Gualtieri (palazzo Bentivoglio)

CENNI STORICI
«Fu eretto tra il 1594 e il 1600 da Ippolito, che vi inglobò la “Casa Vecchia” del padre Cornelio. In origine l’edificio era costituito da quattro facciate in cotto lunghe 90 metri, uguali a quelle visibili oggi. Negli angoli della pianta quadrangolare si innalzavano quattro torri; si pensava che il palazzo potesse essere circondato da un fossato, ma la pavimentazione originaria della piazza, formata da mattoni posti di costa a spina di pesce e visibile in uno scavo nel giardino antistante il palazzo, smentisce questa ipotesi. Una stima del 1726 testimonia che il palazzo all’epoca era ancora integro; i mattoni dei tre lati oggi mancanti furono utilizzati per rinforzare e alzare gli argini del Po, durante la piena del 1751. La distruzione dei tre quarti del palazzo ha compromesso la stabilità del delizioso Teatro settecentesco di stile barocco (opera di G. B. Fattori, 1742-1790). È presente nell’ala superstite la struttura in ghisa che ha sostituito nell’Ottocento, dopo un incendio, quella originaria in legno. L’interno è a tre ordini di palchi e ha mantenuto una buona acustica. È ora inagibile. Al piano terra del palazzo si trova la Sala dei Falegnami, utilizzata in passato da artigiani del legno, ora adibita a spazio espositivo e sala conferenze. Al piano superiore troviamo Il Salone dei Giganti, la Sala dell’Eneide, la Sala di Icaro, la Sala di Giove e la Cappella Gentilizia. Il Salone dei Giganti. È la sala più rappresentativa del palazzo. Se ora vi si accede attraverso due ingressi nella parete a sud, originariamente si entrava, come si può notare dall’affresco, dalla porta principale sul lato orientale. Il ciclo di affreschi è suddiviso in tre fasce pittoriche. Subito sotto al soffitto corre una decorazione a dentello, delimitata da un cornicione, che inquadra una serie di figure allegoriche a monocromo racchiuse entro cornici ad angoli rilevati che alludono alle virtù, alla magnificenza, alle arti e alla cultura del marchese. La seconda fascia pittorica inquadra alcuni episodi tratti dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, posti all’interno di cornici, dipinte a monocromi nei colori verde, viola, ocra-giallo e amaranto, intervallate da figure di ignudi con funzione di telamoni che sporgono in posizioni differenti da un finto cornicione. Nella restante fascia pittorica sono illustrati altri episodi del poema, più ampi dei precedenti negli scomparti e che recano nella cornice sovrastante una targa che doveva contenere gli argomenti affrescati. Su queste ultime scene, nelle tre pareti nord, est e sud del salone, sembrano sovrapporsi con effetto tromp-l’oeil, grandi quadri con cornici dorate, che dovevano rappresentare i fasti della famiglia Bentivoglio. I principali artisti che curarono queste decorazioni furono Sisto Rosa (il Badalocchio) della scuola dei Carracci e Pier Francesco Battistelli della scuola del Guercino. Sala dell’Eneide. È l’attuale sala d’ingresso, al primo piano. Il fregio, raccordato al perduto soffitto da una finta cornice a modiglioni e scandito da mensole con figure di putti, è composto da sedici riquadri, quattro scene per parete, di cui le due laterali a monocromo viola e le laterali a monocromo ocra-giallo. Delle sedici scene originarie del fregio due sono andate perdute a causa dell’apertura delle finestre e quattro presentano solo deboli tracce di pittura o frammenti del disegno inciso. Da una ricognizione del fregio si evince che il soggetto è tratto dal libro VII al XII dell’Eneide. La presenza di un ciclo dedicato al pio Enea appare perfettamente consona a questa sala che fa da anticamera alla cappella privata e precede le storie romane delle altre due sale, ma al contempo può essere posta in relazione al perduto ma documentato ciclo dedicato all’Orlando e naturalmente alla Gerusalemme dipinta nel salone. ...».
Bibliografia e Sitografia
http://www.comune.gualtieri.re.it/index.php?option=com_content&view=article&id=111&catid=42&Itemid=215
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XVI sec.

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