MAFALDA (palazzo Juliani, torre di Ripalta Vecchia)

CENNI STORICI
La strada che mena al Palazzo è vecchia ed incassata tra muri alti senza luce. Il palazzo [Juliani] è un edificio basso, semplice in quello stile un poco rozzo eppure fastoso, caratteristico delle costruzioni del settecentesche. Esso sorge sulle mura dell'antico Castello feudale. Ha un piazzale da cui si gode un bel panorama ed ai lati e di dietro ha un viale e parco alberati composto, un bel portone, una lunga e lussuosa balconata al primo piano, una lussuosa terrazza. La Torre meglio conosciuta come Ripalda Vecchia, da quel poco che ne è rimasta, si pensa si trattasse di un vecchio castello, ma in realtà è una delle tante Torri di avvistamento distribuite sul nostro territorio, probabilmente una delle prime che risalgono il fiume Trigno. Attualmente poco visitata, perché non esiste un accesso sicuro, però la zona intorno offre tutto il necessario per appassionati dello sport e della natura. Nell’estate 2001 la cattedra di Archeologia Medievale ha iniziato un nuovo programma di ricerca in località Ripalta Vecchia di Mafalda (CB), grazie anche alle sollecitazioni, all’interessamento e alla volontà della locale Amministrazione nella persona del sindaco Egidio Riccioni. La collina di Ripalta Vecchia è una sorta di piattaforma dai fianchi scoscesi, la cui estremità orientale, naturalmente difesa da affioramenti rocciosi di gesso cristallino, è occupata da una rocca edificata tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, ma preceduta almeno da altre due fasi, databili tra l’XI ed il XIII secolo: tra i riutilizzi nelle strutture murarie della rocca si segnalano numerosi frammenti architettonici di pregio (rosoni, capitelli, pilastrini, bassorilievi, ecc…) databili nell’ambito del XIII secolo. A Sud-Ovest della rocca sorgeva l’abitato, protetto a Sud da una cinta muraria, ancora in buona parte riconoscibile, a valle della quale è stato individuato un enorme “butto” (immondezzaio) ricco di materiale archeologico. L’intera spianata sommitale è protetta ad Est dalla rocca, mentre a Nord, a Sud e ad Ovest sembra cinta da mura, la cui esistenza deve essere ancora verificata nelle prossime indagini archeologiche: l’abitato quindi era separato fisicamente dalla piattaforma di sommità e dalla rocca. Particolarmente interessante è la varietà del materiale ceramico rinvenuto, per la maggior parte riferibile alla produzione pugliese (protomaiolica ed invetriata), anche se ad un primo esame sembrano attestate anche produzioni nordorientali (invetriata). La prima menzione documentaria dell’abitato, allo stato attuale, risulta nel Catalogus baronum (metà XII secolo), tra le terre tenute in suffeudo da Roberto de Rocca per conto di Ugone di Attone. È probabile, però, che la sua nascita sia da porre tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo, quando l’area di confine sud-orientale tra gli odierni Abruzzo (ducato di Spoleto, contea di Chieti) e Molise (ducato di Benevento, contea di Termoli) fu interessata da un’intensa e capillare riorganizzazione generale (politica, religiosa, economica e sociale) basata sulla creazione di abitati accentrati (incastellamento). Non sappiamo se Ripalta sia identificabile con uno dei castelli creati alla fine del X secolo da Montecassino trasformando alcune sue i curtes ubicate lungo la sommità del versante destro della bassa valle del Trigno: possiamo però affermare con certezza che doveva trovarsi ai margini dell’estesa proprietà fondiaria del monastero. Ricordata da altri documenti di epoca successiva, se ne perdono le tracce nella seconda metà del Trecento, fino a quando non ritorna in un privilegio emanato da Alfonso il Magnanimo nel 1457, con cui il sovrano aragonese l’assegnava ad Andrea di Eboli. Nel documento risulta che l’insediamento all’atto della cessione era “inabitato”.  All’abbandono, avvenuto nel corso della seconda metà del XIV secolo in seguito ad una profonda crisi strutturale dell’area adriatica, seguì nel tardo Quattrocento il ripopolamento con profughi croati che sfuggivano all’avanzata turca. I nuovi arrivati, però, s’insediarono nel sito dell’odierna Mafalda, Ripalta fino all’inizio del Novecento. Con R. D. 7 ottobre 1903, infatti, il Comune è stato autorizzato a mutare il proprio nome antico di "Ripalta sul Trigno" in quello attuale di Mafalda, in omaggio alla principessa omonima (secondogenita di Vittorio Emanuele III) che sarebbe diventata famosa per il tragico epilogo della sua esistenza nel lager nazista di Buchenwald.
Bibliografia e Sitografia

Mafalda - molise-visitmolise

Articoli di approfondimento

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EPOCA

XIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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