo libero/signore combattente". Verosimilmente vi era collocata una arimannia, cioè un corpo di guardia con il proprio comandante, una vera e propria guarnigione a custodia della residenza signorile di Capiate. Questo assetto risalirebbe all'epoca longobarda, quando i guerrieri si insediarono in prossimità dei centri più ricchi e produttivi, imponendo la propria dominazione alle popolazioni contadine autoctone, romano-bizantine, a cui fu imposto il pagamento di un tributo. Anche durante il Medioevo le località di Capiate e Caromano costituivano il centro del potere, mentre Villa Capiate era il nucleo abitato dove viveva la popolazione asservita. Le località risultavano fisicamente distinte ma complementari per funzione e quindi costituivano le diverse componenti insediative di un'unica comunità. Il comune medioevale di Capiate comprendeva anche Villa Capiate, Caromano e Carsaga, anche se i documenti antichi non sempre indicano in modo così chiaro questa unione. L'assetto funzionale descritto rimase inalterato probabilmente sino a quando la famiglia D'Adda acquistò queste terre, nella seconda metà del '300, e portò Capiate a gravitare nell'orbita del loro maggior possedimento, Olginate, che poi diverrà anche loro feudo. ...

Nel XVI secolo la proprietà di Capiate risultava alquanto frazionata: diversi rami della famiglia D'Adda detenevano circa il 40% del territorio, mentre il rimanente 60% era distribuito fra una molteplicità di altri soggetti del luogo, che dai D'Adda avevano acquistato. La Basilica di San Nazaro, come del resto il Castello, era ormai in stato di abbandono e venne definitivamente chiusa al culto nel 1577. Nello stesso periodo San Carlo Borromeo favorì l'edificazione di una nuova parrocchiale a Villa Capiate, che in seguito, a ricordo di queste insigne patronato, prenderà il nome di Villa San Carlo. Tra il 1591 e il 1595 quanto restava del Castello di Capiate, insieme a circa duecento pertiche di terreno, fu acquistato da Francesco Spini, di Lecco. Francesco era originario della bergamasca o forse del bresciano, ma aveva sposato la ricca lecchese Aurelia Bellingardi e gestiva a Lecco una fucina e un maglio, quindi era un produttore di metalli. Possedeva molti beni, tra i quali anche quella che in epoche successive sarebbe diventata la villa di Alessandro Manzoni. Ebbe diversi figli, maschi e femmine, e varie nipoti. Lo Spini ristrutturò completamente il Castello di Capiate e provvide all'inserimento di nuovi fabbricati, trasformandolo in tal modo in un palazzo. Forse intendeva farne la residenza di uno dei suoi figli dal momento che i lavori furono eseguiti con dispendio di notevoli risorse, ricercando soluzioni di particolare effetto quali la realizzazione di volte ai vari piani della torre e la costruzione di un bel loggiato con affaccio a sud al primo piano dell'ampliamento. Dopo la sua morte però la famiglia non avrà fortuna: qualche rovescio finanziario o anche la necessità di fornire di dote le numerose discendenti femmine dissestarono notevolmente il patrimonio di famiglia, i cui componenti ad un certo punto vennero a trovarsi al limite dell'indigenza. A metà del XVII secolo, dopo una serie di complesse cause legali, il Castello di Capiate passò alla famiglia Mornico, un componente dei quali era stato creditore degli Spini proprio a causa di una dote non saldata. ...

Nel corso del XVII secolo il Castello di Capiate divenne l'oggetto di aspre e lunghe battaglie legali. Il contenzioso ebbe origine dal matrimonio di Violante Spini con Ottavio Mornico. Dopo aver promesso una cospicua dote, Francesco (senior) Spini, padre della sposa, non tenne fede ai patti e pertanto il genero avviò una causa legale affinché gli fosse pagato quanto pattuito. Morti gli attori iniziali, la lite proseguì coinvolgendo da un lato un nipote, unico erede maschio e omonimo di Francesco Spini; dall'altro, essendo deceduti anche Violante Spini e Ottavio Mornico, il fratello di quest'ultimo, Lelio. La causa si protrasse più o meno dal 1625 al 1670, coinvolgendo molti altri soggetti oltre ai membri delle due famiglie. Tra l'altro, vi si inserirà anche il Regio Fisco, che vantava crediti tributari nei confronti di Francesco Spini. Alla fine, la proprietà passerà alla famiglia Mornico di Varenna. I membri di questa famiglia erano ricchi possidenti e professionisti legati al governo spagnolo del Ducato di Milano. Possedevano, tra l'altro, la villa Monastero a Varenna, famosa già all'epoca per la sua bellezza e imponenza. ... Nel 1901 l'ultimo erede della famiglia Mornico vendette al suo massaro, Carlo Figini, la proprietà di Villa la Torre, ex Castello di Capiate. La Villa ormai era già stata quasi interamente destinata ad abitazione per i contadini, e il padrone manteneva per sé soltanto un paio di stanze in cima alla torre. Il Figini sfruttò ogni locale per creare alloggi per nuovi affittuari lavoranti. Nel 1928 il Comune di Capiate - sorto nel 1632 - cessò di esistere a seguito dell'accorpamento con Olginate. Nel 1941 la famiglia Nobili di Milano acquisì il complesso, per poi rivenderlo nel 1952 alla proprietà attuale. Il dopoguerra vide Capiate crescere sia in termini di nuova edilizia residenziale che di insediamenti industriali, di nuove strade e moderne infrastrutture, che oggi stringono da ogni lato quello che rimane degli antichi monumenti. Ormai il palazzo del Monastero, il Castello, la Villa signorile non esistono più. Solo alcune loro parti rimangono visibili all'occhio attento. Conoscendone la storia, però, questi luoghi riescono ancora a raccontare le vicende del passato, a mantenere viva la memoria e a trasmettere il senso di una identità. ...».

 

Bibliografia e Sitografia

https://www.capiate.org/Sito/CapiateVilla.htm

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