CENNI STORICI
Sul ricco territorio pianeggiante della giurisdizione feudale di Campremoldo, costituito da poco meno di diecimila ettari non lontano da Piacenza, sorgono ben tre castelli, Castelvecchio, Castelbosco e Castelmantova. Di un quarto insediamento castellare insistente sull’area attigua alla chiesa di S. Pietro a Campremoldo di Sopra, detto il Castellaro, non rimane traccia se non nel toponimo. Si tratta del sito probabilmente più antico, risalente forse al periodo del primo incastellamento, quando la zona apparteneva in gran parte ai monasteri di S. Sisto e di Quartazzola.
Fra il XII ed il XIII secolo, il feudo era dominato da due grosse famiglie i da Pecorara e i da Campremoldo. La prima era una nobile famiglia originaria dell’alta Val Tidone, la quale diede i natali al cardinale Jacopo da Pecorara, legato pontificio distintosi per l’acerrima rivalità che lo contrappose a Federico II. La seconda era invece una potente famiglia locale arricchitasi con l’attività mercantile e finanziaria che le societas piacentine e lombarde si erano guadagnate sui mercati di mezza Europa.
Nella seconda metà del Duecento, queste antiche famiglie furono scalzate dall’ascesa degli Scotti, i quali all’apice della loro potenza politica ed economica, fra l’altro conseguita con Alberto Scoto signore di Piacenza, acquisirono la proprietà di buona parte di questi territori. Non si conosce la data esatta in cui venne eretto Castelbosco, ma si può presumere che furono proprio gli Scotti a costruirlo a cavallo di quei due secoli, per ovvia difesa dei loro possedimenti.
Il castello compare nelle cronache degli storici locali solo nel 1314, quando è citato in un fatto d’armi durante la contesa ingaggiata fra Nobili e Popolari in quel periodo. Castelbosco riappare poi in alcuni documenti dell'ottobre del 1482, quando Antonio Maria Scotti ottenne la licenza ducale di riedificare il castello. La signoria sul luogo venne elevata a marchesato nel 1546 da Pier Luigi Farnese, primo duca di Parma e Piacenza, a godimento di Marc'Antonio Scotti.
Il castello, impostato su schema rettangolare e di proporzioni ridotte, possiede elementi davvero interessanti, soprattutto nei dispositivi di difesa, quali la merlatura, e nei resti del ponte levatoio del fossato. Delle due torri ancora esistenti, quella che si eleva di più sul complesso presenta evidenti rifacimenti, mentre l'altra è abbassata all'altezza delle cortine, ricoperta poi da un tetto ad unica falda. Oggi l’ingresso principale si trova nel giardino. Di lì si accede ad uno scalone interno che sale al primo piano, dove è ricavato un cortile interno che illumina le stanze circostanti. Sull’area attigua al complesso castrense sono sorte nel tempo varie costruzioni adibite ad attività agricole.
Bibliografia e Sitografia
http://www.archeomuseovaltidone.it/
http://nuke.valtidoneluretta.it/
http://www.comune.gragnanotrebbiense.pc.it/
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XIV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
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SITO UFFICIALE
IMMAGINI