CENNI STORICI
«La più antica attestazione del castello risale al 984 da un documento del Codex Diplomaticus Cavensis, anche se il castello diventa importante soprattutto durante la dominazione Normanno-Sveva e poi angioina. Forse durante la prima fase doveva esistere una struttura molto semplice (una torre con un piccolo recinto). Sotto Federico II di Svevia fu realizzato sul banco di roccia calcarea l'arce con la sua grande torre-mastio pentagonale ancora oggi conservata, circondata da un recinto quadrato con ai lati quattro torri ottagonali (secondo uno schema attestato in altre fortificazioni federiciane) delle quali purtroppo oggi ne resta solo la base di una. Il vero ampliamento si ha però durante la dominazione angioina. Carlo I d'Angiò, venendo spesso a Nocera per villeggiare e per "respirare l'aria salubre delle campagne nocerine" fece ampliare la vecchia fortezza e s'iniziarono i lavori per alcuni ambienti di carattere residenziale che trasformarono lentamente il castello in un vero e proprio palazzo. Ma è dal 1303 che si hanno i veri lavori di restauro, che videro la costruzione di un nuovo imponente impianto difensivo caratterizzato da una triplice cinta di mura che dalla sommità della collina scendeva fino al fiume Saltera guardato da un accesso con ponte levatoio. Dal XV sec. in poi, soprattutto a causa dell'introduzione della polvere da sparo, il castello andò lentamente in disuso, passando di famiglia in famiglia per finire poi nel XVI sec. insieme all'intera città di Nocera al conte Tiberio Carafa, il quale trasformò parte della collina in un grande parco per la caccia ai cervi e dove durante il periodo estivo si ritirava per godere "l'aure soavi, che spirano ivi li venti quando li rimanente della campagna brucia per lo soverchio caldo della stagione". Estinta la famiglia Carafa il castello passò in mano a vari signori locali per finire poi agli inizi del XIX secolo ai De Guidobaldi, i quali incominciarono a spianare parte della collina per costruire una cappella dedicata alla Madonna, e da questi ai Fienga, che demolirono tutto il lato sud per realizzare un nuovo grande palazzo. Successivamente il parco fu abbandonato e alla fine degli anni '60 fu acquisito dal Comune di Nocera Inferiore. Durante questo grande arco temporale il Castello godette della presenza di illustri personaggi storici: vi fu prigioniera Maria Elena degli Angeli, moglie di Manfredi, qui risedette Carlo Martello e forse lo visitò anche Dante durante un suo breve soggiorno nel napoletano. Carlo I e Carlo II spesso risiedevano qui durante i mesi estivi mentre Papa Urbano VI nel 1385 fu assediato a Nocera dalle truppe di Carlo III di Durazzo.
Dell'impianto architettonico la più antica testimonianza, sebbene il lato sud risalga all'800, è la torre pentagonale, eretta intorno al 1250-60 da Guidone Filangieri secondo uno schema ripreso da alcuni testi vitruviani. Dietro la torre sono inoltre conservati i resti di una cappella, forse quella palatina di S. Leone, e al suo interno sono ancora presenti affreschi, purtroppo non ancora oggetto di studio. Alle spalle della torre, ad un'altezza leggermente inferiore si trova invece la cosiddetta "sala dei giganti", un enorme salone costruito con pietra calcarea e facente parte del grande palazzo realizzato durante la dominazione angioina. La grande sala doveva essere coperta da un tetto a doppio spiovente, sorretto anche dalle restanti paraste ancora conservate. Lungo le grandi pareti della sala, sono ancora conservate una bifora, di cui purtroppo manca la colonnina centrale e in alto sulla parete est tre grandi finestre di cui una trilobata, composta da una bifora con monofora superiore, completamente realizzata in tufo e miracolosamente conservatasi perché murata durante il XVII secolo. Di altre due finestre resta solo la cornice esterna in tufo. Alle spalle di questa sala si diramano altri numerosi ambienti, fino a raggiungere il vecchio portale di accesso seguito da un atrio quadrangolare. Sempre al periodo angioino è la Cavallerizza Reale, situata ad un livello inferiore e costituita da un grande ambiente diviso in campate da ampie volte a botte. È inoltre possibile vedere alcuni resti dei cammini di ronda tra la prima e la seconda cinta muraria, con una grande cisterna circolare guardata da una torre triangolare scarpata, e le semitorri che interrompevano la cortina mediana, mentre è completamente scomparsa la cinta ai piedi della collina».
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
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