Moscazzano (Palazzo e Torre San Donato)

CENNI STORICI

A nord di Moscazzano si stende, in mezzo a una infinita distesa di campi, uno splendido, grandioso cascinale, dominato da un antico torrione che rivela tutti i suoi anni, affiancato da un piccolo oratorio, rimesso a nuovo di recente. è il podere di San Donato, possedimento - in passato - dei conti Benvenuti, signori di Montodine e proprietari di vasti fondi anche nel vicino territorio di Moscazzano. La storia del pregevole insediamento inizia nella seconda metà del secolo XV, quando il duca di Milano, cacciato Giorgio Benzoni, signore di Crema, confinò a Montodine Agostino Bevenuti (figlio di Tommaso), esponente di una delle famiglie più ricche della città. Costui (+3.6.1480) acquistò vasti possedimenti appunto a Montodine, a Ripalta Arpina e a Moscazzano. In quest'ultima località costituì un fondo di 678 pertiche, costruendovi il grande cascinale che, con successive modifiche, è giunto fino a oggi. La carta Correr, databile tra il 1482 e il 1497, lo rileva puntualmente, indicando possibilità di foraggiamento, secondo l'uso di quel tempo per cui i nobili possessori di fondi ne traevano fieni per le cavallerie dei numerosi eserciti di stanza in Lombardia. ... Nel 1967 il podere fu locato alla famiglia Severgnini che conduceva i fondi dai primi decenni del '900 e li conduce tuttora. Il grande cascinale di San Donato è posto in lunghezza da est a ovest, per circa 120 metri. A nord corre la strada comunale omonima. L'oratorio dedicato a San Donato vescovo e martire è a occidente della cascina, staccato da essa con la facciata rivolta verso nord. Davanti, una piccola piazza. L'interesse storico-artistico del complesso si concentra nell'angolo sud-est dove troviamo l'antica torre e il brano di casa del fattore. La torre, secondo il Perogalli, risulta dal riutilizzo dei resti di un complesso precedente. Il suo aspetto "è abbastanza simile a quello della torre Vimercati di Torlino, Azzano, riproponendo il caso delle tarde costruzioni castellane convertire al loro decadere funzionale, in abitazioni signorili temporanee, connesse con gli aviti possedimenti fondiari delle famiglie nobili del territorio". La tesi non è dimostrabile, anzi - secondo la citata carta Correr - improponibile. La torre, che versa oggi in grave degrado, è di pianta sostanzialmente quadrata. In alto ha un coronamento a mensole, sopra il quale corre una fascia di sostegno che reggeva anticamente una probabile merlatura, ora sostituita da una copertura a quattro falde. Sopra - nell'angolo nord-occidentale - s'alza un campaniletto aperto da quattro finestrelle ad arco, con tettuccio in coppi, croce e bandiera segnavento in ferro battuto. All'interno è conservata una campanella con la scritta: Sancta Maria, ora pro nobis, 1634. Serviva per scandire i tempi del lavoro e del riposo del contadini. Oggi è usata anche come campana del vicino oratorio. Delle quattro facciate della torre, salvo quella occidentale che è totalmente in mattoni a vista, le principali (a nord e a sud) sono ancora coperte da un intonaco ampiamente deteriorato e caratterizzate (salvo interventi moderni di tamponamento) da tre file di finestre, per la gran parte cieche (salvo quelle centrali) e incorniciate con elementi di tipo sei-settecentesco. In alto tre finestrelle quadrate a guisa di abbaino (nella facciata sud due sono aperte). Nella fronte orientale, alla quale s'aggancia la casa padronale, troviamo una sola finestra. In quella occidentale, il mattone a vista permette di leggere la storia di successive modifiche. Notiamo, ad esempio l'accenno a un doppio marcapiano collegato con brevi lesene e un'apertura centrale antica, in seguito tamponata. Una piccola apertura verso sud è posteriore. Come s'è detto il Perogalli trova nella torre somiglianze con quella di Azzano, la quale tuttavia è di pianta rettangolare. Presenta comunque analoghe cornici alle finestre. All'interno la torre ha un solo grande ambiente per ciascuno dei primi tre piani (era l'abitazione dei conti) e quattro stanzette nell'abbaino (molto probabilmente della servitù). La scala sale lungo la parete occidentale con doppia rampa parallela in cotto e senza elementi che ne dimostrino l'antichità. Salvo la sala del piano terra (parte dell'abitazione dei signori Severgnini) che ha un bel soffitto a cassettoni con travi passasotto e cornice a dentelli, tutto il resto della torre versa ormai nel più totale abbandono e risulta impraticabile. Il Groppelli vi ha visto ancora, una ventina d'anni fa, tracce di fregi e di affreschi con bei soffitti a cassettoni. C'erano forse nella sala del piano terra, oggi ritinteggiata, viste le analoghe testimonianze rinvenute nel Cremasco

Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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