Oppido Mamertina (ruderi del castello)

CENNI STORICI

« L'antica Oppido, probabile erede della mitica Mamerto, sorgeva su una collinetta del cosiddetto altopiano delle Melle, in una zona a cavaliere dei fiumi Tricuccio e Cumi. Venne riedificata al tramonto del dominio bizantino, intorno al 1044, da una gente che viveva in luogo finitimo ed era allora conosciuta anche col nome di Sant'Agata, forse per i profughi provenienti dalle prode reggine spinti verso l'interno dall'incalzare delle orde saraceniche. Ubicata in sito impervio e cinta da robuste mura, si perveniva ad essa attraverso due mulattiere, che conducevano alle due porte, dette di suso e d'abasso. Appariva struttura prettamente medioevale e si fregiava di un castello di stile aragonese, ma che ora da qualche crollo, si rivela di origine angioina o addirittura normanno-sveva. Era dotata altresì di un Duomo di buone forme e ospitava alcuni ordini religiosi, quali Minori Osservanti, Cappuccini, Paolotti e Clarisse. Godeva anche del''apporto di un Ospedale e di un Monte di Pietà. Centro diocesi sin dal 1044, conservò il rito greco fino a metà del XV secolo, almeno ufficialmente e alla sua guida si alternarono presuli di vaglia. Malgrado la posizione erta, fu assalita varie volte nel corso dei secoli, una prima da Ruggero il Normanno nel 1059 e, appresso, dai fratelli Marino e Raimondo Correale, tra il 1459 e il 1464 e da Tommaso Barrese, uno dei più feroci luogotenenti degli Aragonesi. Intorno al 1138 vi abitava la regina Massimilla, sorella di Ruggero II. Fu feudo degli Ascaris e dei Caracciolo e Spinelli. Il Grande Flagello del 1783 distrusse Oppido completamente. I morti allora accertati furono 1.198 su 2.408, vale a dire il 49,75% e, non essendo più possibile riedificare la citta sullo stesso sito, dato che gran parte di essa era venuta a crollare in una fiumara sottostante, la scelta per la nuova dimora degli Oppidesi cadde sulla contrada Tuba, un ampio pianoro ov'era già uno sparuto gruppo di abitazioni. Dell'antico tracciato urbano restano ancora parte delle mura di cinta, delle porte, del castello, della Cattedrale, del chiostro dei Minimi e di case sparse e una buona lettura di tutti i ruderi ci viene offerta dalla nota pianta prospettica del Pacichelli».

Bibliografia e Sitografia

http://www.comune.oppidomamertina.rc.it/index.php?action=index&p=76

Articoli di approfondimento

REGIONE

EPOCA

XI sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Rudere

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