Tiago (fraz. di Mel, castello di Zumelle)

CENNI STORICI

«Il castello di Zumelle si erge sulla vetta di un colle a strapiombo sopra il torrente Terche, che gli gira attorno a oriente e a tramontana con i due corsi del Maòr e del Rui dai quali è formato. Vi si accede attraverso una modesta strada che si arrampica sul ripido pendio; verso mezzogiorno, le mura poggiano sopra una roccia di colore rossastro. Gira attorno alle mura un fossato di notevoli dimensioni, in gran parte scavato sulla roccia. Due altri fossati, ora quasi completamente inerbati e ricoperti, giravano attorno alla fortificazione. Del castello rimane soltanto una parte: le numerose distruzioni subite nel corso dei secoli e le successive ricostruzioni, le riparazioni e i rifacimenti hanno modificato la forma primitiva dell'antico maniero. Ma quando fu fondato e a quali periodi risalgono le riparazioni e le ricostruzioni successive? Racconta la leggenda (riferita da numerosi scrittori e studiosi, fra i quali il Bonifacio nella Historia di Treviso, il Cambruzzi nella Storia di Feltre, il Vergerio in La contea di Cesana e il Piloni nella Historia della città di Belluno) che il "castello" fu costruito verso il 540 d. C. dal goto Genserico, sulle macerie di altro maniero prima esistente ... Questo il racconto leggendario; ma è compito nostro cercar di cogliere, al di là della leggenda, quei segni e quelle testimonianze che siano indicazioni concrete di realtà storiche e di trasformazioni realmente accadute.

Le testimonianze e le indicazioni storico-archeologiche. All'antico mastio si giunge attraverso una stradetta (ora asfaltata) alquanto tortuosa che da Tiago scende al fondo valle del Rui e poi s'inerpica, tagliata per buona parte nella roccia, lungo una ripida collina, passando davanti alla chiesa di S. Donato. Si accede all'interno del «castello» attraverso un ponte posato su due archi, che immette in un porticato con annesso scantinato, da dove, per una modesta scala di legno, si sale al piano superiore. Qui si trovano alcune stanze adibite ad abitazione. Peccato che nel corso dei lavori di ristrutturazione, iniziati nell'anno 1961 sotto la direzione della Soprintendenza ai Monumenti del Veneto,12 sia stato eliminato, nella cucina; il caratteristico fogèr «focolare», costruito a forma di mezza rotonda, che donava a tutto l'ambiente il sapore, il calore e l'odore delle cose antiche! Chi si affaccia alle finestre delle stanze e guarda verso il basso prova una sensazione di paura e di vertigini alla vista dell'orrido strapiombo. Nella parte Est, prima dei lavori di restauro, esisteva un grande magazzino, al posto del quale fu sistemato un salone (ora luogo di ristoro) messo in comunicazione con la parte superiore, adibita a solaio, per mezzo di una grande scala di legno e verso il seminterrato, per mezzo di un'altra scala in pietra. Oltre il grande magazzino, sempre nella parte orientale, si trovava e si trova la chiesetta, dedicata a san Lorenzo; nel 1965, durante i lavori di ristrutturazione, nella parte sottostante, fu scoperta l'abside di una più antica chiesetta. Verso nord si erge un muro, in gran parte distrutto; si è provveduto a consolidarne la parte rimasta. I lavori di ricostruzione furono veramente imponenti sul lato ovest, dove la maggior parte del muro, che raggiunge un'altezza di vari metri, era strapiombante di circa cm. 80 e presentava pericolose fenditure e grossi buchi; con un lavoro paziente e ingegnoso si riportò in verticale la parte inclinata del muro, dopo averlo consolidato con iniezioni di cemento e dopo averlo imbrigliato con solide intelaiature e legamenti in calcestruzzo, che consentirono il movimento di traslazione della parte inclinata. Al centro si erge la torre, alta circa m. 36, a pianta quadrata, con lati di circa m. 8.30, la quale all'interno è suddivisa "in cinque ripiani, collegati da una scala in legno. Vi si accede ora dalla parte orientale attraverso una piccola porta rettangolare, ottenuta abbattendo una porzione della parete. L'antica porta d'ingresso, ad arco, si apriva (come tuttora si può verificare) a notevole altezza rispetto al piano attuale del cortile. Nell'alto vi è la campana fusa nell'anno 1473 da Zampetrus patavus la quale, oltre allo stemma dei feudatari Zorzi, reca le immagini di Cristo crocifisso, della Madonna, di s. Marco protettore di Venezia e di s. Giorgio, protettore della famiglia feudale. Opportuni lavori di riassetto e di consolidamento furono eseguiti anche nella torre; gli scavi indicarono l'esistenza di una più antica e più piccola torre, della quale fu rinvenuto il moncone. A fianco della torre, verso est, esiste un pozzo, sistemato al centro di un grande bacino fatto a forma di catino, con il fondo rivestito di argilla impermeabilizzante e pieno di sabbia ad azione filtrante.

I lavori eseguiti riportarono alla luce numerosi teschi e scheletri e anche alcuni reperti interessanti. Oltre all'abside di un antica chiesetta un po' più piccola di quella attuale, riapparvero delle panche laterali e un grande sarcofago, ricoperto da una lastra, probabilmente dell'epoca carolingia. Il coperchio in calcare, a doppio spiovente senza acroteri, fu trovato un po' discosto, in posizione capovolta; esso conteneva due teschi e ossa umane. Inoltre, sotto l'abside furono dissotterrati un frammento di colonnina, del diametro di cm. 10, di marmo greco e un capitello di tipo corinzio, classicheggiante, in calcare locale; sotto la torre furono rinvenute molte palle di pietra di varia misura, usate come proiettili per la difesa. Gli strati di carbone, i calcinacci, la cenere e i materiali di riporto rinvenuti qua e là, a profondità diverse, nel corso degli scavi, sono prova degli incendi e delle molteplici distruzioni avvenute in epoche successive. Sono certamente del periodo romano (I sec. d. C.) l'impianto del «castello»; il moncone dell'antica torre, più piccola di quella attuale e gli angoli della stessa; vi sono inseriti numerosi conci rettangolari, bugnati e circondati da uno stretto listello spianato, costruiti in pietra del Cansiglio, spesso usata dai Romani. La chiesetta, ritrovata sotto quella attuale, risale probabilmente al breve periodo del dominio bizantino (553 -568 d. C.). Al periodo longobardo (568 -774 d. C. -o a quello Carolingio?) risalgono la colonnina e il capitello rinvenuti; longobarda è la vicina chiesa di S. Donato. La chiesa superiore di Zumelle fu costruita dopo il Mille e fu dedicata a s. Lorenzo, ma è probabile che lo stesso titolo abbia avuto la chiesetta più antica. Le altre parti della torre e del «castello», in pietra rossa e a strati sottili, sono di epoca più recente. Tutte queste evidenti testimonianze confermano dunque l'antichità della costruzione, romana nel suo impianto centrale, ingrandita e modificata in molte parti al tempo dei Longobardi e successivamente. Troviamo nelle cronache che il «castello» di Zumelle, assieme a quelli di Valmarino, Serravalle, Fregona e altri, fu concesso in feudo al vescovo di Ceneda il 6 giugno 743 d. C. (oppure 739?) da un «placito» di Liutprando, re dei Longobardi (712-744 d.C.). La notizia potrebbe corrispondere alla realtà in quanto è storicamente confermato che Liutprando seguì una politica di accordi e di alleanze con il potere religioso. La concessione del privilegio al vescovo di Ceneda sarebbe stata riconfermata nel 778 d. C. da Carlo, re dei Franchi (il futuro imperatore Carlo Magno) e due secoli dopo dall'imperatore Ottone III di Sassonia, nel settembre del 994 d. C. Effettivamente, furono proprio gli Ottoni che, per rintuzzare il potere dei feudatari laici, accrebbero il potere dei vescovi, affidando loro il governo dei territori e istituendo i vescovi-conti».

Bibliografia e Sitografia

http://www.dadyweb.it/zumelle/storia.asp

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