Roma (Tor Carbone)

CENNI STORICI

Per raggiungere Tor Carbone si percorre la via omonima per poi imboccare via Papirio Carbone; all’incrocio con via degli Eugenii si svolta a sinistra e si arriva in fondo alla strada, dove, da uno slargo sterrato, si può ammirare la torre distante poche decine di metri; un ulteriore avvicinamento è reso difficile dalla vegetazione incolta. Purtroppo da questo punto è impossibile rendersi conto della magnifica posizione che la torre occupa, un'altura dominante l'ampia pianura percorsa dalla via Ardeatina; soltanto provenendo dall’Ardeatina, ci si può rendere conto dell'effettivo dislivello. La torre risale presumibilmente al XIII secolo e dovrebbe essere costruita sui resti di un'antica villa rustica, di cui sono stati rinvenuti pochi resti nel 1919. Massiccia (lo spessore del muro in basso è di circa m. 1.50) e quadrata (circa 7 metri per lato), Tor Carbone è alta soltanto 8 metri circa, a causa del crollo dei piani superiori. È costruita con blocchetti irregolari di selce e presenta inserti in laterizio e frammenti di tufo, marmo e peperino. Tutte le aperture risultano molto manomesse e in cattive condizioni. L'ingresso è sul lato nord-ovest ed è sovrastato da una finestra (ma potrebbe trattarsi anche di un porta poi ridotta a finestra) oggi quasi completamente tamponata con scaglie di selce e altro materiale erratico. Altre due finestre si aprono al primo piano sulle pareti nord-est e sud-est; a tutte le aperture sono stati tolti gli stipiti. Si scorgono inoltre su tutte le pareti alcune feritoie alte e strette e tre ordini di buchi per le impalcature lignee. All'interno, tre nicchie ad arco rotondo si aprono a circa un metro da terra; una robusta volta sostiene il primo piano, mentre è scomparsa la volta superiore benché se ne veda l'imposta nel lato sud-est. Sappiamo che nel secolo XV era proprietario della Tor Carbone presso l'Appia Nicolò Della Valle, figlio di Lelio Della Valle e Brigida Rustici; questo ha fatto ipotizzare (e tale supposizione si trova citata di frequente) che egli l’avesse ricevuta in eredità dalla madre e che quindi la costruzione della torre (la costruzione - si badi bene - e non solo la proprietà!) si debba ascrivere alla famiglia Rustici. Anche in questo caso però è evidente l'inconsistenza della teoria. In mancanza di fonti documentarie certe, è necessario utilizzare il rasoio di Ockham e prendere in considerazione l'ipotesi più semplice, ovvero che la torre sia da mettere in relazione con la nobile famiglia dei Carboni, che aveva vasti interessi nella Campagna Romana e che in città era acquartierata nel rione Monti; lungo l'attuale via IV Novembre, ancora sopravvive Torre Colonna, che fu costruita sul finire del sec. XII da Gildo Carboni. Nelle immediate vicinanze di Roma esistono altre due tenute denominate Tor Carbone e attestate già in età medioevale: una sull'antica via Labicana (l'attuale via Casilina) e una sulla via Portuense nei pressi del Castello della Magliana. Poiché entrambe le tenute furono per certo di proprietà dei Carboni, l'ipotesi di accreditare anche la tenuta sull'Appia a questa famiglia può essere ritenuta quanto meno pertinente. Oltretutto se un atto del 1403 - citato da Giovanni Maria De Rossi - si riferisse proprio alla torre presso l'Appia, avremmo un punto fermo a favore della sua attribuzione ai Carboni: infatti nel documento è trattato il passaggio di proprietà della torre a favore di Iohannes Bucci Iacquitelli che dovrebbe essere il figlio di quel Buzio di Ianquitello Carboni che nel 1351 è proprietario della Tor Carbone sulla Labicana (e infatti, in alcuni documenti del 1393, proprio Ianni di Buzio di Ianquitello è detto Giovanni Carbone). Successivamente, la tenuta passò per certo in mano al Capitolo Lateranense: nella carta del 1547 di Eufrosino della Volpaia, Tor Carbone è infatti indicata come Torre di S. Giovanni.

Bibliografia e Sitografia
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XIII sec.

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